Andrea Pubusa
Il 2 ottobre, in occasione della presentazione delle firme a sostegno della proposta di legge popolare c.d. Pratobello, ci sarà a Cagliari una grande manifestazione popolare. I promotori e i vari comitati di sostegno stanno facendo un apprezzabile sforzo per garantire una imponente partecipazione. L’iniziativa va salutata con favore, perché conferma l’opposizione popolare all’invasione di installazioni eoliche e fotovoltaiche in Sardegna per il profitto di multinazionali in prevalenza straniere. Tuttavia, occorre essere rigorosi nell’individuare gli obiettivi. Tra il momento dell’avvio della raccolta delle firme e oggi sono accaduti fatti rilevanti. Allora c’era solo la legge n. 5/2024 che prevede una moratoria di 18 mesi per l’installazione di nuovi impianti non ancora iniziati. La legge mirava a dare alla giunta regionale il tempo per predisporre un testo definitivo di tutela. Ora questo articolato esiste, è stato approvato dall’esecutivo ed è all’esame del Consiglio per essere discusso ed approvato. È del tutto evidente che questa iniziativa copre lo spazio che i promotori della legge c.d. Pratobello intendevano colmare. Si pone dunque il problema di contemperare queste due iniziative. Il ddl della giunta assorbe la proposta di legge popolare? Può essere integrato da quest’ultima? Possono utilmente essere approvati entrambi? Più che fare dichiarazioni ostili e divisive, che non portano ad alcun utile risultato, a questi e ad altri quesiti simili occorre rispondere con serietà e rigore. In questo modo la mobilitazione popolare può essere spesa positivamente. In caso contrario rischia di rimanere una testimonianza di una volontà vanificata dall’insipienza di chi pretende di rappresentarla.
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