(1) La sinistra perde se non dice nulla di sinistra

30 Aprile 2009
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Tore Melis - Elio Pillai

La disfatta di Soru somiglia molto a quella subita dalla sinistra in Abruzzo, così come quella di Rutelli a Roma e ancora a quella delle politiche del 13/14 aprile del 2008.
Se mettiamo insieme tutte queste sconfitte, come già detto mille volte, ben si comprende che il maggiore responsabile sia il PD e il suo progetto.
Come può sperare (il PD) di vincere le competizioni elettorali senza un programma di governo serio, credibile e alternativo al centro destra?
Forse sembrerà banale, ma se gli elettori non votano a sinistra, un motivo ci dovrà pur essere, non sono certo degli stupidi. Le ragioni sono tante e non sono poi così difficili da individuare, basterebbe ripercorre la storia del centro sinistra degli ultimi 10-15 anni e tutto si chiarirebbe senza equivoci.
Ricordate l’insediamento della bicamerale, quando D’Alema venne votato presidente all’unanimità? Non fu proprio Lui ad inaugurare il “governo delle larghe imprese”, con tutti quegli intrecci oscuri che lo videro accordarsi ora con Cossiga, ora con Letta, e poi con Fini, e ancora Marini e lo stesso Berlusconi? Non era questo il segno di qualcosa che si sgretolava a sinistra?
E’ in questo frangente che iniziò la vera sconfitta della Sinistra in Italia, proprio perché in quel periodo e a causa di quegli accordi, si aprirono mille brecce nel sistema delle garanzie dei lavoratori consentendo l’introduzione della contrattazione individuale da cui discende il “precariato”. Quello fu il momento in cui la sinistra s’innamorò del liberismo, optando per il potere bancario.
Certamente si ricorderà che in quel periodo le aziende di Berlusconi si trovavano in gravi difficoltà economiche e finanziarie, il direttore di Repubblica ce lo raccontava insistentemente sul suo giornale. E’ fu proprio la Sinistra ad avere deciso di salvare Berlusconi e il suo impero consentendo la quotazione della Fininvest sul mercato azionario, quello che è peggio, fu proprio che il governo di centro sinistra autorizzò le banche pubbliche ad acquistare importanti quantità d’azioni, generando così un effetto trascinamento anche da parte dei privati. Ecco come Berlusconi fu rimesso in sella.
E ancora, movendosi in modo anti-socialista, non fu proprio la sinistra ad avviare le privatizzazioni delle partecipate statali, svendendo importanti settori dell’amministrazione pubblica, (ferrovie, telecom, enel, carburanti ecc)?
In seguito, durante l’ultimo governo di centro sinistra, rimasero totalmente irrisolte e non affrontate questioni quali il lavoro, la scuola, il precariato, il conflitto d’interessi, il falso in bilancio, che pure furono gli elementi grazie ai quali si vinsero, seppur di poco, le elezioni del 2006. Non parliamo poi delle invenzioni sul trattato di Maastrich e sui patti di stabilità, usati come un’accetta contro le pensioni e contro chi ha avuto la fortuna di sopravivere a 40 anni di lavoro.
E’ per tutti questi motivi che le responsabilità della disfatta elettorale in Sardegna non sono tutte da addebitare a Soru, piuttosto, giungono da lontano e sono state anche preparate bene. Il dato elettorale è solo il risultato di ciò che si è seminato prima.
E’ in questo declino che la sinistra riesce a partorire personaggi come Soru. Egli, infatti, emerge in una fase di grande crisi della politica dei partiti di sinistra; proprio nel momento in cui la sinistra si ritrova senza idee, con un gruppo dirigente litigioso e non legittimato da uno straccio di programma credibile.
La sinistra ha dimostrato coerenza nella propria ideologia, ma nella pratica si è comportata come la destra, disconoscendo una delle più importanti massime gramsciane, vale a dire la necessità di coniugare teoria e prassi.
Soru è “sceso in campo” contro la politica e contro i partiti, egli è un uomo evidentemente senza una cultura politica di sinistra e ciò si è ben acclarato con la pessima esperienza di governo di questi ultimi cinque anni.
In tutte le fasi in cui si consumano le grandi sconfitte dei partiti, dei sindacati, delle organizzazioni e dei movimenti, emergono sempre dei personaggi anomali e pericolosi.
Pare che ciò accada anche in natura, dove gli spazi lasciati liberi da specie animali in via di estinzione o indeboliti dagli squilibri degli ecosistemi, vengono occupati da altre specie più resistenti e più aggressive, e quindi, a maggior impatto sull’ambiente e spesso dannosi. Parimenti accade nella natura umana, ed è proprio in queste situazioni che nascono di volta in volta i Soru a sinistra e i Berlusconi a destra.
Entrambi spinti dal desiderio di protagonismo e di occupazione di spazi nuovi, si sono proposti e hanno occupato il potere dileggiando prima di tutto la Politica, e poi accusando chi fino a quel momento l’ ha rappresentata; il giochetto è stato fin troppo facile.
Gli elettori, delusi dalle promesse non mantenute, dalla politica parlata e dal predicare bene e razzolare male, hanno intravisto in questi personaggi una possibile soluzione, quindi, li hanno votati.
L’elettore di sinistra, però, rispetto al suo omologo di destra è più diffidente, a tratti più colto, meno tifoso, più attento alla vita politica generale e quindi più critico e più esigente; essendosi poi liberato dal condizionamento ideologico e dalla subalternità ai ricatti dei burocrati di partito, si ribella più facilmente, presentando il conto alle tornate elettorali. L’elettore di destra lo definirei più credulone, più qualunquista, forse anche più rassegnato rispetto all’elettore di sinistra.
E’ necessario discutere laicamente di ciò che è successo in questi ultimi 10-15 anni, e soprattutto è appropriato indagare a fondo su quali siano stati i prodotti di tale storia e i suoi riverberi nell’attuale congiuntura politica. Certamente dobbiamo superare questa fase, e la strada è quella di riportare la politica e la democrazia al centro del dibattito e della discussione, altrimenti rimarrà permanente il rischio che si affermino altri Soru.
Chiunque, qualsiasi sconosciuto, senza né arte e né parte, (in termini di esperienza politica), in situazioni come queste, può candidarsi a governare la cosa pubblica.
I senza idee, i senza storia, i venuti dal “nulla”, gli arricchiti col proprio “lavoro” e gli imprenditori “illuminati”, si fanno strada denigrando la politica, ma una volta al potere iniziano a razionare la democrazia consentendone l’indebolimento.
I Soru, gli Illy, i Berlusconi e i Colaninno, in ben altre situazioni storiche e politiche non sarebbero diventati dirigenti neppure nell’ultima sezione di partito.
La totale assenza di politica e il depauperamento dei grandi valori della democrazia partecipata hanno portato a questo disastro elettorale e politico.
Pensiamo un attimo al G8 appena spostato dalla Sardegna in Abruzzo. Nella discussione a sinistra, salvo qualche rara eccezione, non emerge un’analisi di ciò che questo rappresenti, anzi si tace sulle politiche degli Stati che affamano, inquinano, distruggono, uccidono, e continuano a creare i terzi e i quarti mondi , mantenendo nella fame e nella miseria circa 1 miliardo di persone.
L’unico problema sembra lo scippo della chermesse.
In ogni caso che avvenga in Sardegna o in Abruzzo, sarà comunque una bella vetrina grondante di sangue.
Che effetto può fare ad una donna o ad un uomo di sinistra, vedere Fassino (a Ballarò) litigare con il ministro missino per rivendicare ed avocare a sé, e ai governi di centrosinistra, il merito di aver inviato gli otto mila soldati in giro per il mondo e negli scenari di guerra?
Ecco cos’è oggi la sinistra.
C’è un bisogno quasi fisiologico di ricostituire una nuova stagione politica di sinistra, la gente vuole sentire anche fisicamente di avere dalla sua un soggetto politico che voglia farsi carico dei problemi e che operi con distacco radicale dall’attuale ceto politico, talmente abituato a prendere da non essere più capace di dare.
Una forza politica che non parli a se stessa ma parli un linguaggio comprensibile.
La democrazia Cristiana nel ‘56 era stata definita il “regime della forchetta”, molti eredi di quella DC ora costituiscono la classe dirigente del centro sinistra. E’ tempo di pensare al futuro, e Soru non è il futuro, anzi non può neppure essere il presente. Egli è passato e basta, non parliamo più di lui, pur continuando ad indagare sul fenomeno, per non sbagliare più. Parliamo piuttosto di come si possa battere la destra con politiche di sinistra, consci che l’alternativa non sta nei forchettoni, neppure quando si travestono di rosso.

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