Pastori: presumibilmente sovversivi, dunque pestati

29 Dicembre 2010
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Red

Tutti denunciati per mancato avviso di manifestazione ed anche per il rifiuto a farsi identificare. In più due pastori sono stati denunciati per resistenza, violenza e lesione a pubblico ufficiale. Così è stata bloccata sul nascere l’intenzione di manifestare di circa 200 pastori e delle loro famiglie giunti a Civitavecchia dalla Sardegna a bordo di un traghetto e intenzionati a raggiungere il Ministero delle Politiche Agricole a Roma. Dapprima i 5 pullman a bordo dei quali volevano raggiungere la Capitale sono stati bloccati dalle Forze dell’ordine che hanno poi impedito loro anche di prendere il treno diretto nella Capitale. Secondo la Questura, l’intenzione dei manifestanti era quella di fare un blocco stradale sul Grande Raccordo Anulare. “Siamo padri di famiglia e siamo stati trattati come criminali - spiega il leader del Movimento, Felice Floris - E’ una vergogna, siamo stati sottoposti ad un vero e proprio sequestro preventivo, insieme ai pullman i cui autisti sono stati identificati e minacciati di denuncia se solo si fossero mossi. E pensare che una nostra delegazione voleva solo proporre al Ministero la costituzione di un Coordinamento mediterraneo dei paesi che praticano la pastorizia allo scopo di far fronte alle attuali normative che penalizzano pesantemente l’intera categoria”.
Floris avrebbe voluto spiegare che “la pastorizia vive da anni una situazione insostenibile, che rischia di far scomparire dal processo produttivo un settore che occupa decine di migliaia di persone. Siamo ormai al collasso. Ormai tutto quello che viene prodotto dalla terra non ha nessun valore, siano essi beni di natura animale o vegetale anche se si tratta di prodotti indispensabili per l’esistenza di tutti e il consumatore paga tutto più caro”. Un grido di dolore lanciato dai pastori che si definiscono “vittime di una politica ignava e cialtrona” e che rivendicano per le loro aziende i fondi Ue “per noi stanziati ma mai arrivati”, quelli della Regione “di cui ci sono arrivate solo briciole” e un prezzo equo per il latte ovi-caprino “che ci viene pagato 60 centesimo al litro quando a noi ne costa tra gli 80 e un euro”.
Nei momenti di tensione Maria Barca, 27 anni, dottore in comunicazione e da un anno nella dirigenza del Movimento dei pastori, come responsabile dell’area del nuorese ed anche della comunicazione, ha ricevuto “un violento calcio dalle forze dell’ordine alla caviglia. Ora è gonfia e i miei amici sono andati in farmacia a comprare pomate e fasciature. Prima di cadere a terra dal dolore ho implorato le forze dell’ordine di lasciar andare un giovane pastore che ha 17 anni e che è stato da loro ripetutamente picchiato”. Anche un poliziotto è rimasto contuso con una prognosi di sette giorni. Immediata è scoppiata la polemica soprattutto da Pd e dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro che si chiede se “é una sorta di Daspo quello che Maroni vuole applicare ai pastori sardi. Non si può rispondere con la violenza ai problemi sociali. Ci chiediamo perché il ministro, di fronte a due vertenze e a due industrie del latte, applichi due misure diverse. Forse, perché oggi a protestare sono i pastori sardi, contro i quali vale la regola della estrema durezza, e non allevatori del nord leghista che invece sono stati ripagati con i benefici voluti dalla Lega con l’accollo allo Stato delle multe per la violazione delle quote latte?”.
Che dire? I fatti si commentano da sè. Ma coglie l’essenza della vicenda Guido Melis, giurista e deputato PD, nominato da Soru. “Le teoria dei presumibilmente sovversivi, inventata dal Governo contro gli studenti e propagandata dal sen. Gasparri come la soluzione di tutti i problemi di ordine pubblico oggi sul tappeto, evidentemente si applica erga omnes, a chiunque protesti contro l’esecutivo e la sua politica” .
Guido Melis, che è componente della Commissione giustizia della Camera, soggiunge: “Non si vede perché i nostri pastori non abbiano il diritto, sancito dalla Costituzione per ogni cittadino italiano, di protestare in nome dei propri interessi, e di porre come meglio credono le proprie rivendicazioni economiche; “tanto più in presenza di una crisi drammatica del settore agropastorale, caratterizzato dalla insufficienza della Regione e dal silenzio tombale del Governo”.
“A prescindere comunque dalle buone ragioni di chi protesta – ha concluso Melis – non è ammissibile mai (e dico mai) che, in nome di presumibili violenze che stanno solo nella testa del ministro Maroni e dei suoi pessimi consiglieri, si sequestrino dei cittadini, allevatori, lavoratori, gente per bene, impegnati soltanto in una civile protesta in nome dei propri diritti e di quelli di un’intera regione”.
“Come deputati del Pd eletti in Sardegna, chiederemo conto alla Camera del gravissimo comportamento del Governo”, ha concluso Guido Melis. Bravo! Ma non sarebbe bene chiedere conto al governo tutti insieme i deputati sardi. Suvvia! Un pizzico di unità almeno nella difesa dei pastori dalle manganellate!

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