Autonomie regionali: legge quadro e intese per scongiurare sperequazioni

24 Ottobre 2019
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Red


Nei mesi scorsi è scoppiata la polemica sull’autonomia differenziata. Le regioni più ricche sempre più ricche? Il Nord sempre più Nord e il Sud sempre più Sud? Questa era la preoccupazione. Molti giuristi demopcratici e il Comitato per la democrazia costituzionale hanno aperto un fuoco di sbarramento contro le intese con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, fra l’altro secretate e senza la discussione e l’approvazione del parlamento. Il Costat di Cagliari ha sempre detto che un NO, pur sacrosanto, non è sufficiente. Occorre una proposta in positivo, che favorisca l’iniziativa di tutte le regioni. Solo in questo modo si può evitare la crescita del divario fra regioni e aree del Paese. Ecco, dunque, una notizia interessante! Sulle autonomie legge quadro entro fine anno e nel 2020 il suo varo. Lo annuncia il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia: “ho intenzione di chiudere la legge quadro entro fine anno”.
Cosa vuol fare Boccia? Anziché tre sole intese, quelle delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, favorire l’iniziativa delle altre Regioni in modo che si possano  “sottoporre da gennaio all’attenzione del Parlamento tutte le intese che potranno essere pronte“.
Questo il percorso del 2020. Un cantiere aperto per fare in modo che la rivisitazione dell’autonomia regionale avvenga in modo equilibrato ed organico senza creare nuove fratture fra Nord e Sud, fra regione e regione.
L’aspetto importante della proposta di Boccia è la centralità del Parlamento, chiamato a dibattere e ad approvare il nuovo assetto, dopo una seria intelocuzione con le regioni e le parti sociali. In tre parole: confronto con regioni e società, sintesi del governo e approvazione del parlamento. Vengono così superate molte delle critiche dei mesi scorsi al modo di procedere, anche se il merito delle intese è tutto da valutare.
Un altro problema delicato, nell’autonomia differenziata, sono i LEP - livelli essenziali di prestazione. E’ qui che si misura l’eguaglianza sostanziale sui diritti sociali fondamentali. Boccia  pensa a un commissario di Governo per definirli in tempi brevissimi. Sarà poi sempre il Parlamento a dibattere e decidere.
Nulla sarà imposto ma sarà tutto condiviso“, parola di Ministro. Questo è l’aspetto decisivo: niente scelte unilaterali o parziali, niente intese segrete.
Comunque si riparte dalle Regioni del Nord. Nel giro di poche settimane le Regioni che avevano intavolato la trattativa torneranno al Ministero. In attesa che le delegazioni trattanti ricomincino il lavoro, Boccia ha già visto i tecnici del Veneto e ha già convocato Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, ma sta anche chiedendo a tutti i presidenti di Regione se non sia il caso di valutare di sedersi al tavolo e attivare  una discussione organica che metta insieme davanti al governo tutto il fronte regionale. Tutte le Regioni intorno al tavolo “per avviare gli accordi per l’Autonomia differenziata, ma all’interno di una la legge quadro”, come antidoto contro le discriminazioni. In questo modo si possono formare le intese che però debbono essere sottoposte al Parlamento per conferire al tutto maggior forza e credibilità. Si può partire - dice il Ministro -  a gennaio con le intese già pronte. Poi seguiranno le altre.
Che dire? E’ un passo avanti. Molti dubbi e segretezze vengono positivamente superati. L’importante è che tutte le regioni facciano la loro parte e il governo tenga la barra dritta.

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