Carbonia. Anche a Carbonia, Circoli giovanili e Commissioni giovanili: comunismo, marxismo e leninismo. Il Fronte della Gioventù, esce l’opera di Gramsci, “decisiva per i giovani comunisti”

27 Novembre 2022
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Gianna Lai

Come ogni domenica dal 1° settembre 2019, un nuovo post sulla storia di Carbonia.

Un lavoro collettivo volto alla crescita dei giovani, così in Paolo Spriano: “Si è costituito il movimento giovanile comunista,… un movimento di massa a cui, nello stesso partito, deve presiedere un funzionario scelto tra i quadri giovanili” sottolineando, lo storico, quanto sia “più difficile il suo insediamento nel Centro-Sud”. Ed è nella Commissione giovanile e nei Circoli che si esprime l’impegno dei ragazzi e delle ragazze a promuovere la propaganda di partito e la diffusione del materiale politico sul programma dei comunisti, a Carbonia la sua azione in miniera e in città, sulla politica della Giunta e del Consiglio Comunale. Poco alla volta comprendere, del Pci, e fare propria, la dimensione organizzativa e intendere insieme il suo alto ruolo istituzionale: dai municipi al parlamento, l’azione dei nuovi eletti a far sentire la voce delle comunità che rappresenta, direttamente investendo i luoghi della politica con le tematiche del movimento, che cresce nel Paese, e con l’esito delle sue lotte. In sezione i giovani devono apprendere, prima di tutto, come cambia il mondo rispetto ai tempi del fascismo, come si costruiscono nel lavoro collettivo del partito, tra le masse popolari, i nuovi rapporti all’interno della fabbrica, come mettere in pratica ciò che già altri compagni realizzano nelle situazioni più avanzate dell’Italia repubblicana. Sì da verificare il senso della democrazia che prepara alla società futura, secondo l’insegnamento dei dirigenti nazionali e locali. Una fiducia sempre grande riposta nei quadri e nella struttura locale, la costruzione del partito di massa diviene esperienza realizzabile, a collocare il più possibile Carbonia nell’ambito delle vicende e delle lotte nazionali. Specie ora che così cruciale si fa il confronto della sinistra con le politiche liberiste e repressive dei governi De Gasperi.
Al primo posto l’educazione per i giovani e per l’intero corpo dei militanti, il ruolo pedagogico del partito, necessità primaria promuovere conoscenza e lavoro politico e, fondando su uguaglianza e solidarietà l’aspirazione al comunismo, “non lasciare nessuno da solo, tra gli oppressi e gli sfruttati”, secondo l’insegnamento di Marx e di Lenin.
Nel carattere divulgativo della stampa di partito il pensiero della sinistra, gli articoli dei dirigenti, essi stessi molto giovani, su Il Lavoratore, e poi su L’Unità della Sardegna, oltreché sulla stampa nazionale della Rinascita togliattiana, da leggere in sezione e discutere. Come un esemplare Sebastiano Dessanay, professore di filosofia e componente della Consulta Sarda, in “Comunismo e proprietà privata”, Il Lavoratore del 20 marzo 1945, ancora poco prima della Liberazione: “Significare a chiare lettere il nostro pensiero. Noi che ci rivolgiamo prevalentemente alle classi umili, chiarire con semplicità e precisione il nostro programma… Il comunismo non vuole abolire la proprietà in genere ma semplicemente una determinata forma di proprietà, quella che, nella società attuale esiste solo per un decimo dei suoi membri, quella che - suppone come sua indispensabile condizione di tener privi di ogni proprietà il più gran numero dei membri della società -. Oggi la proprietà è detenuta da una ristretta classe sociale che si alimenta del lavoro delle classi povere. Col comunismo si vuole riparare a questa ingiustizia, si vuole che la proprietà dei mezzi di produzione sia equamente distribuita fra tutti coloro che lavorano, nessuno escluso; si vuole che scompaiano le classi ricche perché tutti senza distinzione possano vivere dignitosamente,… ciò che distingue il comunismo è appunto l’abolizione della proprietà borghese, socializzando i mezzi di produzione per assicurare a tutti la proprietà privata dei beni di consumo… L’esperienza russa ha dimostrato praticamente che gli interessi dei contadini, in regime comunista, vengono rispettati e difesi, ad essi infatti l’Unione Sovietica ha garantito il titolo di proprietà su fondi occupati dopo l’espropriazione dei grandi latifondisti”. E poi i quadri regionali, oltre allo stesso Dessanay, Giovanni Lay, Dore, Borghero, Polano, Pirastu, Sotgiu e Umberto Cardia e Pietro Cocco, oltre all’opera più significativa svolta da Laconi, Spano e Lussu, per quanto riguarda i sardisti. E poi la nuova cultura politica, in quei mesi l’uscita degli scritti di Antonio Gramsci: Aldo Tortorella partigiano e dirigente comunista, nell’intervista di Gianni Fresu, spiega come fosse destinata sopratutto ai giovani la sua pubblicazione, avvenuta proprio nel 1948. “L’importanza politica e culturale dell’operazione di Togliatti e del compagno Platone, suo collaboratore, fu decisiva per i giovani comunisti, ma anche per i democristiani, gli azionisti, per la cultura italiana”, proprio perché “la pubblicazione dell’opera gramsciana in un mondo abituato a pensare i comunisti come pura e semplice emanazione dell’Unione Sovietica, cambiò il modo di pensare dei comunisti italiani e di guardare a loro “. Così anche a Carbonia, tenendo conto naturalmente della sua posizione periferica, la formazione dei giovani nella consuetudine alla lettura di stampa e produzione di partito, giornali, libri e riviste, in sezione sopratutto, che è luogo di formazione culturale e politica, ma anche del tempo libero. E sono i giovani che curano la vendita nelle case e nelle strade de L’Unità della domenica, le copie raccolte per la distribuzione presso l’edicola de L’Unità in piazza Marmilla, i primi ad aprire il volantinaggio e la diffusione del materiale di propaganda durante le elezioni, così durante gli scioperi della miniera, in città a sostenere la lotta per l’occupazione. Avendo per sé garantita autonomia organizzativa nel Partito, in sezione la Commissione giovanile con un responsabile e un gruppo dirigente espresso dalle assemblee dei giovani, che ne definisce compiti e attività. E, in diretta relazione con gli altri organismi di partito, assicurati loro rappresentanti nei congressi e nelle iniziative pubbliche cittadine.
Le sezioni si aprono ai giovani e lo stesso segretario responsabile, che sia comunista o socialista o dei sardisti lussiani, non è per loro semplicemente un capopopolo espressione delle lotte di miniera poiché, insieme agli altri dirigenti e agli iscritti, svolge una funzione di controllo a livello popolare, fulcro la sezione stessa di una rete sociale di palestre, di circoli e di attività ricreative, togliendo spesso, nel senso stretto del termine, i ragazzi dalla strada e accogliendoli incondizionatamente. La sezione, vera seconda casa cui rivolgersi per ogni questione, anche personale o familiare, dalla ricerca dell’alloggio ai problemi di chi vive lontano dalla famiglia. Dove si parla di politica e si crea un’organizzazione, si dibatte e si prendono decisioni, ma si può anche andare lì per fare musica e ballare durante i giorni di riposo, il bisogno di svago così forte nel dopoguerra, e fare incontri e allacciare nuovi rapporti. In naturale prosecuzione con le feste comandate, del 25 Aprile, de L’Unità, del Primo Maggio e dell’8 Marzo, ma numerose quelle di quartiere, dove sono i giovani e le donne, del partito e delle leghe, ad organizzare il dibattito e le iniziative culturali, a promuovere attività ricreative, giochi e passatempo.
E poi, nell’ambito del movimento giovanile comunista, i Circoli Eugenio Curiel, c’è una via Eugenio Curiel a Carbonia, la toponomastica a rappresentare personaggi e storia dell’antifascismo e della democrazia: nei Circoli Eugenio Curiel la vita dei giovani articolata “attraverso l’associazionismo culturale, sportivo, ecc., per favorire una maggiore organicità fra cittadini e politica,… il loro radicamento sociale nei luoghi della produzione”. Ispirata alla figura e all’opera del partigiano Eugenio Curiel, la cultura dei giovani antifascisti nel dopoguerra che, come dice Gianni Fresu nel suo recente libro dedicato al fondatore del Fronte della Gioventù, il partigiano Giorgio, fu interprete e ispiratore tra i giovani, alla fine degli anni Trenta, della ” generazione degli anni difficili, assolvendo un ruolo di cerniera” tra le loro esigenze e “quelle dei vecchi protagonisti dell’antifascismo”. E Aldo Tortorella, nell’intervista ancora di Fresu, centrale in Curiel l’idea della “democrazia che trasforma se stessa attraverso la partecipazione dei lavoratori alla direzione politica e sociale del paese”. Sostenuta dall’elaborazioe di “una teoria incentrata sulle peculiarità nazionali del nostro percorso verso il socialismo, anzichè ripercorrere gli schemi consueti e logori della dittatura del proletariato”. Il Fronte della Gioventù, “organizzazione giovanile unitaria”, impegnata nell’assistenza ai lavoratori, nella valorizzazione della cultura popolare e del tempo libero e nelle iniziative culturali atte a rompere la cultura d’élite. Solidarietà e mutualità, partecipazione, cooperazione internazionale, fino alla nascita dell’Arci, sua creatura che si forma di lì a poco e che, negli anni Sessanta, organizza l’ascolto di Non è mai troppo tardi sulla Rete Rai della TV, destinato alla lotta contro l’analfabetismo.

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