Finalmente riparliamo di scuola!

30 Marzo 2020
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Gabriella Lanero

In questi giorni si riparla della scuola: social, media e stampa riferiscono e commentano sull’informativa della ministra Azzolina al Senato, il 26 marzo scorso, in questi tempi di Covid 19.
All’informativa è seguito il dibattito in cui sono intervenuti nove senatori rappresentanti dell’opposizione e della maggioranza. Su questa presa di parola in una sede autorevole, mi pare importante soffermarsi.  Mi ha colpito subito il tono e il contenuto degli interventi, tanto che sono andata a cercarmi il resoconto stenografico della seduta al Senato.
Sono discorsi che danno un’idea della questione-scuola nella visione dei partiti di opposizione e di maggioranza che negli ultimi decenni si sono alternati al governo. L’attuale destra di opposizione ha retto le politiche finanziarie e scolastiche in buona parte del ventennio, ha riformato la scuola della Repubblica e dei cittadini proponendo un servizio scolastico on demand e ha ridotto notevolmente i suoi elementi più qualificanti: il tempo, le risorse e i docenti. I partiti dell’attuale maggioranza, nell’orbita del liberismo europeo, hanno dapprima accettato i vincoli e gli obiettivi dello sviluppo “della economia della conoscenza più dinamica e competitiva del mondo” e, negli ultimi anni, pur attenuando in certi casi i tagli, non hanno avuto la volontà o, per dirla con l’ex ministro Fioramonti, “il coraggio” di cambiare indirizzo.
Un primo elemento che accomuna gli interventi (forse perché non si spara sull’ambulanza della Croce Rossa?), è la condivisione della necessità di praticare una didattica a distanza via internet, quale principale alternativa (ma è caldeggiata anche quella dell’offerta sui canali RAI) a supplire la forzata interruzione dell’attività didattica.
Rispetto a questa soluzione, in tutti gli interventi è espressa una riserva: il gap rispetto alla fruizione delle opportunità che vengono offerte dalla scuola e la differenza territoriale o scolastica dell’offerta stessa.
Tale disparità suscita in tutti indignazione; per alcuni l’emergenza mette a rischio un principio irrinunciabile cui la scuola ispira la sua azione, come se il problema della differenziazione sociale rispetto all’efficacia dell’offerta scolastica che determina la dispersione e l’abbandono non fosse già rilevante; alcuni ancora, più critici, osservano che la soluzione della didattica a distanza rende più acute le difficoltà esistenti per gli studenti e le famiglie disagiate.
“Il gap che apriamo oggi, tra chi è nato in famiglie agiate che si possono permettere i migliori device e chi invece è nato in famiglie che hanno meno possibilità economiche, sarà difficilmente recuperato nei prossimi mesi. […]. Sintetizzando, chiedo di garantire a tutti gli studenti il diritto all’istruzione perché in nessun caso sarebbe accettabile formare studenti di serie A e studenti di serie B” (Ronzulli Gruppo FI BP—UDC).
”Sappiamo però anche che uno dei compiti della scuola è proprio quello di accorciare le distanze e di dare opportunità a ciascuno. La quarantena ha messo in stand-by proprio il principio fondamentale dell’uguaglianza scolastica. Infatti, volenti o nolenti e nonostante gli sforzi encomiabili di tantissimi insegnanti che dal Nord al Sud hanno allestito la didattica online, è purtroppo vero che i nostri figli non stanno studiando come se la scuola fosse aperta e non stanno studiando tutti allo stesso modo. È in discussione il diritto costituzionale all’istruzione per tutti” (Faraone Gruppo IV-PSI).
“Si rischia di tagliare fuori concretamente dal diritto allo studio tantissimi ragazzi. […]la didattica a distanza che tuttavia sappiamo bene non essere normata e che crea delle gravissime disparità in termini di accesso e non rispetta il criterio democratico ed egualitario” (Iannone FdI).
“Sappiamo che questa crisi anche nella scuola acuisce problemi già enormi, come la dispersione scolastica, che è insopportabile soprattutto in tante città del Sud; problemi che oggi sono ingigantiti perché - come mi ha scritto una insegnante - la didattica a distanza non è democratica, ma è terribilmente classista” (Verducci PD).
“Succede in questi giorni perché, come diceva don Milani,” non c’è niente di più ingiusto di fare parti uguali tra disuguali” (Verducci PD).
E lo spirito di Don Milani riecheggia in modo diverso da più parti.
“In questo momento non dobbiamo lasciare indietro nessuno”, dice il senatore Iannone (FdI) riferendosi però alle scuole paritarie. “La scuola paritaria non è la scuola dei ricchi. Tutti devono sapere che in quest’Aula c’è lo Stato che pensa a tutti, che non crea discriminazione, che chiede sacrifici a tutti, ma che dobbiamo fare tutti in egual modo. […] Molte famiglie hanno pagato rette e rate molto esose e hanno bisogno di avere una parola di certezza e magari un ristoro.”
Con lui concorda anche l’ex sottosegretario del Miur, Faraone, e su questo è ancora più esplicito il Senatore Cangini (Gruppo FI BP-PSI) “C’è una cosa che balza agli occhi nel cosiddetto decreto-legge cura Italia: esso non cura affatto gli interessi di quel milione circa di studenti che sono iscritti alle scuole paritarie; delle loro famiglie […]. Viene meno così un principio costituzionale, quello della libertà di scelta per quanto riguarda l’istruzione, e viene meno il rispetto di una legge dello Stato, quella che ormai vent’anni fa - era il 2000 - ha stabilito che il sistema educativo italiano è unico e le scuole paritarie vi rientrano a pieno titolo”.
Certo, senza adeguate risorse non è possibile offrire un sistema integrato, assicurare le scelte, garantire il diritto allo studio in condizioni di uguaglianza e neppure, come diceva l’ex ministro Fioramonti, tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università.
A meno che non si provveda, anche in questo caso, con la buona volontà e le risorse di chi a scuola lavora, e principalmente dei docenti. Così tutti i senatori sono concordi nel ringraziarli e nel fare le lodi dei docenti e del personale tutto della scuola, come si fa per gli eroi della sanità pubblica.
“La verità è che, nonostante le sue lacune, c’è stata per fortuna una straordinaria risposta da parte di presidi e insegnanti - che ringrazio - che spesso, loro sì, hanno improvvisato, dimostrando però amore e attaccamento per il loro mestiere, ma soprattutto per i loro alunni” (Ronzulli  FI BP-UDC).
Un sentito e doveroso grazie va, quindi, ai nostri docenti che, nonostante tutte le difficoltà di questo evento globale che nessuno poteva davvero prevedere e che ci colpisce così e ora, stanno portando avanti il programma scolastico sfruttando tutti i canali e le modalità disponibili pur di tenersi in contatto e in relazione con i propri alunni, consapevoli come sono che, ora più che mai, hanno bisogno di sentire la presenza della comunità scolastica nella loro vita. (Maiorino M5S)
Eppure l’enfasi sul ruolo fondamentale della scuola c’è….
“È nelle aule di scuola, infatti, che si compie il destino di una società e di una democrazia. È lì che c’è il patto su cui fondiamo il nostro stare insieme, perché è a scuola che impariamo a conoscere noi stessi e gli altri; a mescolarci, a metterci in discussione, ad affrontare prove che sembrano legate alla didattica, ma che in realtà sono esistenziali.
La scuola è infatti motore vitale per una comunità, non si deve inceppare[…] (Verducci PD).
L’umanesimo fa spazio a metafore meccanicistiche che ci riportano alla didattica a distanza, agli investimenti passati, presenti e futuri per le dotazioni di hardware e device:
Quel motore, signor Ministro, come lei ha detto, resta acceso grazie a uno strumento su cui abbiamo cominciato a investire nella scorsa legislatura: […](Verducci PD)
“Credo che questa emergenza potrà durare a lungo - e anche smettere di essere emergenza - e noi non possiamo essere organizzati con un filo volante provvisorio” (Faraone IV PSI)
“Il ministro Azzolina, dal canto suo, ha dimostrato di essere ben consapevole del digital divide che ancora impedisce, ad alcune aree geografiche del nostro Paese, ad alcuni istituti scolastici o singole famiglie, di avvalersi appieno degli strumenti di didattica a distanza. Ma questa esperienza sarà, ed è, la molla per superare un tale gap.
Ecco, la sfida che ci ha messo di fronte, forse in maniera un po’ brutale, l’emergenza è probabilmente proprio questa: abbiamo scoperto che il divario digitale spesso corrisponde e alimenta, in un circolo perverso, un divario di natura più profonda, perché si tratta di un divario sociale, culturale ed economico. L’obiettivo non è dunque solo fare in modo che gli strumenti di cui ci stiamo dotando in questa crisi siano una risorsa utile per il domani. La didattica a distanza deve entrare stabilmente nella cassetta degli attrezzi delle nostre scuole, perché rappresenta uno strumento formidabile di apprendimento e partecipazione al fianco della didattica tradizionale.
Ma l’obiettivo finale nell’implementazione della didattica a distanza è che essa rappresenti un valido strumento ulteriore per sanare altre disparità, che sono ben più pericolose e dannose alla società, e che non esistono da adesso” (Maiorino M5S).
Spero che sia solo un po’ di confusione fra didattica a distanza e didattica digitale, e mi pare assurdo che si consideri la didattica a distanza come soluzione per la dispersione scolastica, ma tant’è.
Tutti d’accordo dunque sui motivi di fondo e sugli investimenti con una sola critica ventilata dal senatore Buccarelli (Gruppo misto).
“D’improvviso, in questo contesto inedito, c’è stato presentato il volto di una scuola che a distanza risolve ogni problema e realizza la migliore delle didattiche possibili, superando i limiti dello spazio e del tempo. Chi conosce la situazione concreta dei nostri edifici scolastici e delle loro dotazioni tecnologiche avrà provato qualche brivido, ma non è questo il vero problema, come non lo è la polemica contro la supposta forza della didattica a distanza, vista come una strategia, se pensata, o come una deriva, se solo acriticamente praticata per sminuire il ruolo della scuola pubblica e la sua insostituibilità. Tecnologie didattiche digitali possono benissimo concorrere a migliorare la capacità della scuola e dei docenti, ma non potranno mai sostituire la ricchezza della relazione educativa che si realizza nelle aule di scuola alla presenza di docenti e studenti. Una scuola chiusa non è solo un edificio chiuso: è una comunità che viene improvvisamente a mancare in quel territorio”.
Ma non è il tempo della polemica questo, sostiene il senatore del gruppo misto e anche io con l’ottimismo della volontà mi consolo a leggere degli impegni che prende il senatore Verducci del PD:
“Non deve essere, tuttavia, un grazie retorico; è il ringraziamento di chi prende un impegno: continuare a investire nella scuola pubblica, nel diritto allo studio, che è il più potente ascensore sociale; è il legame tra le generazioni, tra le istituzioni e i cittadini, perché l’istruzione pubblica è come la sanità pubblica, lo sappiamo più che mai in questi giorni”.
Nei discorsi di oggi, degli esperti e dei responsabili politici si ripete come un mantra: questa crisi deve essere una sfida, un’opportunità”, siamo ad una svolta, una rivoluzione, cambieranno le logiche.
Tutto sta nella direzione che si intende dare al cambiamento. Perciò, sarebbe meglio fare propositi seri per i prossimi anni scolastici: occorrono investimenti che migliorino le strutture, potenzino le risorse e rinnovino gli ambienti di apprendimento, occorrono tempi distesi per la didattica e la collegialità, che valorizzino le relazioni educative, allarghino le opportunità per ciascuno, consentano l’attenzione ai bisogni specifici, la vicinanza, l’accompagnamento, con forme di tutoraggio e sostegno per i più disagiati, e remunerino il lavoro necessario ad assicurare a tutti il diritto allo studio .
Per questo mi sembra il caso di ribadire con forza: anche nella scuola “non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”.

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