L’Italia è molto mal ridotta, istituzionamente e politicamente. Non sarà facile rimetterla nei binari costituzionali

14 Giugno 2022
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A.P.

Questi mesi e questi giorni mostrano un malessere del nostro Paese che è bene non nascondere.
Un gruppo di irresponsaili indice cinque referendum col proposito di riformare o dare impulso a cambiare la giustizia. Senza entrare nel merito dei quesiti, sono questi ad essere improponibili. Complessi, incomprensibili ai più, domande per addetti ai lavori. Una consultazione che vorrebbe essere popolare ma che interroga un gruppo autoreferenziale, senza alcuna possibilità di comunicazione esterna. I promotori parlano addiritturaa di colpo di mano delle istituzioni, ma la verità è che i referendum si autopubbicizzano in ragione dei quesiti: divorzio, aborto, nucleare, acqua, non hanno avuto bisogno di particolari forme di pubblicità, la posta in gioco era talmente chiara e di tale rievanza, da aver coinvlto nel dibattito tutti gli elettori. L’esito è stato una grande partecipazione, dire si o no era semplice e il risultato decisivo. Nei cinque referendum di domenica nulla era chiaro, non si capiva neppure cosa avrebbe conseguto alla prevalenza del si. Una riforma? Uno stimolo ad essa? Il nulla? Come si fa a pretendere una partecipazione popolare in questa situazione.
Male fanno Segni, Ainis e altri a invocare una riforma della disciplina referendaria. Certo si può abbassare il quorum di validità, ad esempio ad 1/3, ma il punto vero è che il referendum va utilizzato con modalità e per materie che si prestino ad una risposta semplice, sì o no, con un’abrogazione che non necessiti di altri interventi.
Ma di pari gravità è quanto è successo a Palermo. Chi è nominato presidente o membro del seggio non può disinvoltamente dare forfait, spesso senza neanche avvertire. A parte le responsabilità penale, se qualcuno dei non votanti per inoperativita’ del seggio ricorre al Tar per far annullare le elezioni? Emerge una mancanza di spirito civico fuori dal comune, segno dell’allentamento del senso della cittadinanza. E’ la polis a venir meno, del civis neanche l’ombra più lontana.
In questo c’è l’effetto lungo e devastante di leggi elettorali che truccano l’esito, mortificano la rappresentanza, c’è l’azione di Presidenti della Repubbica che nominano presidenti del Consiglio, non eletti, scelti in conciliaboli interni e internazionali, di governi che mortificano il Parlamento, di parlamentari che pensano solo a sbarcare la legislatura. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: su un tema delicato come la guerra in Ucraina abbiamo un governo che agisce consapevolmente contro la volontà della maggioranza degli elettori in ossequio a volontà che si formano altrove. L’invio di armi all’Ucraina è inviso alla maggioranza degli italiani? Ebbene lo si delibera ugualmente in obbedienza alle decisioni di apparati sovranazionali, che rispondono a logiche di profitto e di equilibri geopolitici non condivisi a livello popolare.
La rottura del quadro costituzionale non può essere più manifesto e grave. Le forze costituzionali vengono addirittura messe in liste di proscrizione, anche se il tentativo di criminalizzarle sta fallendo miseramente. Ma riparare i danni non sarà semplice.

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