Zedda, SEL, PD: a Cagliari è tempo di bilanci

31 Marzo 2016
3 Commenti


Andrea Pubusa

(nelle foto: giardinetti e Zedda)

Di solito a fine mandato si fanno i bilanci sulle amministrazionI e sui governI. Su Zedda, oltre a quello specifico sulle promesse non mantenute, se ne può fare uno più a monte, sul quadro generale esistente cinque anni fa rispetto a quello attuale. Perché già questo è importante, forse dirimente. E allora proviamoci. Anzitutto, cinque anni fa, era altra cosa Sel e anche il Pd. Sel giocava all’alternativa nei riguardi del suo alleato maggiore. In realtà, non si trattava di una vera alternativa, ma, pur nello stesso orizzonte, Vendola formulava una versione piu di sinistra rispetto alla proposta del PD sui temi del lavoro, della pace, dei diritti. Il Pd di Bersani stava al gioco e, con le primarie di coalizione, lasciava al popolo di centrosinistra la possibilita di scegliere tra candidati d’apparato e candidati (almeno apparentemente) di movimento. Insomma, il buon Bersani lasciava che venissero esclusi dalla candidatura i personaggi meno presentabili del proprio partito, nell’ottica che ciò che contava era allargare l’area del consenso e assicurare la vittoria della coalizione. Per ricordare i casi più noti, è successo, grazie a questa intesa, che Vendola abbia stravinto due volte in Puglia e che Pisapia abbia prevalso a Milano. E cosi in tanti altri luoghi, come anche a Cagliari, con Zedda, presentato come candidato di rinnovamento, anche generazionale. Personalmente, non ho mai creduto all’alternativitá di Massimo perchè l’ho visto all’opera all’interno di Sinistra democratica e sono rimasto sconcertato non solo per la sua capacità tattica, insolita in una persona di quell’età, ma per la sua visione esclusivamente e assolutamente manovriera della politica, con l’uso strumentale degli argomenti, degli slogan, degli obiettivi. Il gruppo giovanile che lui capeggiava e che aveva sede, in prevalenza, alla sezione Pasolini dei DS si è rivelato ai miei occhi quanto di più deteriormente orientato mi sia capitato di vedere all’interno della sinistra nella mia ormai non breve esperienza politica. Ma a Cagliari il popolo della sinistra ci ha creduto e ha bevuto, speranzoso, lo slogan “Ora tocca a noi”. In questo è stato aiutato dal PD, che ha montato primarie truccate, candidando Antonello Cabras, del tutto estraneo a Cagliari, e sopratutto assolutamente e ostentamente disinteressato alla contesa, tant’è che durante la campagna delle primarie se ne andò negli USA.
A parte questi elementi, sta di fatto che, cinque anni or sono, SEL si presentava come soggetto del centrosinistra più permeabile alle istanze dei movimenti di quella stagione a partire dai girotondi, fino alle manifestazioni per la pace e per il lavoro.
Di tutto quello cos’è rimasto oggi? Visto l’esito modesto della giunta Zedda, tutta giardinetti e niente partecipazione, socialità e innovazione, ora si può ben dire che il notabile sia lui, Zedda, come tale individuato dall’establishment del PD, che, proprio per questo, non ha ritenuto necessarie le primarie, additando – per bocca di Renzi – il sindaco cagliaritano come l’esempio, per la sua subalternità, della possibile alleanza con la sinistra dello schieramento capeggiato dal PD.
In questo quadro, non solo sono completamente scomparsi e, a dire il vero, neanche enunciati dallo stesso Zedda, ogni velleità o proposito alternativisti, ma Massimo, col suo solito fiuto, ha capito che è in atto una conversione di settori dell’elettorato moderato verso di lui, di tale entità da compensare le inevitabili perdite sul versante di quanti avevano creduto con entusiasmo allo slogan “Ora tocca a noi!”, e sono rimasti delusi nella sua aspettativa partecipativa oltre che, ovviamente, nei contenuti (le due cose sono strettamente connesse).  
Insomma, il mutamento della natura dei soggetti, SEL locale e PD, la conseguente eliminazione delle primarie, anche nella versione “farsa”, ci dice che la candidatura Zedda è espressione dei ceti moderati cagliaritani e di quanti, nella sinistra, capiscono i processi con qualche anno di ritardo.
Eppure Zedda, nonostante tutto, ha molte probabilità di vittoria. Anzi, ha rafforzato questa chance proprio col suo svelamento moderato di fronte all’elettorato centrista, per di più privo di un candidato unico e forte. Questo spostamento al centro lascia molto spazio a Cagliari Città Capitale con Lobina e al M5S con la Martinez. Lo sapranno coprire? That is the question.

3 commenti

  • 1 Verso le elezioni comunali di Cagliari | Aladin Pensiero
    31 Marzo 2016 - 08:41

    […] di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi […]

  • 2 Franco Meloni, direttore Aladinews
    31 Marzo 2016 - 10:42

    Com’è difficile l’unità, soprattutto a sinistra!
    Il quadro della contesa sembra comporsi con la semplificazione delle forze in campo: il centro destra cerca credibilmente di unificarsi intorno a Massidda e il centro sinistra lo è già intorno a Zedda. L’unica area dispersa è quella del terzo polo, all’inseguimento di un posto o forse due (i sondaggi sono incerti sulle piccole formazioni) in Consiglio comunale, incapace, allo stato, di porsi come alternativa vera ai due blocchi (sostanzialmente identici). L’appello che noi vogliamo fare - come cittadini che non ci stanno al teatrino della politica (il centro destra e il centro sinistra sono come ladri di Pisa) - è per l’unificazione del terzo polo, formato dalle liste di Enrico Lobina, Paolo Matta e Paolo Casu. Altra lista omogenea è quella del movimento 5 stelle - candidata sindaca Antonietta Martinez - con il quale è difficile stabilire alleanze per l’impostazione (vincolante?) data da Grillo. Tuttavia occorre insistere: un’unica coalizione con un unico candidato sindaco del terzo polo andrebbe attendibilmente al ballottaggio con uno dei due contendenti dei blocchi tradizionali. Questo è veramente un sogno, ma i sogni a volte si avverano. Non lo è invece l’aggregazione dei tre (Casu, Lobina, Matta) che potrebbe essere realisticamente percorribile, con sicuro significativo successo elettorale, sempre che a pressare per questa soluzione siano i cittadini interessati, dato per scontato le naturali e perfino legittime resistenze dei rispettivi “direttivi”. Per una volta si faccia Politica!

  • 3 admin
    31 Marzo 2016 - 19:10

    Andrea Pubusa

    Caro Franco,

    penso anch’io che la frammentazione sia un danno grave. L’aggregazione che tu proponi mi sembra ragionevole e utile. Infatti, è auspicabile che in Consiglio ci sia una pattuglia robusta con Lobina, battagliera, capace di proposta e aperta all’intelocuzione coi movimenti e con l’area democratica cagliaritana. Niente di tutto questo, ormai, possiamo aspettarci da SEL, completamente subalterna al PD. e per di più, almeno in alcuni dei suoi esponenti maggiori parte della Casta (escluderei Michele Piras).
    Ritengo però si debba riflettere anche sul secondo turno ove, com’è possibile, il M5S vada al ballottaggio. Una coerente lotta contro la Casta, rende il voto al M5S obbligato. Non mi pare ci siano altre strade. Che ne dite? Comunque ora si stringa sull’unità, come proposto da Franco Meloni per dare al popolo democratico cagliaritano un referente elettorale più forte.

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