Regione: la maledizione dell’autoritarismo

24 Luglio 2008
4 Commenti


Andrea Raggio

Quel che ho capito dell’intricata vicenda politica regionale è che Cabras si è dimesso perché al tentativo di arginare l’invadenza del Governatore e recuperare al PD qualche spazio di autonomia (anche da Roma?), è venuto meno il sostegno della maggioranza del partito. Non ho avuto l’impressione che puntasse alla non ricandidatura di Soru, operazione da molti auspicata ma di non facile realizzazione anche a causa della possibile ritorsione della componente soriana, semmai a un’investitura democratica – le primarie, appunto – per consentire sia di saggiare la volontà della base, sia di bilanciare la ricandidatura con la ripresa di ruolo del partito.
La recente sentenza della Corte d’Appello sulla statutaria offriva l’occasione di riaprire il discorso sulla questione democratica in Sardegna. Cabras non l’ha colta, prigioniero ancora una volta della tattica del male minore. Soru ne ha approfittato per umiliare il Consiglio e stringere all’angolo il PD. Il risultato è che ora il male minore volge al peggio.
C’è innegabilmente una precisa responsabilità di chi, inspiegabilmente, si è opposto alle primarie. Ma in questa esperienza c’è anche la conferma che il compromesso e la mediazione sono strumenti utili in politica purché non tocchino i principi, perché in questo caso diventano pericolosi. La democrazia è il principio cardine della vita pubblica, e la scelta di campo è sempre e soltanto tra democrazia e autoritarismo. Non valgono le mezze misure e le mediazioni, non esiste male minore ma solo male.
L’autoritarismo, è innegabile, ha pesato sulla legislatura regionale come una maledizione. La combinazione tra presidenzialismo duro e politica debole ha prodotto una miscela deleteria che ha incattivito ogni passaggio della legislatura, logorato il rapporto tra gli organi della Regione e tra questa e i cittadini, alimentato le divisioni nella maggioranza e spalancato le porte del PD al dominio incontrastato del Governatore. A questo punto e nella prospettiva elettorale scegliere tra centrosinistra e centrodestra è come scegliere tra la padella e la brace.    
Il problema è scacciare la maledizione, liberare la prossima legislatura. Non servono gli scongiuri e gli esorcismi e non bastano le primarie. Occorre fare della questione democratica in Sardegna, e nel Paese, il tema prioritario dell’iniziativa politica.  Il PD e le altre componenti del centrosinistra sardo ne hanno la volontà e la forza? Nonostante tutto, io sono convinto che un forte recupero democratico sia ancora possibile.

4 commenti

  • 1 angelo aquilino
    24 Luglio 2008 - 09:05

    caro onorevole raggio,
    purtroppo le primarie che abbiamo fatto per eleggere cabras alla segreteria del pd sardo hanno consentito ad esponenti del centrodestra di intervenire per il male minore del centrodestra stesso,che era (a quanto pare) l’elezione di cabras. io ho votato cabras,anche perche’ sono docente e l’ho avuto collega al minerario di iglesias.tuttavia non e’ prudente lasciare ai nostri avversari il compito di scegliere i nostri dirigenti. se fosse possibile fare le primarie dei soli iscritti (ma ci sono gli iscritti?) sarei d’accordo
    angelo aquilino

  • 2 GIORGIO COSSU
    24 Luglio 2008 - 13:56

    Concordo sia sul giudizio sulle dimissioni di Cabras che prende atto della divisione del PD. Come blocco che impedisce di discutere attraverso le primarie le correzioni ad atti e metodi di Soru, o dare un maggior peso politico al partito, per un recupero del consenso, pur senza aver delineato una linea complessiva e determinata, e senza passare per una reale apertura democratica. Soro e altri fermi all’idea della difesa del governo come continuità, tenuta di un consenso ormai frantumato, una mediazione sempre in difesa perché priva di un disegno alternativo.
    Sia sul nodo essenziale che la miscela di autoritarismo forte e politica debole porti ad accettare continui rilanci e divisioni, all’incapacità di uscire dal cul de sac del prevalere del governo sulla politica.
    La questione democratica rihiede quindi anche rivedere il senso degli strumenti. Il presidenzalismo ed il personalismo si fondano sul rovesciamento politico dei partiti popolari, definizione di un disegno o linea attraverso la partecipazione dei gruppi dirigenti reali del paese e selezione di una classe dirigente, la scorciatoia parte da una delega personale fondata sulla notorietà. Delega di linea e programma e controllo di governo e partito, congelando ogni movimento di ricambio di idee e persone, la PIRAMIDE ROVESCIATA, le Primarie ridotte a voto, prive di confronto di idee per un programma frutto di elaborazione e sostenuto da gruppi dirigenti reali estesi non sono lo strumento di estensione della democrazia ma un simulacro vuoto, proprio di partiti di opinione incapaci di proporre una linea complessiva e realistica.
    VERE PRIMARIE di APERTURA e selezione di idee e di persone che precedono la scelta di candidature, ma diano una verificata linea culturale e politica sostenuta e verificata da quadri dirigenti reali ed estesi. OGGI la questione democratica deve partire dala contraddizione del PD, FARE LEVA SUGLI ERRORI per trovare una strada alternativa di pieno recupero popolare contro uno sciatto populismo che usa la forza del potere con i suoi opportunismi e degrado per mascherare la inconsistenza di progetto e consenso.

  • 3 Sergio Ravaioli
    24 Luglio 2008 - 18:09

    Caro Raggio,
    attento che ai tuoi giusti ragionamenti manca la logica conclusione, e cioè: il recupero democratico passa attraverso una sconfitta di questo PD! Capisco che per te è amaro prenderne atto, ma questo è il prezzo dell’errore commesso (anche da me) scegliendo Soru nel 2004.
    Il PD, ormai ridotto in due tronconi tra loro guerreggianti, è destinato a perdere le prossime elezioni, qualunque delle due componenti prevalga. E per quante primarie si possano fare (in ogni caso sarebbero una farsa, vinta dal propietario de l’Unità).
    Il problema è fare in modo che la sconfitta del Sorismo non diventi automaticamente la vittoria del Berlusconismo. E da qui non si scappa: occorre mettere su un terzo polo, un polo di garanzia democratica, con il quale chiunque prevalga dovrà necessariamente fare i conti nella prossima legislatura. La legge elettorale regionale non è la porcata di Calderoli e lascia spazi in tal senso.
    Aiuta in quella direzione la debolezza del PdL in Sardegna e la paranoia di Berlusconi a livello nazionale.
    Debole il PdL e debolissimo il PD. Avanti: c’è posto!

  • 4 Democrazia Oggi - La pietra non fa il pulcino
    1 Agosto 2008 - 06:38

    […] lanciato in questo blog da un politico esperto e misurato come Andrea Raggio, che parla di “maledizione dell’autoritarismo”. Fra questi critici ci collochiamo anche noi che con questo obiettivo abbiamo fatto la battaglia […]

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