Spara al ladro e lo uccide: aveva subito 38 furti e dormiva in azienda. La legittima difesa va bene com’è

29 Novembre 2018
1 Commento


Andrea Pubusa

Spara al ladro e lo uccide: aveva subito 38 furti e dormiva in azienda

Fredy Pacini spara al ladro e lo uccide, l’avvocato: “E’ stata legittima difesa, erano armati”

 ”Sono davvero al limite. Ho subìto 38 tra furti e tentativi di furto negli ultimi tempi. Sono davvero esasperato perché vivo un incubo da quattro anni. Nel 2014 ho subìto sette furti e ho deciso di traslocare. Ho una casa in paese, a Monte San Savino, dove vive il resto della mia famiglia. Ma io vivo praticamente dentro al negozio, per il terrore dei ladri. La mia vita è stata stravolta: non esistono ferie, non ci sono vacanze. Ed è dura tanto per me, quanto per i miei familiari“. Questo il racconto di Fredy Pacini, 57 anni, che la notte scorsa, pistola alla mano, quando ha intravisto due sagome aggirarsi all’interno del locale, ha sparato. Cinque volte, con un’arma regolarmente detenuta. Uno dei ladri, Vitalie Tonjoc, 29enne moldavo, è stato raggiunto alle gambe da due proiettili: uno all’altezza del ginocchio e l’altro più in alto, sulla coscia. Non si sa se sia morto per la recisione dell’arteria femorale o perché ha battuto la testa al suolo.
Questa la notizia. Si scatenano i commenti giuridici e politici. Molti, nella vicenda, trovano motivi di conferma della necessità di un inasprimento della disciplina sulla legittima difesa. Il fatto sembra però provare il contrario.
Com’è noto la legittima difesa esiste quanto il mondo e si fonda sull’idea elementare che la difesa, se è proporzionata all’offesa, scrimina, ossia esclude il reato. Può esserci anche eccesso nella legittima difesa quando questa è eccessiva rispetto all’offesa. Ora, nel caso di Pacini, se risulta confermato che ha sparato alle gambe, non pare si possa parlare di eccesso perché l’azione (sparare alle gambe) è volta evidentemente ad impedire al ladro di proseguire nella sua attivita’ criminosa, senza la volontà di ucciderlo.
Si obietta, ma intanto deve affrontare una procedura. D’accordo che è essa stessa una pena, tuttavia la pretesa di taluni di eliminare perfino le indagini non solo è scorretta giuridicamante, ma è irrazionale e impraticabile. Di fronte alla uccisione di un uomo o anche al ferimento, le indagini sono sempre necessarie. E il giudice - si badi - è la garanzia per tutti per chi si è difeso e per chi è stato colpito. Senza la giurisdizione torniamo al Far West. E questo non serve a nessuno, è imbarbarimento e basta. Costiturebbe poi violazione di elementari principi costituzionali, per cui solo parlarne è un’idiozia.
Quanto al turbamento della persona che vede estranei con armi o arnesi da scasso inrtodursi nella propria abitazione o proprietà, mi pare in re ipsa, come dicono i giuristi, ossia è ovvia. Solo il “texano dagli occhi di ghiaccio” rimane impassibile, di giorno e di notte, anche di fronte a una banda di aggressori. I comuni mortali no, hanno un turbamento e certo non possono rimanere fermi ad accertare minuziosamente “la fattispecie” prima di decidere come difendersi. Questo esame lo farà la magistratura, ma, nel valutare il caso nella sua dinamica, dovrà tenere in massimo conto proprio dello stato d’animo dell’aggredito. Dai precedenti, che vedono un numero limitatissimo di condanne, risulta che questa valutazione viene effettuata scrupolosamente dalla magistratura.
Rimane un punto: le spese di giudizio. Mi sembra ragionevole introdurre una norma che ponga le spese a carico dello Stato in caso di proscioglimento. Infatti, proprio questa vicenda, col povero Pacini condannato a presidiare notte e giorno il suo capannone, mostra il deficit di presenza statale. Il gommista doveva poter vivere normalmente, in tranquillità. Questo è compito precipuo delle forze dell’ordine. Quindi l’erario, accollandosi le spese di giudizio, non fa nient’altro che risarcire molto pazialmente il malcapitato delle angosce e dei disagi conseguenti alla assenza dello Stato. A ben pensarci è poca cosa rispetto a quanto lo Stato risparmia lasciando irresponsabilmente soli i cittadini.
Detto questo, le forze democratiche devono responsabilmente fare una battaglia per la sicurezza, se necessario anche riformando la legislazione nello spirito della Costituzione. In mancanza, la giusta preoccupazione popolare alla ricerca di tranquillità sarà attratta dai Salvini di turno, con gravi scassi dei principi della civiltà giuridica.

1 commento

Lascia un commento