25 aprile, nel ricordo di Giordano “Mirko” Cavestro e di Silvio Serra

25 Aprile 2011
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Andrea Pubusa

 Oggi manifestazione a Cagliari con partenza alle 9 da Piazza Garibaldi. Di sera poi concerto musicale in Piazza del Carmine.
Quest’anno il 25 aprile è dedicato alla memoria dei tanti ragazzi morti nella Resistennza e di uno di loro, Giordano Cavestro (“Mirko”), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944 (v. la scheda biografica in calce).  Lo ha deciso l’ANPI che, nell’appello, che di esguito  pubblichiamo, riporta un brano della sua lettera d’addio. Un semplice e nobile messaggio che per noi deve suonare come un impegno a continuarne l’opera onesta e appassionata in difesa della libertà.
Mirko è uno dei tanti, troppi giovani che hanno immolato la loro giovane vita per la dignità e l’uguaglianza degli uomini e delle donne, senza differenza alcuna di lingua, pelle o credo religioso. Quando mi reco in Piemonte a trovatr mio fratello, vado per paesi e città nel Monferrato e nelle Langhe  e lì m’imbatto spesso in targhe di marmo, ormai sbiadite, che ci riportano ai giorni sanguinosi e gloriosi della Resistenza: dalla Repubblica partigiana di Nizza  Monferrato alle giornate di Alba. E nelle facciate delle case spesso leggo un nome e una data: “Qui nacque…”, “Qui visse…”.  Giovani, sempre giovani, caduti per la libertà. Sono per me momenti d’intensa commozione e riflessione. Sull’impegno coraggioso di quei ragazzi riposa la nostra Costituzione e la nostra democrazia.
Uno di loro è Silvio Serra, cagliaritano, morto dopo essere stato ferito in battaglia a 22 anni, dimenticato, mentre vie e piazze della nostra città vengono dedicate ai gerarchi locali, degni compari dei fucilatori di partigiani. Di Silvio Serra parlava talora, con grande commozione, Luigi Pintor, suo compagno d’armi nei GAP romani e insieme a lui torturato e condannato a morte dai nazi-fascisti. Da Luigi  ho appreso per la prima volta del  valore e del sacrificio di questo giovane sardo (di cui riportiamo in calce una scheda biografica).

Cosa poteva spingere questi ragazzi, da fanciulli diventati inprovvisamente uomini,  a battersi con così grande determinazione? A rischiare in modo così grave la vita? E, cercando le tante risposte,  di fronte a quelle scritte sul marmo, che emanano sempre una grande forza, mi vien da pensare alla nostra piccineria, al nostro tirarci indietro, ai nostri distinguo, alle nostre divisioni. E mentre tutto questo accade, lasciamo che quei giovani caduti, che non volevano essere eroi e tantomeno martiri, vengano uccisi una seconda volta. Dal fascismo dei nostri giorni, che si chiama berlusconismo, e dalla nostra indifferenza, dalla nostra incapacità di unità e di mobilitazione.
Bene ha fatto dunque l’ANPI a dedicare il 25 aprile a Giordano Cavestro “Mirko”, ragazzo di 18 anni, fucilato dai nazisti. Forse la riflessione sul suo sacrificio può risvegliare in noi quello spirito democratico, tanto declamato quanto ormai sepolto in un mare di parole.   

Ecco ora
L’appello del Comitato nazionale dell’Anpi per il 25 aprile, festa della Liberazione

Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà
” .

Giordano Cavestro (“Mirko”), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.
Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata, giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
Diremo NO! E’ una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro.
Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell’Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L’Italia democratica e antifascista.

Ecco ora una scheda biografica  di Giordano “Mirko” Cavestro e di Silvio Serra, partigiano cagliaritano, medaglia d’oro al valor militareGiordano “Mirko” Cavestro

Giordano Cavestro “Mirko” (Parma, 30 novembre 1925 – Bardi, 4 maggio 1944) è stato un partigiano italiano. Studente, decorato della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Nacque a Parma in una famiglia comunista. Già nel 1940, a soli 15 anni e studente di scuola media, il giovane Giordano Cavestro produsse e diffuse, con alcuni compagni, un giornalino clandestino contrario al regime fascista..
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 insieme al gruppo di amici antifascisti formò il nucleo di Parma del Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà e con essi avviò le prime attività partigiane nella zona.
Dal febbraio 1944, con il nome di battaglia “Mirko”, partecipò all’organizzazione del distaccamento “Griffith” della 12ª Brigata Garibaldi “Fermo Ognibene”.
Il 15 aprile 1944, mentre il distaccamento si trovava accampato alla Casa del Corno, nei pressi di Ravarano di Calestano, vicino alla cima del monte Montagnana, venne accerchiato nella notte da un reparto nazifascita composto da militari del Militärkommandantur di Parma, della Luftwaffe e da militi della Guardia Nazionale Repubblicana, causa il tradimento di due infiltrati. Presi di sorpresa cinque partigiani vennero uccisi, alcuni riuscirono a scappare e ben 54 vennero catturati, tra cui Giordano Cavestro.
Fu processato a Parma tra il 17 e il 20 aprile, assieme ai compagni catturati del distaccamento “Griffith”, dal Tribunale speciale della RSI e dal Tribunale Militare Straordinario di guerra, e condannato a morte per fucilazione.
Il 19 aprile tre dei condannati, Salvatore Carrozza, Anteo Donati e Afro Fornia vennero fucilati a Monticelli Terme. Ne seguì però una manifestazione di protesta popolare che indusse a sospendere le pene capitali degli altri prigionieri ed a trattenerli come ostaggi.
Il 4 maggio 1944 venne infine fucilato insieme a Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venuti nei pressi di Bardi, sulla odierna Strada provinciale nr. 28, come rappresaglia per l’uccisione di tre militi della GNR, di un fascista di Bedonia e del figlioletto di uno di essi, avvenuta per opera dei partigiani. Ispiratore della rappresaglia e dell’uccisione di Giordano Cavestro fu il gerarca fascista Pino Romualdi che ne chiese espressamente la morte telefonando personalmente al Duce.
In una delle ultime lettere che Giordano Cavestro scrisse ai compagni si legge:

 « Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà da esempio. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà. » «Cara mamma e cari tutti, purtroppo il Destino ha scelto me ed altri disgraziati per sfogare la rabbia fascista. Non preoccupatevi tanto e rassegnatevi al più presto alla mia perdita. Io sono calmo. Vostro Giordano».
 (Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945).
Gli fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria con questa motivazione:
 «Giovane entusiasta combattente, si distingueva più volte in azioni particolarmente importanti. Catturato dal nemico ed essendosi rifiutato di fare qualsiasi rivelazione sulla propria formazione, veniva condannato alla pena capitale. Appresa la sentenza, trovava modo di far pervenire ai compagni di lotta un fiero appello di incitamento. Affrontava il plotone di esecuzione con impavida fermezza. Puro esempio di elevato senso del dovere e di puro eroismo»
— Bardi, 4 maggio 1944.
La città di Parma ha intitolato a Giordano Cavestro la via del centro storico in cui ha sede l’Università di Parma che fu un luogo di reclusione per gli antifascisti.

Silvio Serra 

Ultimo degli undici figli del notaio Efisio Serra - uno dei pochi notai della provincia di Cagliari che nelle elezioni del 1924 autenticavano le candidature antifasciste - frequenta a Cagliari le scuole elementari e il Ginnasio. Dopo la morte prematura del padre si trasferisce con la famiglia a Roma, dove frequenta il Liceo Tasso per poi iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza.
Nella seconda metà del 1943 entra a far parte dei Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.) insieme all’amico e conterraneo Luigi Pintor, partecipando alle numerose operazioni di sabotaggio che i partigiani “di città” compivano instancabilmente ai danni delle truppe nemiche occupanti, fra cui anche il noto attacco di Via Rasella nel marzo del 1944.
In seguito alla delazione del “Blasi”, ex compagno di lotta passato al servizio dei tedeschi, il 15 maggio 1944 è catturato dalla polizia fascista e incarcerato nella famigerata Pensione Jaccarino di Via Romagna - seconda per fama solo al covo delle SS di Via Tasso - dove viene sottoposto ad estenuanti torture da parte della Banda Koch. Viene poi trasferito nel carcere di Regina Coeli e condannato a morte, ma riesce a scampare all’esecuzione grazie al sopraggiungere degli Alleati nella Capitale.
Non pago delle azioni compiute e noncurante delle conseguenze delle torture e della prigionia (fra cui una pleurite), Silvio si arruola volontario nei Gruppi di Combattimento impegnati sui fronti settentrionali per la liberazione del Nord Italia. Nel gennaio del 1945 viene inquadrato nella 7ª Compagnia del II Battaglione “Cremona”.
Impegnato lungo la linea Gotica presso il fiume Senio, l’11 aprile del 1945 viene ferito da una scheggia di bomba da mortaio e muore a soli 22 anni nella Battaglia di Alfonsine , una delle ultime azioni di guerra prima della Liberazione.
È sepolto nel sacrario militare della Camerlona, presso Alfonsine (Ravenna). Onore a lui giovane grande sardo e italiano.

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