Tuvixeddu: è ragionevole l’alea del giudizio?

13 Febbraio 2012
2 Commenti


Andrea Pubusa

Sapete cosa mi hanno insegnato oltre 40 anni di Foro? Una sola cosa: la certezza che la causa è vinta solo quando lo dice una sentenza passata in giudicato. E neppure questa, perché mi è capitato di vedere sentenze, passate in giudicato, annullate a seguito di azione revocatoria. In generale, dunque, prima del passaggio in giudicato siamo in presenza di opinioni, tutte rispettabili, ma pur sempre opinioni.
Nel caso di Tuvixeddu il garbuglio è fitto. La decisione del Consiglio di Stato del marzo 2011 ha dichiarato la legittimità dell’estensione del vincolo. Quindi, per il futuro è legittimo negare nuove concessioni di costruzione. Ma Coimpresa fonda le sue pretese sul passato. Due suoi interventi erano stati autorizzati dal Comune, poi annullati dalla Soprintendenza, a loro volta annullati dal Tar Sardegna con sentenze anch’esse annullate dal Consiglio di Stato nel 2009.
Quid juris? Qual’è la situazione giuridica alla fine di questa mirabolante sequenza di annullamenti? Cualbu è al momento privo delle due autorizzazioni perché legittimamente annullate dalla Soprintendenza, ma solo per vizio di motivazione. Secondo la difesa di Coimpresa, pertanto, il procedimento amministrativo deve riprendere dal momento precedente le autorizzazioni annullate e il Comune deve rideliberare. Se i Giudici di Palazzo Spada avessero detto nelle decisioni del 2009 che le autorizzazioni non potevano essere rilasciate, Cuabu avrebbe dovuto mettersi l’animo in pace. Ma l’annullamento per vizio di motivazione vuol dire che l’Amministrazione deve riadottare il provvedimento motivando puntualmente in punto di fatto e di diritto. Ed allora il Comune deve ridelibeerare sulle istanze di autorizzazioni, motivando adeguatamente. E il diritto da applicare è quello vigente al momento dell’emanazione delle autorizzazioni poi annullate. E’ a quel momento -  secondo Coimpresa - che ci riportano le decisioni del Consiglio di Stato del 2009. Italia nostra dice invece che anche sulle autorizzazioni ante 2009 si deve decidere alla luce della sentenza del Consiglio di Stato del 2011, e conseguentemente che, stante il vincolo posto dal Piano Paesaggistico regionale, il Comune debba dire senza se e senza ma un bel no a Coimpresa.
Chi scioglierà il nodo? E chi avrà ragione? Qui sta il mistero del giudizio, quel mistero di cui ci parlò Salvatore Satta in un suo celebre saggio di procedura civile, di cui era Maestro. Ed allora di fronte a questo mistero, che rende aleatoria la salvaguardia dell’amato colle, qual’è la via più prudente? E’ quella della trattativa che preservi Tuvixeddu e compensi Compresa o quella che corre l’alea del giudizio?
L’obiettivo è scongiurare su Tuvixeddu-Tuvumannu ulteriori interventi edilizi? Bene, agiamo per mettere in sicurezza il colle  Una permuta con Cualbu potrebbe essere una via di ragionevole compromesso. Il contenzioso, anche quando si hanno buone ragioni, è un azzardo. Si può vincere certo. Le argomentazioni qui esposte ieri in questo blog  da Maria Paola Morittu di Italia nostra sono  forti e stringenti. E la battaglia di Italia nostra è encomiabile. Ma Coimpresa non depone le armi, preannuncia il ricorso al giudice e di fronte aal no secco non le rimane che correre l’alea del giudizio. Ma a noi, intendo a tutti noi del centrosinistra, che ci azzuffiamo, ma siamo tutti d’accordo per tutelare il Colle, a noi correre quell’alea conviene? O meglio è ragionevole, per la salvaguardia il Colle, correrla? E se si perdesse? Vogliamo ammettere che, seppure in piccola parte, questa eventualità esiste? Bene, se è così, fossi in Zedda, andrei al contenzioso solo dopo avere sondato in tutti i modi la via di una ragionevole soluzione concordata. Non nego che, dal punto di vista degli ideali, è amaro pensare ad una compensazione di natura patrimoniale a Coimpresa per salvaguardare un bene unico al mondo, un compendio che la nostra Costituzione vorrebbe senz’altro integro. Ma le male amministrazioni cagliaritane hanno svenduto tanta parte dell’incomparabile bellezza della città. Ed anche per Tuvixeddu hanno fatto sfracelli con tanto di timbri e  bolli. Coimpresa fa leva su quei patti scellerati. Se, ora con la nuova maggioranza, riusciamo, tutti insieme, Giunta, movimenti e semplici cittadini a porre rimedio, le generazioni future ce ne saranno eternamente grate. Dimenticheranno che a Cualbu abbiamo dato in compensazione qualcosa. Giuda è condannato in eterno perché per trenta danari ha venduto Gesù. Ma se quei soldi li avesse spesi per salvarlo, sarebbe il più grande dei santi. Le future generazioni ricorderanno solo che abbiamo salvato quel che resta del Colle della Pace. Anzi che noi lo abbiamo pacificato, liberandolo dagli assalti violentatori delle ruspe.

2 commenti

  • 1 Marcello Madau
    13 Febbraio 2012 - 11:58

    Ciao Andrea, questione seria. Condivido molto di quello che scrivi. Ricorderai che anche noi, dopo la raccolta di firme, suggerimmo lo scambio come possibilità concreta.
    Il nostro ‘manifesto sardo’ – fatto come sai da pigroni che pubblicano in genere ogni 15 giorni - dedicherà un paio di pezzi alla questione, da noi a lungo seguita, nel numero che andrà on line fra tre giorni. Ci stiamo ragionando bene anche perché, come tu sai, lasciare scritti quindicinali richiede una particolare cura (che vedo tu metti benissimo anche in tempi ben più rapidi).
    Ma intanto aggiungo due righe. Questa bomba si è cercato a più riprese di disinnescarla, sia con i tentativi di aree in cambio, sia con il velleitario (fumo negli occhi: non mi convinse per niente da subito) odg bipartisan della Regione Sarda mi pare dell’anno scorso (acquisizione aree).
    Io non penso che Massimo Zedda abbia tradito, come non esito a dire che la delibera comunale non mi convince – anche se formalmente parla, secondo me, di norme in vigore anche con questo PPR: prima e seconda delimitazione, la prima archeologica la seconda di quinte, con normative che hanno margini di variabilità fra extraurbano ed urbano, e, in questo ambito, fra centro matrice e area esterna allo stesso -, ma sono fra quelli che teme che la delibera del Consiglio di Stato non abbia annullato alcuni atti giuridicamente maturati, e che appare perciò positivo riprendere il tavolo di discussione e concertazione, e l’idea, come già detto, di acquisizione e scambio.

    Ne discutevo anche da poco con Marco Ligas, e di una cosa siamo molto convinti e la esprimeremo: la questione giuridica è assai complessa, non univoca; le prudenze sono d’obbligo, perché la strada è molto avvelenata: ma soprattutto la politica, la scelta di salvare l’area come merita, deve riprendersi il suo ruolo con forza. La discussione urbana doveva essere sollevata, e non sta succedendo. Ho sempre pensato che beni comuni come quelli archeologici e – più ampiamente – paesaggistici necessitino una discussione ampia della comunità ai quali per me appartengono.
    Questa discussione deve essere quindi sollevata di nuovo, perché sia possibile, senza avventurismi giuridici come purtroppo già successo, salvare questo fondamentale contesto paesaggistico e impostare un discorso più vasto, che non riguarda solo Tuvixeddu.
    Ma la politica non ha forse le idee chiare su come agire. E il mondo della tutela è allo sbando. Perciò dovremo di nuovo fare battaglia ideale,
    concettuale e democratica.

  • 2 Tuvixeddu: trattare o contrapporsi? Ecco ciò che divide Zedda da Italia Nostra. La cui linea dura è minoritaria anche nel fronte ambientalista « vitobiolchini
    14 Febbraio 2012 - 01:57

    […] e persona sicuramente lontana da complicità cementificatorie. Nel suo post dal titolo “Tuvixeddu: è sufficiente l’alea del giudizio?” (che vi consiglio di leggere integralmente) Pubusa […]

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