La procura condanna chi difende le nostre libertà

31 Maggio 2012
1 Commento


Andrea Pubusa

Per gli antifascisti la Procura di Cagliari ha aperto una corsia preferenziali e chiede subito un decreto di condanna a una pena pecuniaria: sarebbero 49 gli antifascisti destinatari del provvedimento. Sono democratici che manifestarono, lo scorso 25 aprile, in piazza Gramsci senza dare il preavviso. Come si ricorderà, dei cittadini in festa per la Liberazione, indignati manifestò contro la commemorazione dei caduti di Salò, promossa da un manipolo di rappresentanti di estrema destra. Il pm Giangiacomo Pilia aveva compreso in un fascicolo 64 nomi di antifascisti, tra cui 15 sono stati stralciati. La pena pecuniaria che dovranno pagare è di 1315 euro. Ma con i benefici di legge alla fine non pagheranno nenache un centesimo.
A beneficio di chi non sa di rito, la procedura adottata si fonda su precisi presupposti: l’avvenuta acquisizione della prova di colpevolezza e la lievità del reato. Ora, su entrambi questi punti sono contestabili. Intanto, il giudice ipotizza che i condannati abbiano organizzato una manifestazione, non che siano istintivamente e senza un disegno preordinato convenuti sul luogo, spinti dall’indecenza della commemorazione della Repubblica di Salò nel giorno della Festa della Liberazione nazionale dal nazifascismo. Non si dimentichi che Salò era un governo-fantoccio al servizio dei nazisti, che deportò migliaia di italiani nei campi di concentramento senza ritorno. Migliaia, sopratutto fra i giovani e i democratici, ne torturò, fucilò o impiccò. Non si possono mettere sullo stesso piano gli assassini e le vittime.
Se i servi dei nazisti avessero vinto quale tragico destino avrebbe avuto l’umanità?
Il magistrato può prescindere da tutto questo? Può chiudere gli occhi sulla storia? Può, sul piano giuridico, mettere nella stessa posizione chi difende attivamente la Costituzione e chi la nega e combatte?  In fondo, non deve il magistrato tutelare la stessa Carta costituzionale che i manifestanti di piazza Gramsci hanno voluto difendere recandosi sul luogo? Quale disvalore giuridico è individuabile nella condotta di chi difende attivamente la democrazia? Non è questa la missione anche della magistratura?
C’è poi un altra considerazione: la mancanza di preavviso costuituisce reato se c’è stata preordinazione nella manifestazione e colpisce i promotori. Ma se c’è  un incontro occasionale, un assembramento spontaneo e senza un disegno preordinato, come si fa ad individuare i promotori, se promozione non c’è stata? E del resto anche l’assembramento, al pari della manifestazione senza preavviso, non può essere sciolto se si svolge pacificamente e senza armi.     
Il paradosso della vicenda è che la polizia avrebbe dovuto sciogliere la manifestazione inneggiante al regime fascista, vietata dalla legge Scelba, e apprezzare in questa sua azione il sicuro appoggio dei democratici accorsi in Piazza Gramsci. Invece ha caricato i difensosi della Costituzione per difendere chi la combatte in nome del più assoluto dei mali della nostra storia recente: il nazifascismo.
Comunque la si giri, l’iniziativa della Procura contrasta con la prospettiva costituzionale, che sta alla base di tutte le leggi italiane  e che dovrebbe essere  sempre la stella polare della magistratura.
La vicenda però non si chiude qui. I condannati possono fare opposizione per chiedere d’essere scagionati. Poi altre due inchieste restano aperte sui fatti del 25 aprile: una è la denuncia, che coinvolge anche il prefetto Giovanni Balsamo, “colpevole”, secondo l’esposto presentato dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), di non avere vietato una manifestazione di gruppi di estrema destra, con deposizione di corona e saluti che richiamavano il regime, davanti al Parco delle Rimembranze. Questa procedura è attualmente aperta contro ignoti e ha ad oggetto la violazione della Legge Scelba. C’è poi una seconda indagine, riguardante sempre l’apologia di reato e manifestazione di stampo fascista, nella quale già sono iscritti cinque nomi.
Come si vede, la battaglia giudiziaria, continuazione di quella anntifascista, è solo agli inizi.

1 commento

  • 1 piero murgia
    16 Giugno 2012 - 22:17

    CArissimo Professor Pubusa, per l’ennesima volta riesce con toni pacati sorretti da inconfutabili ragioni giuridiche, mi riferisco al suo precedente intervento indirizzato al sig. Prefetto, a dimostrare l’assurdità del comportamento delle istituzioni di Cagliari che non mostrano molta conoscenza della Costituzione. La procura dovrebbe indagare il responsabile della piazza che, stante molte documentazioni fotografiche é stato la vera causa dei disordini, per omissione di atti d’ufficio per non essere tempestivamente intevenuto ad interrompere il compimento di un reato “Apologia di fascismo”. Chi, il 25 aprile si é riunito spontaneamente in Piazza Gramsci, spinto da un sentimento encomiabile difendeva la Costituzione nata dalla Resistenza, occupando il vuoto cosmico lasciato dalle istituzioni che hanno abdicato al loro dovere in nome di una fantomatica “salvaguardia dell’ordine pubblico” Grazie per aver in modo chiaro, documentato e educato rimarcato l’assurdità della situazione, che ci porta a ricordare l’episodio dell’assalto alla casa di Emilio Lussu. Stesso comportamento servile, allora ci furono dei giudici che ebbero il coraggio di dire no all’ingiustizia, sarà la Procura della Repubblica di Cagliri capace di fare altrettanto? Gli anti fascisti se lo augurano.

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