Amsicora
Caro Paolo,
scusa se io le chiamo “is” e non “sas” Primarias, ma mi son sulcitano e di lingua madre, e da noi “le” (articolo) suona “is” e non “sas“. Varianti, niente più, come “acqua” suona “aqua” e non “abba”, mentre qualcuno arrogantemente ha chiamato Abbanoa “Abbanoa” e non “Aquanoa“. Eppure noi campidanesi siamo di più, e poi anch’io so che in latino si dice “aqua” (da akːwa/, ˈakkwa) e non “abba”. Noi campidanesi siamo più vicini al latino. Ma che faccio? Mi metto a fare lezione di queste cose a te che sei filologo? Che presuntuoso! Meglio lasciar perdere, e poi: bando alle divisioni fra sardi! Siamo Natzione o no? Non possiamo perderci in queste banalità.
Caro Paolo, non so perché sto - stupidamente lo ammetto - divagando. Veniamo a noi e ai miei dubbi, ai miei quesiti su Is Primarias. Questa consultazione popolare - come tu e Franciscu dite - è rivoluzionaria, che dico? è essa stessa una rivoluzione, preordinata com’è ad affermare l’esistenza di una nazione, non di una qualsiasi, nientemeno della Natzione sarda. Ma - ecco il punto - per questa rivoluzione da tastiera avete stabilito un quorum di validità? Poniamo che alla conquista del Palazzo d’inverno online partecipino in 50 mila e dicano sì in 49 mila, la Natzione c’è o non c’è? Bel problema! Ammetterai che il quesito è legittimo, e le altre centinaia di migliaia che non hanno partecipato? Per loro applichi il silenzio-assenso? Una rivoluzione sui generis della maggioranza silenziosa? Li consideri dei sì? Li unisci ai favorevoli e dici che quasi tutti i sardi hanno detto sì alla Natzione, che questa c’è per acclamazione? Oppure non li consideri? Non li conti e hai sempre vinto tu?
Caro Paolo, in un referendum di questa portata “istituzionale”, di più “istitutivo”, costituzionale e costituente della Natzione, una rivoluzione in senso giuridico, un quorum ci vuole. Non vorrai fare come Puigedemont & C che hanno fatto un referendum e hanno proclamato l’indipendenza della Catalogna “a minoranza“, e poi si è visto come è andata. E’ scappato a gambe levate e gli altri son finiti in galera. Bah, a voi non verrà riservato neanche quell’onore; se tu e Franciscu non volete essere seppelliti da una risata, dammi retta, un quorum di validità fissatelo.
Poi che fate - se vincete fra voi e voi - con balli e canti sardi, vi recate in costume al Nuraghe Losa e proclamate la “Natzione sarda”? E da lì, come un novello Giomaria, parti e marci su Cagliari e proclami la Natzione? Fai oggi quel che all’Alternos non riuscì in quell’esaltate ma tragico 1796? Se vuoi far così, accomodati, ma sei sicuro di non rischiare, non l’esilio, ma il ridicolo? E noi, che non ci arruoliamo fra i miliziani sardi al seguito tuo e di Franciscu, contiamo o no? O siamo i soliti antinatzionali, di cui è piena la storia della Sardegna? Chi siamo? I servi dello Stato italiota, come i Villamarina e i Vallermosa lo furono dei Savoia? E se il Consiglio regionale non ti segue? E’ traditore come gli Stamenti in quel maggio del 1796, quando destituì Angioy ed emise una taglia sul suo capo?
Caro Paolo, non dirmi che ti sto importunando. Credimi, lo dico perché la cosa riesca bene, sia credibile, questi sono problemi seri. Vuoi passare alla storia come un padre fondatore o come un saltimbanco? Guarda che non sto esagerando. Questa è la posta in gioco.
Infine, caro Paolo, non tacciarmi da leguleio o, peggio, da barocco azzeccagarbugli se ti chiedo: chi è legittimato a partecipare a is Primarias, o - più semplicemente - chi ha il diritto di voto? Tutti quelli che vogliono? Anche i non sardi e i burloni? Non succederà, ma se qualcuno ti organizza un massiccio voto contrario? E votano solo i sardi o anche i continentali, comunitari o anche extra? Lo dico sommessamente: a me pare che per la “Sarda Rivoluzione” devono votare solo i sardi. Dobbiamo creare la sarda Natzione o no? Del resto nel vostro manifesto non avete scritto “Primarias. La Sardegna decide”? Sardi, dunque, solo sardi. Solo i residenti o anche gli emigrati? Non so se posso permettermi o se ci hai già pensato, io credo che la legittimazione debba essere accertata in modo rigoroso, sicuro, con criterio conforme alla decisione da assumere col voto. Dobbiamo stabilire se esiste la Natzione sarda, ossia se noi siamo un popolo stanziato in un territorio con comunione di lingua, religione e storia. Bene, lasciando da parte la storia che non è e non può essere messa ai voti, e la religione, che ormai (grazie alla Costituzione italiana, pardon! italiota) è la religione laica che ammette la libertà di credo e non, mi concentrerei sulla lingua (anche qui il campidanese “lingua” è più simile al latino di “limba“, che non si sa donde venga). Bel rompicapo! Fare un esame di sardo? Ci vorrebbero i prossimi 50 anni! E tu e Franciscu dovete arrivare alle prossime regionali con la pratica chiusa, la Rivoluzione fatta. E allora che fare? Io un’idea modestamente ce l’avrei, ed è asserverata dalla storia sarda, anzi da un momento alto e glorioso di essa. Sai quale è il criterio più sicuro? Chiedere all’aspirante rivoluzionario “Nara cixiri”! La pronuncia della x sarda vale quanto un’analisi del Dna per stabilire la sardità degli individui. Nara cixiri, dì cece, ecco la domanda. Non è questa la mitica richiesta che urlavano i popolani di Villanova, Stampace e Marina, in faccia ad ogni persona in sospetto d’essere piemontese, nell’acropoli di Castello messa fund’a susu in su trumbullu del 28 aprile del 1794? Chi rispondeva con la pronucia corretta era dei nostri, chi, invece, diceva “cicsiri” o simili o peggio non capiva, era sicuramente piemontese e veniva caricato sulle navi e spedito (”scommiatato“) a Torino. Che te ne pare? Un esame semplice per stabilire chi partecipa a is Primarias e chi no, veloce e infallibile! Collaudato!
Ma, a proposito, caro Paolo, nara cixiri…
2 commenti
1 Aladin
28 Novembre 2018 - 08:25
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=90432
2 aldo lobina
28 Novembre 2018 - 12:39
Belle domande, Amsicora!
Ti giro un messaggio di Nicheddu, un amico incontrato questa mattina nelle campagne del mio paese, anche lui non molto tenero con l’espediente di Maninchedda. Ti scrive così:
“Abbarrit calmu, su cumandanti, no impottat a s’inchietai, no serbit chi s’infelonit, a spaciai tinta po de badas. Non ddi balit sa pena.
Nos Sardus narona seus abituaus a chini si ‘olit improsai e no bicaus prus, o bicaus meda prus pagu.
Cussas primarias no funti fiantzas de demogratzia, po cumenti ‘ddas anti pensadas.
Ca a votai non est a jogai.
A marjani ddi praxit a brullai e deu sigu a cantai:
“ Ah! Balla, is topis a pillu
E ti fait a titivillu
Chi ti praxit, Maninchedda!
A una passad’’e pabedda!”
La serietà della nostra gente, anche quella più umile, non può essere importunata, se non offesa, attingendo a sistemi propagandistici che si risolvono in moderne pantomime webeti. Le domande di Amsicora mettono giustamente in dubbio l’attendibilità di quella consultazione e financo l’autenticità dello spirito che la invoca. La canzonatura finale di Nicheddu testimonia questo sentimento.
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