Dopo le follie degli anni scorsi, c’è voglia di rappresentanza dei territori

6 Dicembre 2019
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Andrea Pubusa

Fra le tante folIie istituzionali di destra, di centro e di centrosinistra degli anni scorsi, c’è quella di aver azzerato la rappresentanza dei territori. Certo le province erano enti con poteri poco incisivi ma le loro assemblee erano pur sempre organi rappresentativi, che gestivano alcune funzioni locali ed altre avrebbe potuto gestirne con una seria riforma, commissariarle è stata la più grande sciocchezza. Si è poi giunti a scomporre la provincia di Cagliari creandone due, una che assomiglia di più ad un grande comune (l’area metropoliyana), l’altra al più inimaginabile mostro con la testa a Carbonia e le propagini in terre lontane… fino a Seui! Scempiaggine istituzionale che neanche la più schizofrenica delle menti avrebbe potuto inventare.
Ecco perché c’è voglia di provincia, desiderio che avanza nei territori. Sulla ricostituzione della provincia Gallura c’è largo consenso, per le altre zone dell’Isola c’è incertezza, si alternano affondi e fughe in avanti per stare al passo e non perdere il treno della riforma prossima ventura. Anche il Sulcis prepara una mobilitazione e parte da un convegno dal titolo significativo ‘Dalla ricostituzione della ex Provincia, la rinascita del Sulcis Iglesiente’ che si terrà sabato prossimo a Carbonia. Certo, pretendere il rinascimento del Sulcis-Iglesiente dalla reistituzione della provincia elettiva è senza dubbio eccessivo, ma una soggettività istituionale di quell’area, storicamente sempre  in prima linea nelle lotte fino a qualche tempo fa, è un obiettivo ragionevole.
Si sta creando un vasto fronte politico e sociale che muove da una constatazione: la condizione economia e sociale del Sulcis  progressivamente peggiorata da quando è stata abrogata la Provincia, che ha determinato un indebolimento della rappresentanza politica istituzionale in ogni ambito, un depotenziamento dei servizi sanitari con una incisione del diritto alla salute dei cittadini negli ospedali territoriali. Un po’ come è avvenuto in tante parti della Sardegna. Nel Logudoro dove Ozieri e l’Unione dei Comuni hanno fatto perfino rivorso al Tar per scongiurare il ridimenzionamento di servizi sanitari essenziali, in Oglistra dove la mobilitazione in difesa dell’ospedale e  del tribunale di Lanusei  è continua. In questi contesti la Provincia viene vista anche come uno strumento di programmazione economica e sociale, importante per attrarre investimenti pubblici e privati. Non sarà così, ma certo la compressione istituzionale dei territori, li ha impoveriti anzitutto politicamente, con un accentramento regionale a sua volta privo di articolazioni democratiche in contrasto con la Costituzione e lo Statuto sardo che invece pensano l’ordinamento regionale come un insieme di isituzioni in cui, accanto alla regione, comuni e province hanno un ruolo amministrativo e politico importante. Questo disegno è stato cancellato, ripristinarlo e rinnovarlo è meno facile di quanto si pensi. Ma la mobilitazione per ripsensare il governo locale come momento della battaglia democratica per l’attuazione della Costituzione è senz’altro cosa buona e santa.

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