Elezione del Rettore: Faa e Melis al ballottaggio

5 Giugno 2009
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A.P.

Il 21 maggio i votanti sono stati 1.318, l’87.28% degli aventi diritto. Occorrevano 660 voti per essere eletti e nessuno lo ha raggiunto. Per la seconda votazione ieri hanno votato in 1332 pari all’87,98% degli aventi diritto. Passano al ballottaggio Faa con 452 voti, pari al 34,32% e Giovannino Melis con 436 preferenze, pari al 33,11%. La sorpresa è costituita dall’esclusione della Del Zompo, 429 voti, battuta per soli 7 voti da Melis. Questo risultato conferma il fatto che nelle elezioni la matematica non sempre si accompagna agli orientamenti politici. E così la Del Zompo, data da molti come futuro Rettore, esce sorprendentemente di scena, mentre Melis registra un balzo in avanti di circa 170 voti e sembra avere ancora ampie potenzialità di crescita.
Questo precedente mostra quale incertezza caratterizzerà il prossimo e definitivo turno di voto, il 21 prossimo. I risultati di ieri dicono Faa, ma bisogna vedere chi sceglieranno gli oltre 400 elettori della Del Zompo. Banalmente si potrebbe dire che, essendo la candidata esclusa della stessa facoltà di medicina del Faa, quest’ultimo dovrebbe fare il pieno e battere a man bassa Melis. Ma siamo proprio sicuri che i sostenitori della Del Zompo transiteranno a Faa? O non è più probabile che, per ostilità a Faa, vadano a premiare Melis? Risultato molto aperto dunque. Anche perché sicuramente Melis catalizzerà il consenso di quanti non vogliono una Università asservita ai potentati medici.
Purtroppo, nella campagna elettorale, rimane nello sfondo la crisi dell’Università, di cui si è esaltato il profilo finanziario, che certo esiste ed è grave. Si è insistito sui problemi organizzativi, sicuramente importanti. Ma la crisi è sopratutto culturale, con una docenza sempre più egemonizzata dagli interessi economici e da un professionaismo che l’asservisce al potere politico e al mercato. Diventa una specie  rara e in via d’estinzione l’intellettuale e lo studioso autonomo e all’occorrenza critico del potere.
Sopratutto in Sardegna, dove la mancanza di autonomia culturale delle istituzioni è l’altra faccia della medaglia della subalternità delle università ai poteri forti, una ripresa dell’idea autonomistica ha come necessario presupposto un’assoluta autonomia e autorevolezza dei due Atenei, una rinnovata autonomia critica di docenti e ricercatori. Ma su questi temi la campagna elettorale dei due candidati è stata carente. Speriamo che ora colmino questo gap  della campagna rettorale, che è paradossale nell’istituzione produttrice di cultura per eccellenza.

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