Da Roma un esempio all’area sarda della autodeterminazione

3 Luglio 2017
2 Commenti


Andrea Pubusa

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Se fosse vero, c’è qualcosa di nuovo nella sinistra o, forse meglio, nel centrosinistra. Sabato a Roma Pisapia e Bersani hanno convocato a Roma i propri rispettivi seguaci e hanno deciso una fusione a caldo. Così almeno hanno detto. Se a queste parole seguiranno i fatti si tratta di un fatto politico straordinario, perché dopo tanto parlare di unità, di “fare rete” e simili, finalmente qualcuno inizia a muoversi in direzione della ricomposizione. Vengono poi individuati anche i temi programmatici generali, quelli classici di un centrosinistra che vuole guardare meno al centro e più alla sinistra, verso i problemi sociali, verso i lavoratori e i ceti disagiati. Non sono esattamente i miei temi, ma apprezzo la volontà di invertire la spinta alla frammentazione.
Certo, la storia recente e passata ci ha reso guardinghi. Niente entusiasmi, meglio molta prudenza. C’è la partita delicata degli organismi dirigenti, il posizionamento in vista delle immancabili future elezioni, ci sono punti programmatici delicati e chiarimenti da fornire: Pisapia, ad esempio, ha votato sì il 4 dicembre e i bersaniani hanno votato tutto quanto da Monti a Renzi è stato proposto in parlamento contro il lavoro e i lavoratori. E tuttavia, detto tutto questo, non si può non segnalare l’idea, almeno questa c’è, di fondersi anziché rimanere separati.
Dalla manifestazione di Roma, c’è un isegnamento da trarre in Sardegna? Credo proprio di sì. L’altro giorno Vito Biolchini ha lanciato un appello all’unità delle forze della galassia dell”autodeterminazione sarda. E’ un appello senza rete, senza accordi preventivi, almeno così pare. Lo spirito è positivo, come lo è ogni spinta alla riunificazione e alla semplificazione. Bisogna riempirlo di contenuti. Anche a non voler essere schizzinosi, c’è un chiarimento preliminare da dare espresso e netto: quale è il riferimento che vuol farsi alla Carta costituzionale. Per molti è dirimente. Si può essere aperti e dialoganti su tutto, tuttavia se si mette in discussione la Carta non in parti applicative, ma sui principi per molti di noi il dialogo si interrompe e di dare una mano neanche se ne parla.
L’altro aspetto è la credibilità del processo. Ecco qui l’annuncio di Pisapia e Bersani a Roma è utile. Bisogna iniziare con due o più scioglimenti e contestuali unificazioni in un soggetto più grande. In mancanza, di ammucchiate elettorali ne abbiamo le tasche piene, anche perché di solito perdenti. Così come siamo scettici sul lancio “storico” unilaterale addirittura di Costituzioni della futura Repubblica sarda all’ombra della giunta Pigliaru. Non possiamo neanche dare un voto, ancocrhé in preda alla disperazione, sostegno e impegno zero. Però, bando al pessimismo! Vediamo cosa vien fuori. Vito dovrebbe tenerci informati.

2 commenti

  • 1 Oggi lunedì 3 luglio 2017 Estate con noi! | Aladin Pensiero
    3 Luglio 2017 - 09:10

    […] Da Roma un esempio all’area sarda della autodeterminazione 3 Luglio 2017 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Se fosse vero, c’è qualcosa di nuovo nella sinistra o, forse meglio, nel centrosinistra. Sabato […]

  • 2 Michele Podda
    3 Luglio 2017 - 10:17

    Pie illusioni purtroppo, caro Direttore. Se anche lo spirito fosse positivo, esso non è facilmente penetrabile e potrebbe nascondere le solite trappole. Il problema, come tu stesso ti affretti a chiarire, sono i contenuti. Ma siccome anche quelli sono infiltrabili, come tante volte è avvenuto (manine che apportano piccole modifiche la notte prima dell’approvazione), puoi ben capire che la certezza ci sarà solo col totale controllo dal basso. E se per ottenere ciò fosse necessario ritoccare la Carta, che lo si faccia, anche se siamo scramentati da Renzi. Oltretutto anche un migliore adeguamento alle necessità della nostra Isola, o ai principi del nostro futuro Statuto, se sarà predisposto e approvato dal Popolo Sardo, dovrà prevedere qualche modifica alla Carta. La disponibilità al dialogo dunque sempre e comunque, poi si vedrà. Resta da chiarire CON CHI, IL DIALOGO! Con tutti i vari capetti di tutti i vari gruppetti del firmamento indipendentista, sovranista, autonomista, possibilista, sostenibilista e persino di sinistra? Dalla padella alle brace. CON E FRA RAPPRESENTANTI DEI TERRITORI, direi, e intellettuali LIBERI in essi e da essi riconosciuti come validi e credibili. Solo così, forse …
    Caro Direttore, perché aspettare che Vito, con tutto il rispetto naturalmente, ti informi? Che senta tutte o tante di quelle persone che tu ben conosci, come Paolo e Franciscu, Mureddu e Muledda, Sale, Cumpostu, Solinas, Zuncheddu e altri ancora, pensi tu che potrebbe sortire gli effetti desiderati, o che potrebbe cambiare le cose? Forse a brevissimo termine, ma a lungo? Non sarebbe meglio che tu, che hai voglia di fare in modo convinto, cominci a interpellare persone non direttamente coinvolte nella gestione dei propri partitini, gruppetti, associazioni in genere, un pochino interessati pro domo loro? Tu ne conosci certo più e meglio di me, ma nel caso anch’io, come altri fra coloro che ti leggono e ti scrivono, si potrebbe fornirti dei nomi possibili, in rappresentanza di ogni parte della Sardegna, con o senza appartenenze politiche grandi o piccole, per parlare solo di problemi da risolvere e di sdoluzioni possibili, NON DI ALLEANZE CON GLI UNI O CON GLI ALTRI. Credi proprio che non sarebbe possibile? Sicuramente, andando in porto, l’esperimento potrebbe portare soluzioni più durature, e comunque varrebbe la pena provarci; o no?

    RISPOSTA

    Caro Michele,

    ti ringrazio per il tuo commento, acuto come sempre e pieno di saggezza. E ti ringrazio anche per la fiducia che tu riponi in me. Ma, a parte l’età, non vedo il bandolo della matassa. Non saprei da dove iniziare. L’avvicinarsi delle elezioni regionali crea poi una fibrillazione che rende ingovernabili uomini e gruppi. Ecco perché saluto positivamente l’appello di Vito, perché lui ha l’età giusta, l’intelligenza e anche il disinteresse per fare qualcosa di positivo. Vito è una persona che m’ispira fiducia. Se c’è un nucleo promotore credibile io una mano la dp’ e, ormai sono così privo di speranze, che non guardo neanche alla condivisione della linea. Pretendo una parola chiara sul quadro istituzionale generale perché quello è un campo in cui non si scherza.
    Domani uscirà sul blog un intervento di Gianni Marilotti sull’appello di Vito. Speriamo che dalal confronto emerga qualcosa di buono. che non sia il solito dibattito pieno di buone intenzioni-
    Ti ringrazio ancora e ti saluto cordialmente.
    Andrea Pubusa

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