Scendiamo in piazza contro il razzismo, ma senza fare di tutta l’erba un fascio. La questione M5S

31 Agosto 2018
3 Commenti


Andrea Pubusa

 

 

L’altro giorno Il Manifesto ha lanciato un appello per una grande manistazione unitaria nazionale a Roma contro Salvini, il razzismo e gli umori anidemocratici che la Lega alimenta, senza ricevere un serio contrasto del M5S. Luciana Castellina, con la sua autorevolezza, ha fatto proprio l’appello, ponendo al centro l’idea di rendere visibile quell’area democratica diffusa e però invisibile perché ormai priva di una rappresentanza generale perfino in Parlamento. Il proposito è ambizioso, ma realistico, non si ha la pretesa di creare un soggetto politico neanche provvisorio, ma ognuno partecipa con le sue associazioni, comitati, collettivi oppure anche a titolo personale con le proprie idealità democratiche.
Se non ho male inteso alla base di questa iniziativa c’è un’esigenza simile a quella manifestata da Tonino Dessì in questo blog, quando diceva che noi, per ritorsione o dispetto verso una sinistra che si è suicidata, non possiamo essere acquiescenti ad un’ondata neofascista rappresentata dalla Lega e alla quale il M5S si sta mostrando succube. Parole sagge e sante! Anzi direi che proprio il suicidio della sinistra “della sedia e degli affari” ci carica ancor più di responsabilità. Come del resto abbiamo fatto nel referendum costituzionale, in cui siamo stati capaci di alimentare una vasta mobilitazione, vincendo la partita e archiviando il renzismo. C’era, dunque una mobilitazione in difesa della Carta, che – per l’impostazione data da Renzi – era anche mirata a determinare una svolta rispetto al quadro politico dell’ultimo decennio. Ora, è evidente che la mobilitazione auspicata e necessaria contro Salvini e la Lega si pone in continuità con quella battaglia democratica, col proposito di battere le pulsioni razziste della Lega. E già questo obiettivo giustifica l’impegno. Ma rimane il rebus M5S. E qui, se non vogliamo sbagliare o perdere pezzi, occorre un’analisi chiara: o riteniamo – assecondando la vulgata del PD – ch’esso sia un movimento di destra con venature fasciste, e allora dobbiamo combatterlo senza quartiere al pari di Salvini, oppure pensiamo che sia un soggetto sostanzialmente democratico e allora dobbiamo puntare a staccarlo dalla Lega e a renderlo compartecipe ad una alleanza democratica.
Personalmente, ho sempre pensato che i pentastellati siano una forza di cambiamento. Lo dicono i loro obiettivi: anticasta, tendemzialomente ugualitari, rigorosi sulla questione morale, a favore dei lavoratori e della piccola e media impresa, contro i poteri finanziari forti. La teoria del socialfascismo ha sempre fatto guasti e ne ha fatto anche adesso perché sta alla base del veto del PD ad un’alleanza di governo coi grillini. Rimanere succubi a quella impostazione significa non avere vie d’uscita o avere solo quella che predica Uras in Sardegna: fare una santa alleanza anche con FI per battere i fascisti-populisti Se ci pensate, è la logica che ha portato alla legge elettorale truffa regionale e a tanti altri sconci, col solo risultato, fra l’altro, di favorire proprio i pentstellati. Detto incidentalmente, quale formidabile assist è per Puddu la proposta di Uras di alleanza con FI! Chi, nella sinistra democratica, sarà disponibile a votare uno schieramento in cui aleggia ed è esplicitata come mai prima la volontà di convergenza e blocco coi berlusconiani?
E allora, massima mobilitazione contro la Lega e Salvini, contro il razzismo e gli umori fascisteggianti che alimenta, ma facendo emergere la propensione verso una nuova coalizione che annoveri fra i soggetti fondamentali anche i pentastellati. E’ una battaglia difficile e di esito incerto, anche perchè richiede segnali dei grillini, che ora non ci sono. Ma bisogna darla per delineare uno sviluppo democratico al Paese. Si può fare anche partendo dalle regioni: in Sardegna, per esempio, questa è l’unica idea che può battere il centrodestra, ora supportato anche da Uras, che chiede a tutti i rottami del centrosinistra di cercare salvezza in questo amplesso innaturale.

P.S. Leggo ora su il Fatto  una lettera aperta di Padellaro a Veltroni, contesta la chiusura verso i piu’ vicini o meno lontani, invitando ad un nuovo approccio al M5S. E’ quanto penso anch’io.

3 commenti

  • 1 Aladin
    31 Agosto 2018 - 19:10

    Anche su Aladinpensiero.it (Aladinews): http://www.aladinpensiero.it/?p=86521

  • 2 Aladin
    31 Agosto 2018 - 19:25

    Per connessione, su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=86634
    SINISTRA. DIBATTITO nella SINISTRA senza appartenenze

    ape-innovativaC’è da essere contenti che finalmente si sia aperto e si stia sviluppando un grande dibattito nella sinistra (e oltre) che s’interroga non solo su se stessa (quali contenuti e quali confini definiscono oggi la sinistra), ma sul “che fare?” rispetto alle varie questioni politiche che agitano e tormentano il nostro tempo. Le dimensioni delle variegate problematiche sono enormi, interessando tutto il mondo, ma ovviamente l’attenzione ricade sulla situazione italiana, particolarmente su quanto fa (o non fa) il governo di centro-destra (molti a sinistra preferiscono definirlo solo di destra, anzi di estrema destra, perlomeno quanto a egemonizzazione della Lega) e su quanto accade in Sardegna, anche (e non solo) in relazione alla scadenza elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale (febbraio/marzo 2019), che, come noto, precede quella del Parlamento Europeo (primavera 2019). Noi, come Aladinews, siamo interessati a questo dibattito – con uno sguardo specifico a quanto accade in Sardegna – e in esso coinvolti e impegnati, partecipando direttamente e in collaborazione con le attività di altre realtà associative, CoStat in primis, innanzitutto mettendo a disposizione i nostri spazi. In tema segnaliamo, tra le tante iniziative, la pagina fb “Discutere a sinistra. A Cagliari”). In questo contesto, ci sembra importante segnalare il dibattito in quella che chiamiamo “Sinistra senza appartenenze” dando conto dei diversi interventi di suoi esponenti. In questa circostanza segnaliamo quelli di due esponenti di rilievo, precisamente di Andrea Pubusa (in prevalenza sul blog Democraziaoggi) e di Tonino Dessì. Proprio quest’ultimo in un intervento odierno sulla sua pagina fb polemizza con garbo, ma con chiarezza e decisione, con le posizioni di Andrea Pubusa. Non riassumiamo nulla di questo contributo, preferendo riportarlo integralmente. Vogliamo sottolineare come il dibattito si presenti duro, ma non lacerante, tale cioè che appare decisamente produttivo per possibili concrete convergenze, che saranno auspicabili solo se lo stesso dibattito continui ad essere chiaro e senza reticenze, rispettoso delle idee in campo, unito dal comune intento di costruire ipotesi e programmi utili in generale e per la nostra terra in particolare. Non partiamo da zero, anzi, ma la strada è lunga. Tuttavia il tempo fugge (nel lungo periodo – diceva l’economista - saremo sicuramente tutti morti) e dobbiamo fare qualcosa che, sebbene proiettata nel tempo, sia concretamente utilmente percorribile nel periodo della nostra esistenza.

  • 3 Giacomo Meloni
    2 Settembre 2018 - 15:44

    Sono fortemente convinto che dibattere ci faccia bene,ancor meglio se ci guardiamo in faccia,se però manteniamo la libetà di pensiero ed evitiamo di esprimere giudizi di parte su ciò che ci diciamo senza paura di essere “eticchettati “,neppure tra di noi.
    C’è l’esigenza,a mio parere, di ritornare all’esame dell’esito del voto del 4 marzo per capire chi e perchè i voti della così detta “larga sinistra”sono andati alla Lega di Salvini al Nord e ai 5 Stelle di Di
    Maio al Sud.Senza l’analisi puntuale di questo fenomeno non si capisce il veto di Renzi che ha impedito la formazione di un Governo con l’apoggio,seppure esterno del PD.
    Diciamolo chiaro:i voti di “sinistra” che hanno rafforzato la vittoria al Nord di Salvini sono proprio voti “fuggiti” dal PD perchè all’interno di quel partito è innegabile che vi fosse chi ,votando Lega,sperava di ammorbidire o quantomeno contenere le posizioni di destra di Salvini.
    Invece al SUD è evidente che i voti di “sinistra “sono andati in massa ai 5 Stelle per i motivi che Andrea Pubusa ha ben sintetizzato nel suo intervento:
    “Personalmente,scrive Pubusa, ho sempre pensato che i pentastellati siano una forza di cambiamento. Lo dicono i loro obiettivi: anticasta, tendemzialomente ugualitari, rigorosi sulla questione morale, a favore dei lavoratori e della piccola e media impresa, contro i poteri finanziari forti.”
    Alla fine sembrerebbe aver ragione Scalfari nel dire che oggi la “nuova “sinistra si è spalmata in un’area che va sotto il comune denominatore del CAMBIAMENTO ,formata da una parte della Lega e da una gran parte dei 5 Stelle.
    Non credo proprio che il PD di Martina/Renzi, che guarda ancora con tutta evidenza a Berlusconi ed alla sua area,possa essere l’elemento coaugulante di una”nuova sinistra” nè che Veltroni possa risuscitare con i suoi appelli una sinistra che non esiste più.
    Rafforzare ,invece,quest’area nuova nata dopo il voto del 4 marzo,seppure piena di incertezze e contraddizioni,credo sia un percorso da fare con grande coraggio, se si vogliono salvare quei valori che sono alla base del nostro sentire comune e che trovano ispirazione nei valori della Costituzione ,che abbiamo contribuito a salvare proprio da chi come Renzi e compagni la volevano distruggere.
    Attenti a chi oggi,come Martina e compagni, ha fretta di dimenticare la sconfitta del Referendum costituzionale,per assumere i valori propri della resistenza antifascista ,indicando nel nuovo Governo il nemico da abattere in quanto.a loro dire,sarebbe “fascista”
    Io sono convinto,invece, che il Governo Renzi,combattendo apertamente la Costituzione nata dalla Resistenza antifascista,ha contribuito a rafforzare nel Paese la destra fascista e che nè lui nè Martina oggi hanno titolo a vestire i
    panni dell’antifascismo .Per questo motivo il 29 settembre non andrò a Roma,ma continuerò a lavorare tra la gente per assicurare all’Italia e alla Sardegna pace,lavoro e benessere. .

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