Soru, il gregge e la teoria del complotto

18 Ottobre 2011
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Marco Pitzalis

“Area 89″ ha pubblicato questo articolo il 16 u.s., che ci pare molto nteressante per almeno due motivi. Il primo, perché ci svela come Soru si rivolge al suo gregge a proposito dell’indagine per evasione fiscale. Anziché informare e avanzare le sue ragioni, come è legittimo (fino a contraria sentenza definitiva è da presumere innocente), parla di sgarrettamenti e di complotti in danno suo e delle sue imprese. Non sarebbe più interessante  spiegare che senso e quale funzione ha Andalas?  Una società curiosa, da quel che se ne sa, senza capitali, con sede a Londra e con due soci nelle Isole vergini. Quanto ai complotti, perché non riferisce ai magistrati: chi meglio di loro può sventarli e punirli? 
Secondariamente, lo scritto è rilevante perché anche nel suo gregge inizia a far capolino lo spirito critico. Insomma, non tutti son pecore.
Ecco l’articolo.

Il 15 ottobre, nel feudo soriano di Sedilo, Sardegna Democratica si è riunita per parlare di pastori e quote latte. Ma non è di questo che intendo parlare. Mi ha colpito molto, come al solito, il piglio di Soru che non si è nascosto dietro un dito e ha deciso di affrontare con i suoi fedeli il tema dell’inchiesta Andalas.
È noto a tutti che sto vivendo dei giorni difficili, ha detto Soru, ma non è la prima volta che mi capita, ed elenca le accuse e i processi subiti nel corso degli anni (dall’abusivismo edilizio, al caso Saatchi, all’accusa di abuso di ufficio per Tuvixeddu, alla questione dell’eolico). Soru afferma con orgoglio di esserne sempre uscito pulito. Sull’accusa attuale di reati fiscali, si dice certo di non aver commesso reati e di essersi comportato in totale buona fede, ragione per la quale che non abbandonerà l’attività politica (è una risposta al prof. Pubusa?).
Ora, dice Soru, mi attaccano sul piano lavoro e dell’azienda. Tocca corde commoventi. È come se mi sgarrettassero le pecore, dice. Lamenta il clamore intorno alla vicenda. In questo modo, afferma, si crea uno scenario nero di comportamenti personali e di azienda e luoghi di lavoro e quando si colpisce il lavoro, dice, si colpisce l’uomo.
Mi sembra di vivere, continua, una piccola analogia con il pastore, quando, un tempo invece di attaccarlo personalmente si attaccava il gregge, lo si azzoppava. Questo accanimento verso un’azienda. È un atto di ferocia. Siccome finirà e finirà presto continuo nell’azienda e nella politica. Questo è l’essenziale del suo prologo.
Sinceramente mi auguro che ne esca presto pulito. E lo auguro a lui e ai lavoratori di Tiscali. E lo auguro anche ai Sardi che hanno riposto in lui la propria fiducia e che non meritano di essere illusi, delusi e imbrogliati. Però ripensando a quel discorso, lungo la strada che mi riportava a Cagliari ,una domanda sorgeva spontanea. Questo accanimento continuo con l’obiettivo di colpirlo personalmente ha dunque una regia?
Chi sono allora le oscure forze che si accaniscono contro di lui? Chi lo attacca? Chi sono i nemici che con ferocia aggrediscono l’azienda?
Sono i giudici? Ci sono poteri forti e oscuri che tramano e costruiscono carte false per distruggerlo? E questi sono tra gli avversari politici esterni e interni o nel mondo economico/finanziario?
Magari ho capito male. Però l’evocazione del complotto mi ha rimandato ad un altro leader politico italiano e l’associazione mentale non mi è piaciuta per niente.

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