La guerra inizia a produrre i suoi effetti pericolosi anche fuori dall’Ucraina

21 Giugno 2022
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A.P.

L’onda lunga della guerra in Ucraina si fa sentire sempre più forte in Europa. Le sanzioni alla Russia si rivelano un boomerang, e mentre Macron, Scholz e Draghi vanno in treno a Kiev a vendere fumo, gli imprenditori si recano a Mosca per salvare, per quanto è possibile i loro affari e le loro aziende. Del resto, son ben strane queste misure contro uno stato che ti fornisce a basso costo e in abbondanza gas e petrolio, ossia l’energia essenziale alle economie occidentali. Di più: i russi ti danno gas e petrolio e tu fornisci armamenti contro il tuo fornitore. Ed ora che la Russia inizia pian piano a darti segnali di riduzione delle forniture, scoppia un vero e proprio terremoto economico e finanziario.
Certo, tutto può accadere, ma al momento la politica dell’Europa appare autolesionista. E i cittadini europei lo dicono sempre di più. Non solo in Italia, ma anche in Germania l’opinione pubblica è contraria alla politica dei rispettivi governi e in Francia le elezioni lo hanno dimostrato con un esito molto duro per Macron.
Si doveva far finta di nulla, non condannare l’invasione russa dell’Ucraina? Non proprio, ma la condanna poteva manifestarsi in una pressione diplomatica forte, che tuttavia mantenesse all’UE anche la funzione di mediatrice per una soluzione pacifica. Del resto, Putin ha dichiarato di non temere l’adesione alla UE dell’Ucraina, in quanto l’Europa è un’aggregazione non militare, mentre ha sempre manifestato la più totale contarietà all’adesione alla Nato, che è un’alleanza militare, che installa basi e missili. E certo avere sull’uscio di casa dei vicini che ostentano questo armamentario non può lasciar tranquilli. Non è un caso che gli USA a Cuba nel 1962 fecero sloggiare i missili sovietici ancor prima dell’installazione e non ammettono neanche l’idea che il Messico pensi a queste cose.
Che l’Ucraina abbia addirittura messo in Costituzione tale adesione è stato sicuramente un grave errore, come il bombardamento dal 2014 delle popolazioni russofone del Donbass e l6a inattuazione del Trattato di Minsk. C’era, comunque, materia per un trattato che, nel rispetto dell’indipendenza dell’Ucraina, non minacciasse i confini russi.
Ora, la situazione è precipitata. La Russia avanza e pare poco credibile un suo rientro nei confini precedenti il 24 febbraio. Zelesky chiede armi più potenti e ipotizza una liberazione dei territori persi. Solo allora - dice - si potrà trattare. L’unico che gli dà corda e BoJo che gli promette armamenti pesanti e addestramento. Ma è una posizione ragionevole? Nel frattempo i morti aumentano da una parte e dall’altra e le città vengono devastate. La trattativa prima avviene e tanti danni e vite risparmia. Ma si dirà e i principi? A ben vedere ne sentiamo molto parlare da chi li interpreta e li enuncia a intermittenza. A ben vedere il principio fondamentale è salvare le vite umane e condizioni civili per le popolazioni. Tutto l’altro è strumentale a disegni di potenza e va lasciato cadere.

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