L’immorale della favola

29 Agosto 2009
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Galapagos

Da “Il Manifesto” del 26/06/2009 -

Per Luigi Pintor le vere emergenze morali e economiche dell’Italia erano l’evasione fiscale e i morti sul lavoro. Nel 2008 le morti («grazie» alla crisi) sono diminuite, ma l’evasione imperversa. Lo slogan «pagare meno, pagare tutti» è rimasto scritto sulla sabbia. L’Italia dei poveri assume contorni precisi: non quella dei veri poveri, ma quella dei «ricchi-poveri» che si mischiano nella folla degli 11 milioni di contribuenti che denunciano al fisco meno di 6 mila euro l’anno, che usufruiscono di alloggi in case popolari (sottratte ai veri poveri) e al tempo stesso hanno livelli di vita, e patrimonio elevatissimi. L’ultima scoperta della Guardia di finanza a Padova e dintorni è esemplare: nei parcheggi delle case c’era un autosalone di extra-lusso: Porche, Jaguar, Bmw. C’è chi possedeva barche a vela o ville di ingente valore. Ma uno di loro, negli ultimi 4 anni, aveva denunciato un reddito medio di 2.500 euro. Le Fiamme gialle lo hanno moltiplicato per cento.
Ieri la Corte dei conti ha lanciato un nuovo allarme: ha stimato che il recupero dell’evasione fiscale porterebbe nelle casse dello stato almeno 100 miliardi di euro l’anno. Ma ha aggiunto «è un recupero arduo». Perché? Chi evade ha spesso la certezza dell’impunità e l’ammirazione sociale perché gli evasori vengono giudicati dei furbi da imitare. Infine, la reiterazione dei condoni: Tremonti ne ha fatti a valanga e si appresta a farne altri. E’ in arrivo quello sui capitali detenuti clandestinamente all’estero, ma anche quello tributario per gli ultimi tre anni, tanto che i commercialisti invitano i clienti a non pagare le tasse del 2008. Tremonti si vanta di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani», ma da sempre allunga una mano per elemosinare quel che gli evasori ritengono di versare per mettersi in regola con la giustizia fiscale e quella penale.
Il governatore di Bankitalia ieri ha sostenuto che per favorire la ripresa, oltre a realizzare riforme, occorre rilanciare i consumi e sostenere l’occupazione. Le risorse non mancherebbero: se emergesse un po’ di evasione fiscale sarebbe possibile aumentare le pensioni dei veri poveri e tagliare le tasse dei lavoratori. Ma questo governo non lo farà. Nei documenti pubblici è evidenziato: cifre ridicole come ricavato della lotta all’evasione. Che ha ripreso alla grande (soprattutto per l’Iva) come scrive oggi su il manifesto Alessandro Santoro, uno dei massimi esperti fiscali italiani. E come testimonia una indagine svolta dall’Associazione dei contribuenti italiani (crescita del 9,7% dell’evasione nei primi 5 mesi). Da ultimo, il «Rapporto» pubblicato ieri dal Centro studi Nens che fa le pulci ai conti pubblici italiani.
La Corte dei conti, non bastasse, ha denunciato una nuova emergenza: «una vera e propria tassa immorale» di 50/60 miliardi l’anno, derivante dalla corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Chi paga questa tassa? Ovviamente quelli che già versano al fisco fino all’ultima lira. A beneficarne sono i soliti noti che non hanno problemi a pagare profumatamente quelle che la stampa «per bene» definisce «escort»: ogni mezzo è utile per non interrompere la catena della corruzione.

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