PNRR. Rendere coerenti gli obiettivi

25 Giugno 2021
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Osservatorio sulla transizione ecologica

Pubblichiamo il Documento dell’Osservatorio sulla transizione ecologica prevista nel PNRR per le Commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera dei Deputati sul Decreto Legge 77/2021 C.3146, Audizione 21/6/2021.
1.Il PNRR inviato a Bruxelles, strategico per la ripresa dell’Italia, contiene contraddizioni, ambiguità e perfino la possibilità di soluzioni opposte a quelle dichiarate. Per questo vanno rivisti e resi coerenti gli obiettivi contenuti nel Piano energetico nazionale, di conseguenza quelli delle Regioni e degli Enti locali, e i bandi attuativi del PNRR debbono essere verificati in relazione alla coerenza con questi nuovi obiettivi della pianificazione energetica.
Sono in campo resistenze conservatrici dei maggiori gruppi del settore energetico, anche a partecipazione pubblica, e di settori produttivi che puntano a convincere il governo e il parlamento a rinviare il più possibile le scelte, dimenticando che la Commissione europea ha chiesto di attuare entro il 2025 il 40 % della riduzione di CO2 che va comunque realizzata entro il 2030, riducendola del 55%.
Il governo non ha dato finora indicazioni certe per realizzare questa svolta e in particolare manca la capacità di mobilitare le aree e i soggetti favorevoli alla transizione ecologica, lasciando così spazio ai conservatori.
Il PNRR è un piano strategico, che avrà a disposizione risorse irripetibili, con il compito di portare l’Italia fuori dal disastro della crisi occupazionale ed economica aggravata dalla pandemia.
Il PNRR deve finalizzare i bandi dei diversi interventi in un’ottica di programmazione, usando le partecipazioni pubbliche nelle aziende interessate per costruire interventi coerenti con la svolta ecologica ed in particolare con una transizione energetica fondata sulle energie rinnovabili.
Questo processo deve stimolare la partecipazione e coinvolgere le istituzioni locali, i sindacati, le associazioni dei cittadini, quelle territoriali e gli studiosi delle materie interessate dai cambiamenti.
2.Per questo riteniamo che l’articolo 2 del decreto oggetto del vostro esame parlamentare deve essere per lo meno precisato attraverso emendamenti.
Appare importante ma insufficiente attribuire al solo Presidente del Consiglio, e di fatto al Mef e ad alcuni Ministri, un ruolo di coordinamento della Cabina di regia che verrà allargato di volta in volta ai Ministri interessati per le materie trattate.
Consideriamo necessario che trovino una presenza permanente nella Cabina di regia almeno queste figure Ministeriali, in rapporto alle materie di cui debbono occuparsi: Ministra per il Mezzogiorno, per l’esigenza di puntare in modo strategico sulla vocazione meridionale degli investimenti, Ministro per i giovani e la parità di genere, Ministro del lavoro in quanto la qualificazione occupazionale degli effetti dei bandi deve essere verificata ogni volta, preferendo le scelte a più alto valore occupazionale e di qualità del lavoro.
Per quanto riguarda l’articolo 3 oltre, alle parti sociali più note e strutturate, vanno ascoltate le opinioni e le proposte di associazioni nazionali e di realtà territoriali, che altrimenti verrebbero ignorate. Questo si può fare sia individuando un preciso e definito canale per l’invio dei pareri alla segreteria tecnica della cabina di regia, sia individuando scadenze periodiche di confronto, in cui ascoltare i loro punti di vista, prima dell’emanazione dei bandi. Del resto queste forme di partecipazione sono largamente previste a livello europeo e debbono essere implementate anche a livello nazionale con la definizione di precise modalità attuative.
Vanno definite con chiarezza le condizioni ostative all’emanazione dei bandi o alla loro attuazione da parte degli assegnatari quando le indicazioni contrarie siano da tenere in seria considerazione in quanto dimostrino che i risultati sarebbero incompatibili con gli stessi obiettivi del PNRR.
Gli articoli del decreto legge dal 9 al 30 prevedono semplificazioni e accelerazioni e in alcuni casi indicano modalità di superamento dei dissensi. In tutti questi punti, che per brevità non verranno elencati, è prevista una decisione finale del Consiglio dei Ministri per dirimere le diversità di valutazione. Questa decisione andrebbe ancorata ad una valutazione delle commissioni parlamentari competenti da fare pervenire tassativamente al governo entro 30 giorni, perché il consenso generale al provvedimento non comporta di per sè il consenso al singolo intervento. In caso di valutazione negativa delle commissioni parlamentari il governo non può procedere all’autorizzazione.
Inoltre è necessario ed importante che siano definite modalità precise e trasparenti di monitoraggio sulla esecuzione dei progetti posti in essere.
3.Il mercato non è in grado di dare organicità agli interventi necessari. Occorre che la programmazione degli interventi veda protagonisti anzitutto i gruppi partecipati dal sistema pubblico, in coerenza con il Green New Deal europeo. Mentre è evidente che sono forti le tentazioni di insistere sull’uso delle fonti fossili che, al contrario, deve essere archiviato al più presto anche per quanto riguarda l’uso del gas naturale, che ha garantito una transizione lunga 30 anni.
La stessa IEA che ha sempre difeso le posizioni tradizionali ammette che nel percorso verso la neutralità climatica non può esserci nessun campo di petrolio o di gas approvato per lo sfruttamento. Le principali compagnie europee si erano già date prima delle scelte attuali obiettivi impegnativi non riscontrabili nel nostro paese.
Di fronte a resistenze dei gruppi industriali legati al sistema pubblico è bene arrivare al cambio dei gruppi dirigenti, in coerenza con le scelte da compiere.
Le grandi aziende energetiche partecipate dal sistema pubblico, comprese le ex municipalizzate, non possono essere i questuanti delle risorse del PNRR per mantenere il vecchio modello energetico.
Le energie rinnovabili, strategiche per l’occupazione e la salute dei cittadini possono e debbono essere l’occasione per rilanciare una manifattura riconvertita in rapporto all’espansione di questi nuovi investimenti.
E’ una contraddizione inaccettabile che lo sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare eolico, fotovoltaico, idroelettrico e relativi pompaggi per regolare meglio l’erogazione di energia, meno costosi di altri accumulatori, venga promosso dalle grandi aziende pubbliche e private essenzialmente fuori dall’Italia.

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