Carbonia. La delegazione di Carbonia al Congresso: la produzione Sulcis, non per la vendita sui mercati ma per la trasformazione in loco. “Ormai radicata la coscienza della indissolubilità del problema minerario dal problema agricolo”

11 Febbraio 2024
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Gianna Lai

Oggi, domenica, un nuovo post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.

Dagli Atti del Convegno, ancora i temi della crisi mineraria e della necessità di unire “l’aspetto propriamente industriale del bacino minerario e l’aspetto agricolo del basso Sulcis, che ne costituisce il retroterra”. E gli studiosi, “dall’ing. Levi all’ing. Carta, all’ing. Moretti, a tanti altri studiosi e tecnici, tutti hanno concordato nel riconoscere il valore del nostro prodotto e la economicità dello sfruttamento del bacino”. Citando la relazione Ruggeri - Fois, il documento dice che il bacino sulcitano è “una necessità, oltre che regionale, nazionale”, mentre la crisi si va “rapidamente allargando fino a investire in pieno i nostri centri estrattivi, da Ribolla a Pietrafitta, a Bacinello, a Valdarno”. A Carbonia “la produzione è scesa del 25% circa, dal ‘47 ad oggi e il numero degli operai del 50%;… negli ultimi mesi un aggravamento, a causa dei forti stock di combustibile importati in Italia, da altri paesi, in previsione dello sciopero dei minatori americani. La fine dello sciopero ha trovato ancora invenduta buona parte del combustibile importato, e in avanzato processo di autocombustione, ragion per cui è stato ultimamente deliberato di mettere in vendita un ingente quantitativo di 215.000 tonnellate al prezzo di lire 8.000, il carbone buono, e di lire 6.000, il carbone combusto. Queste ed altre cause, quale la concessione di una licenza per l’importazione di 25.000 tonnellate di carbone jugoslavo dell’Arsa, niente affatto migliore del nostro Sulcis, hanno determinato l’accumularsi di 300.000 tonnellate di carbone sardo nel porto di S. Antioco, negli stabilimenti di arricchimento e negli stessi cantieri; giacenza che, solo ora, con difficoltà immense, si comincia a smaltire”. Mentre “Le condizioni tecniche generali delle nostre miniere non sono affatto migliorate e le attrezzature sono vieppiù logorate, di modo che l’operaio si trova con strumenti inefficienti e insufficienti. Basti pensare al fatto che, nei soli cantieri di Carbonia, vi sono 400 berline… fuori uso e non si ha il materiale per fare la necessaria riparazione”.
E prosegue il documento sulle paghe, dalle tabelle in vigore dal 1 dicembre 1949, “la favolosità dei salari dei nostri operai è tale che impedisce loro soltanto di non morire di fame”. Sul totale di 8 ore, Operai specializzati lire1.049,90; qualificati lire 968,80; comuni lire 933,60; manovali lire 883,80; donne capo famiglia lire 697; ragazze e ragazzi 16 anni lire 472,40”. E poi “la tabella dei prezzi dei generi alimentari e di prima necessità: pane al kg. lire 100; pasta lire 125; latte (un litro) lire100, carne lire 550; pesce lire 300; formaggio lire 800; zucchero lire 270; frutta lire 120; verdura lire 60”. Quando il totale importo giornaliero del fabbisogno calorie, per un operaio addetto al lavoro della miniera, minimo 4.000 calorie giornaliere, è di lire 518”. Così vive la “laboriosa popolazione del nostro centro minerario,… quale oggi la prospettiva?”. Se “il Senato ha espresso il suo voto favorevole sul Progetto Carbosarda-risanamento e sul Piano Levi, dietro presentazione di un ordine del giorno del senatore ono⁰revole Lussu, accettato dal governo come raccomandazione, analogo impegno… alla Camera, con un ordine del giorno dell’onorevole Laconi”, e si appresta a farlo il Consiglio regionale, “niente, al momento, si è tuttavia realizzato per affrontare la crisi”. Di sicuro ad opporsi “il trust monopolistico della energia elettrica: la Ses non vede certo di buon occhio il fatto che a Carbonia sorgano delle centrali termiche che permettano alla Carbosarda di sganciarsi dalla fornitura Ses”, perciò la parola d’ordine deve essere “utilizzare l’acqua per l’irrigazione dei campi, il carbone per produrre energia e concimi chimici”. Non per la vendita dunque, data la condizione dei mercati, ma in vista della trasformazione in loco.
Per quanto riguarda la bonifica del Basso Sulcis, la Relazione parte dal movimento dei contadini e dei disoccupati, che “ha messo in luce l’arretratezza e la miseria delle masse popolari,… in primo piano, come protagoniste e maggiori interessate alle trasformazioni in corso, le masse popolari del Sulcis. Ed è proprio in questa lotta che si è maggiormente chiarito il legame che unisce il centro mineraio alla zona contadina: sono stati gli operai di Santadi e Giba e Narcao, occupati a Carbonia, a indicare la giusta via del benessere per le popolazioni del Sulcis. Le opere progettate, pur interessando per l’aspetto irriguo solo una piccola parte dell’intero comprensorio dei Consorzi riuniti per la Bonifica del Basso Sulcis, potrebbe dare occupazione fissa a 600 famiglie, vale a dire a tutta la popolazione dei centri di Palmas Suergiu, Piscinas, Narcao, Nuxis, Masainas, Villarios, Tratalias, Santadi”. Pur restando “di competenza dello Stato, i canali adduttori e secondari e la diga di Montepranu,… tre i problemi di maggior attualità,… 1) completare i lavori pubblici di canalizzazione e arginatura e completamento della diga; 2) sollecitare i privati perché completino le opere di bonifica loro spettanti; 3) iniziare o completare la costruzione delle strade che rientrano nel piano di bonifica dei vicinali… E’ la regione che deve a questo punto intervenire”, si legge nel documento, “gli elementi di riforma da introdurre dovrebbero assicurare, attraverso il Consorzio e attraverso la cooperativa, la fissazione stabile sulla terra… di quelle migliaia di braccianti del Basso Sulcis che… vivono in uno stato di disoccupazione semipermanente”. Per poi concludere ricordando come nel Sulcis si è ormai “radicata la coscienza della indissolubilità del problema minerario dal problema agricolo. La stabilità e lo sviluppo di Carbonia” rappresenta infatti, per i contadini sulcitani, contro il monopolio delle navi AcaI che si riforniscono nella penisola, “un vario e sicuro mercato di assorbimento delle loro derrate, mentre garantisce ai cittadini dei centri industriali un approvvigionamento rapido ed economico di generi fondamentali: su questa complementarietà di interessi si fonda la necessaria e logica alleanza fra i vari strati di contadini del Sulcis e gli operai e gli abitanti di Carbonia”.
E poi la meccanizzazione e la elettrificazione delle campagne e concimi e anticrittogamici, l’utilizzazione chimico-elettrica del carbone può garantire all’agricoltura tutti i prodotti industriali ad essa necessari.
Vi si accompagna il Memoriale del Comitato Agricoltori di Carbonia: Salari e Cassa mutua e Assicurazione infortuni, e quello dei disoccupati di Bacu Abis, scuole, case popolari, mercato e cantieri presso l’azienda agraria.

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