Né indulto, né amnistia, ma…

22 Ottobre 2013
1 Commento


Andrea Murru - Centro Democratico Sardegna

E’ di stretta attualità il dibattito sulla situazione carceraria, da anni definita al collasso e per la quale è la stessa Unione europea a chiederci di porvi rimedio.
Tuttavia una classe politica da sempre impegnata nel facile compito delle mera contrapposizione ideologica rischia, anche stavolta, di guardare al dito, senza nemmeno scorgere il chiarore della luna.
L’ennesimo referendum pro/contro amnistia e indulto ha portato ad erigere due muri contrapposti che stanno perdendo di vista i veri problemi che, invece, si dovrebbero affrontare, in primis l’alto numero di suicidi all’interno delle nostre carceri, che vedono coinvolti non solo i detenuti ma anche tanti appartenenti al personale penitenziario. Strutture spesso fatiscenti ed, in alcuni casi, nemmeno a norma; carenza di personale, mancata attuazione del dettato costituzionale che prevede la rieducazione del condannato e che non potrà mai attuarsi nel momento in cui non vi sono programmi ne risorse che prevedano lo svolgimento di un’attività lavorativa e formativa; carenza o totale mancanza di figure di supporto psicologico.
Ed allora rivolgo un appello a tutte le forze democratiche di questo Paese affinchè si superi questa terribile inerzia e che si sposti l’angolo della propria visuale dal mero contrapporsi di accuse reciproche verso una più salutare azione politica rivolta alle condizioni inumane nelle quali deteniamo dei cittadini. Si vuole levare ogni possibile dubbio che il provvedimento possa esser pensato (e magari attuato) pro Berlusconi, ed allo stesso tempo evitare d’incorrere nell’ennesima procedura d’infrazione comminata dall’Europa? Allora né indulto né amnistia ma:
1) Rivisitazione dell’istituto della “carcerazione preventiva” e contestuale liberazione dalle carceri di coloro che sono in attesa di giudizio (in ossequio a quell’art. 27 della Cost che Ci piace tanto);
2) Abrogazione della Fini - Giovanardi che, non distinguendo tra droghe leggere e pesanti, passa ora al vaglio della Corte Cost in quanto “”non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all’esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario”;
3) Abolizione del reato di clandestinità ;
4) Maggior ricorso alle pene alternative al carcere soprattutto ove si tratti di pene detentive brevi ;
5) Ove non bastasse, apertura delle strutture carcerarie vuote presenti sulla gran parte del territorio nazionale.

1 commento

  • 1 Stefano Abis
    22 Ottobre 2013 - 10:12

    Condivisibile il ragionamento di Andrea. Il problema delle carceri del nostro paese è un’emergenza? Certo che lo è, e lo è sotto vari aspetti quello economico, sociale e umano. Il problema è che non lo è da oggi e si sarebbe potuto risolvere senza arrivare all’emergenza. Non c’è bisogno di indulti o amnistie, basterebbe semplicemente abrogare la legge antidroga “Fini-Giovanardi” che determina la carcerazione non solo dei trafficanti ma anche dei semplici consumatori o coltivatori di cannabis. Ebbene, mentre i trafficanti costituiscono un pericolo sociale gli altri no. Quindi l’eliminazione di questi reati (consumo e coltivazione di cannabis) dal codice penale avrebbe vantaggi, soprattutto duraturi, che non avrebbero amnistia e indulto. Senza voler tediare eccessivamente si possono riportare alcuni dati ufficiali: il reato che comporta il maggior numero di detenuti è quello di produzione e spaccio di stupefacenti parliamo di 23.094 persone (di queste, 14.378 sono condannate definitivamente mentre 8.657 sono in custodia cautelare e 59 internate). Da sola, questa legge produce più detenuti di quelli che forniscono i tre reati che la seguono in classifica messi insieme:
    Stupefacenti 23.094
    rapina: 9.473
    omicidio volontario: 9.077
    estorsione: 4.238
    Altro falso problema la Bossi-Fini.
    In diritto europeo e la Corte di Giustizia hanno decretato l’incompatibilità della carcerazione detentiva per il reato di clandestinità e consente solo la detenzione amministrativa per un massimo di 18 mesi nei CEI. Da qui la Bossi-Fini prevede una contravvenzione, quindi un reato meno grave, punito con un’ammenda da 5mila a 10mila euro. Di fatto legge inapplicabile perchè l’immigrato non può pagare. La legge non permette concretamente neanche l’espulsione. Quindi possiamo dire che per come previsto il reato di clandestinità è inutile e non funge da deterrente ma non è causa di affollamento delle carceri.
    L’europa bacchetta l’Italia per la sua disorganizzazione nella gestione delle carceri. Le chiede condizioni di civiltà che si ottengono costruendo nuove carceri dopo aver messo in servizio quelle terminate da anni e mai rese operative. Si ottengono assumendo personale carcerario e dando loro condizioni lavorative umane (sono carcerati anche loro in un sistema inadeguato), lo si ottiene finendola di fare leggi moralistiche come la Fini-Giovanardi e studiando pene alternative. Credo che un paese civile debba trovare il modo di garantire la CERTEZZA della pena (e lo deve alle vittime dei reati) senza disumanizzare la detenzione per quanto nelle carceri ci possano essere delle bestie della peggiore specie. Uno Stato di diritto garantisce il rispetto della persona in ogni sua condizione. Una politica seria avrebbe risolto il problema da anni e non oggi con il sospetto, poi, che la proposta sia fatta per salvare Silvio Berlusconi. Francamente lo si potrebbe anche indultare (non amnistiare) se questo servisse a salvare la dignità, sempre minore, dell’Italia e segnasse la fine del berlusconismo di malaffare.

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