Gianna Lai
Ancora un post domenicale sulla storia di Carbonia. Il primo lo abbiamo pubblicato l’1 settembre scorso.
-In tempo di guerra, si sofferma su Carbonia una buona parte delle relazioni prefettizie, partendo da quella del
2 aprile 1942, a chiarire come fosse importante la produzione mineraria e connessa la vita della città al resto del territorio e al capoluogo dove, naturalmente resta ‘concentrata tutta la vita economica, industriale e commerciale della provincia’. E parla in prima persona il Prefetto e prende posizione sulle singole questioni, prima di tutto quella sua proposta, già accennata nel precedente paragrafo, di attivare a Cagliari nuove lavorazioni, prima dell’imbarco dei materiali. ‘Intensificate le produzioni minerarie di questi 2 anni di guerra, ho consegnato il promemoria al ministero dei lavori pubblici sulle possibilità e necessità della provincia, con opportunità di eseguire sul posto la disintegrazione di quei prodotti, in modo da diminuire il fabbisogno di tonnellaggio. Mercè mio interessamento appaltati i lavori di costruzione della ferrovia Carbonia-Villamassargia-Domusnovas, per il trasporto del carbone alle banchine di Cagliari, carbone che potrà trovare impiego anche qui, nel dopoguerra’. Per poi soffermarsi sui problemi interni alla miniera, ‘il Duce ha ordinato all’ACaI di portare a 2 milioni di tonnellate annue la produzione di carbone, ma queste sono le difficoltà che vi si oppongono: 1) Mancanza di manodopera specializzata per la lavorazione in galleria, dovuta in parte al richiamo alle armi degli operai. Si è cercato di rimediare con prigionieri di guerra, a Carbonia assegnati in numero di 2mila, che si son rifiutati di scendere in miniera.2) Scarso rendimento dovuto, in parte, alle numerose assenze, una maggiore educazione dell’operaio e un richiamo ai suoi doveri, sarebbe desiderabile da parte delle organizzazioni sindacali. 3) Mancanza di tonnellaggio disponibile per il trasporto del carbone da Sant’Antioco al Continente, che costringe spesso l’ACaI a rallentare la produzione, non avendo banchine disponibili per il deposito del prodotto’. E sulla nomina di Piga, ‘l’amministrazione del Podestà ancora tenuta dal Ragionier Piga, che tuttavia non ha conoscenze tecniche e amministrative che possano corrispondere alle necessità contingenti’. E allora si devono registrare in città ‘disordini nel tesseramento per i generi di prima necessità’, sottolineerà in seguito il prefetto, e un peggioramento della situazione, ‘ho fatto rapporto al Ministero dell’agricoltura per la consegna dei legumi dal Continente a Carbonia, senza i quali non possono funzionare le mense in città, mancando anche il grasso per le minestre e la carne, tutta destinata dalle autorità militari all’esercito, che dovrebbe invece essere rifornito di carne congelata proveniente dal Continente’. Fino a quando, mantenendosi ‘difficilissimo il problema dell’alimentazione nelle zone minerarie, dove non si sa come approntare le minestre e i pasti delle mense aziendali, data la mancanza di carne e di legumi’, il prefetto Leone non chiederà che gli venga ‘conferita l’autorità di disporre e di coordinare le risorse nell’isola, in fatto di prodotti alimentari’.
Dedicata ancora a Carbonia la relazione del 1 aprile 1943, sul mese di marzo, per meglio dire alla smobilitazione di Carbonia, come abbiamo già visto in un precedente paragrafo: ‘Motivo di particolare preoccupazione in questo momento è la parziale smobilitazione dell’attività mineraria in Carbonia. A parte il fatto che tale smobilitazione ha prodotto penosissima impressione in provincia, essendo in provincia i due centri di Mussolinia e Carbonia considerati come il più fulgido esempio dell’attività del regime, si vede oggi con animo addolorato la riduzione sensibile dell’attività carbonifera e si assiste con dolore alla partenza di migliaia di operai smobilitati che, in altri tempi, si è durato fatica a impegnare e affezionare a Carbonia. Se fosse possibile assicurare anche un solo piroscafo al mese per il trasporto del carbone, finché durerà lo stato di guerra, si avrebbe la possibilità di produrre qualcosa di più del semplice fabbisogno dell’isola che è, invero, assai limitato e si manterrebbero, sia pure riducendoli, i traffici del carbone del Sulcis col continente. I problemi che una smobilitazione quasi totale presenta, sono molto gravi e gli organi sindacali mi hanno prospettato la difficoltà in cui si trovano ad affrontarli’. Perciò il prefetto Leone chiede ‘aiuto’ al ministro e ne sollecita direttamente l’intervento, ed è allora, poco dopo i bombardamenti su Cagliari, che vengono trasferiti in massa nel capoluogo, edili e minatori di Carbonia per la ricostruzione del porto e del centro cittadino, ‘a un mese dal bombardamento di Cagliari, una certa ripresa nel porto c’è con gli operai che vengono da Carbonia’, evidentemente in trasferimento quotidiano, visto che la città non fu del tutto abbandonata dopo lo sfollamento e i licenziamenti in massa dalla miniera.
E anche quando ad agosto, subito dopo il 25 luglio e la caduta del fascismo, cambia il soggetto dell’informazione, questa volta il Capo Circolo di Cagliari, per il Ministero dell’industria del commercio e del lavoro (che ha funzione coordinatrice anche sull’Ufficio industriale e del lavoro di Sassari), la relazione è dedicata interamente a Carbonia e alla Carbosarda. A firma del Capo circolo reggente, ingegner G. Pezzino. Attiva risulta ancora solo Bacu Abis, ad agosto, per una produzuone di 7.609 tonnellate contro le 6.560 di luglio, due i turni di lavoro. La SMCS conta di portare la produzione almeno a 11 mila tonnellate, quantità rispondente al fabbisogno mensile di carbone minerale dell’isola. Per quanto riguarda gli impianti, a Serbariu, Cortoghiana e Sirai continuano i lavori per la loro conservazione e manutenzione. Mentre, per quanto riguarda l’organizzazione interna della Carbosarda, ripreso ad agosto il licenziamento dei lavoratori, sopratutto personale della miniera, sorveglianti e impiegati, in gran parte riassunti per lavori militari, assegnati alla Carbosarda dalle competenti autorità, vi è in progetto una nuova organizzazione interna. Ai vari gruppi minerari di produzione rimarrebbe in forza il solo personale di miniera, mentre tutti gli altri servizi accessori e relativo personale (autotrasportatori, muratori, giardinieri, ecc.), verrebbero accentrati dall ‘Ufficio gestione, denominato Servizi, ‘onde economizzare sulle spese’. Invece, ‘per quanto riguarda produzione e trasporti, son state vendute ad agosto 17.730 tonnellate di combustibile, comprese le 7.609 tonnellate di Bacu Abis e le 4.378 provenienti dai cumuli del porto di Sant’Antioco e dai piazzali della miniera. Una parte distribuite a mezzo ferrovia, il resto destinato alla Regia Marina per il carbonamento del naviglio. Inattivo l’impianto di distillazione ACaI di Sant’Antioco’. In città, compiuti dall’ACaI i lavori di miglioramento e di completamento dei rifugi e l’escavazione dei canali per lo scolo dell’acqua, ancora ‘altri rifugi a Serbariu e a Gonnesa. Vi son stati infatti due spezzonamenti nei cantieri di Serbariu e di Sirai, tuttavia senza conseguenze’. Invece ancora ‘difficile resta l’approvvigionamento dei generi alimentari, lontani dalla città i centri per l’ammasso, a causa della grave situazione dei trasporti’. E si deve registrare il ‘malcontento di Bacu Abis dove, a causa della mancata distribuzione del pane, i minatori si sono rifiutati di entrare al lavoro: la SMCS li ha rassicurati per una prossima distribuzione’. In riferimento all’attività sindacale, ‘un incontro tra le rappresentanze delle associazioni professionali e dei datori di lavoro e dei lavoratori e della SMCS, per dirimere controversie sui lavoratori recentemente licenziati’. Dopo una nota del Prefetto da Lunamatrona, sulla manodopera di miniera trasferita di nuovo nelle opere militari, dove ‘ha trovato assorbimento’, ancora un’informativa sulla situazione economica della Sardegna, sempre da parte dello stesso Circolo di Cagliari. Che subito registra una flessione dell’attività industriale, ridotta la manodopera e gli orari di lavoro a seguito della diminuzione dell’ attività mineraria, ‘industria basilare per la Sardegna’, a causa della difficoltà del trasporto e della limitazione nell’erogazione dell’energia elettrica. Così ‘nell’attività edilizia di carattere militare, essendo mutata la situazione politica e per le mutate esigenze militari. Per quanto riguarda l’occupazione e gli orari di lavoro, essi sono diminuiti per la graduale smobilitazione delle più importanti aziende minerarie. Avendo ridotto le miniere, per la difficoltà dei trasporti in continente e nelle fonderie, nonché a causa della riduzione dell’energia elettrica in provincia di Cagliari, a sole 3 giornate di servizio per settimana il lavoro degli operai. Così la Società Metallurgica Pertusola e piombo-zinco di Ingurtosu, e Bugerru e Iglesias e Monteponi piombo-zinco, ridotti a soli 1703 gli operai’. E poi ‘alla Rumianca di Villaputzu e poi all’Italcementi di Cagliari, così all’Elettrometallurgica AMMI e nei molini e nei pastifici. La stessa SES in difficoltà, quasi esclusiva produttrice e distributrice di elettricità in Sardegna’. Mentre di nuovo, ‘va man mano contraendosi l’attività mineraria, per deficienti trasporti, in particolare di carbone Sulcis. E peggiorano i servizi ferroviari, ridotte a tre, quattro, le corse giornaliere, spesso sospese quelle delle ferrovie secondarie, per mancanza carbone. Soppresse del tutto le linee autonome’.
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