Ieri bella serata nel ricordo dei fratelli Fois

30 Dicembre 2022
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Andrea Pubusa

Abbiamo sentito, ANPI e CDC di Cagliari, il dovere politico e morale di ricordare i fratelli Fois di Porto Scuso, nel centenario del loro assassinio per mano fascista. La serata e’ iniziata con una sorpresa, un imprevisto piacevole. Si e’ presentato un giovane: “sono Davide Fois. Salvatore Fois era mio bisnonno“. Il relatore, che si apprestava ad illustrare il contesto storico delle due uccisioni, lo ringrazia e gli cede subito la parola. Siamo tutti curiosi di sentirlo. Non ci delude. Ci rivela molti particolari della famiglia, origine, condizione sociale, posizione dirigente nella federazione dei battellieri e nell’amministrazione comunale. E’ per questo che i fascisti nella spedizione punitiva Portoscuso, il 29 dicembre del 1922, due mesi dopo la marcia su Roma, cercano i fratelli Fois per impadronirsi di Portoscuso. La loro tattica era colpire i sindacati, le cooperative e gli amministratori socialisti per poi fare come a Roma, impadronirsi del comune, e di tutte le realtà sociali, eliminando gli avversari. Sennonché i fratelli Fois non si arresero. Non fecero come Vittorio Emanuele a Roma di fronte alla marcia e a Mussolini. Salvatore oppose un netto rifiuto alle pretese di sottommissione  dei fascisti e fu freddato vigliaccamente. Luigi ebbe la stessa sorte perché istintivamente si scaglio’ contro gli assassini del fratello.

Dopo l’intervento di Davide Fois,  l’assemblea e’ andata secondo programma. Introduce Andrea Pubusa, che ricorda la crescita impetuosa del movimento operaio nell’iglesiente a cavallo fra ‘800 e ‘900 e la reazione industriale ed agraria, il blocco sociale fascista, che diede vita al fascio di Iglesias, finanziato dai padroni delle miniere, Sorcinelli anzitutto, proprietario della miniera di Bacu Abis e de L’Unione sarda, il maggior giornale dell’isola. E’ questo il contesto storico in cui si colloca la “marcia su Portoscuso” e l’uccisione dei fratelli Fois.
Poi intervengono gli attori, Piero Marcialis e Rita Atzeri. Evocano killer e processo. Jago Siotto, Emilio Lussu, Pietro Mastino, avvocati di parte civile, difensori dei parenti delle vittime. Tendono a escludere le responsabilità del governo. Temono che facendo il processo al regime, possano perdere la causa. Vogliono che i giudici valutino solo il fatto, i due omicidi, da cui la responsabilità dei fascisti risulta chiara e inconfutabile. E infatti le conclusioni del procuratore accolgono la impostazione delle parti civili. Niente legittima difesa, nessuna rissa, come prospettavano le difese degli imputati, ma solo assassinio premeditato e a sangue freddo.
La sentenza di condanna fa giustizia, ma suscita interrogativi fra i presenti. La discussione entra nel merito dei fatti e della decisione. Perché le attenuanti in un delitto così efferato e ingiustificato? Perché una pena pesante, 15 e 22 anni, ma, al tempo stesso, leggera? Il fatto sembra meritare una pena più severa. Esiste anche l’ergastolo. La magistratura era ancora indipendente, ma pur sempre condizionata dal fascismo ormai al governo.
I presenti non solo ascoltano ma partecipano attivamente e criticamente. Non suscita interrogativi la grazia concessa dal ministro fascista Rocco e neppure la revoca di essa dopo la Liberazione. Paiono decisioni ovvie e scontate. Ci si è invece interrogati sul perdono della famiglia che chiuse la vicenda con la scarcerazione dell’unico sopravvissuto dei condannati. Quali le ragioni del perdono? Il crimine appare imperdonabile. Tante le ipotesi fra i presenti, da spettatori divenuti protagonisti. Ma entriamo nel campo dei valori morali, religiosi, etici delle persone, dei parenti degli uccisi. Un terreno intimo, scivoloso e insondabile. Difficile dare spiegazioni univoche.
Qui finisce il dibattito ed entra in scena il coro dell’Anpi. Gradevole, piacevole, coinvolge tutti nel canto. Si chiude ovviamente con “Bella ciao”. Poi i dolcetti, lo spumante e gli auguri. Bella serata nel ricordo di due grandi uomini, resistenti, fra i primi.

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