L’incantatore di serpenti…e le difese democratiche

5 Febbraio 2013
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Aldo Lobina 

B  le spara sempre più grosse. E più le spara,   più lo spread  cresce. “Anche questo spread non deve essere tanto intelligente”, dice mia zia.  Forza gnochi! B è tornato, più forte che pria!. No, professore Monti, B non è  soltanto “un incantatore di serpenti che non ha mai mantenuto le promesse”. Ha solo il serpente incantato, almeno così   dicono le cronache della repubblica (delle banane).
Ma via.. non offendiamo i “serpenti”, cioè gli elettori, che possono anche cambiare opinione, visti i risultati di B; ma non avviliamo  neanche  gli incantatori di serpenti, tra i quali  ci sarà sicuramente chi  sa mantenere le promesse.
 A chi  come il professor Monti lo accusa di voler “comprare il voto degli italiani con i soldi degli italiani” si può obiettare che l’accusa è “generica”. Nel senso che tale mercimonio è diventato  quasi una regola in Italia e che   B sta solo applicando nel caso in specie solo una variante. Se riflettiamo un poco emergerà   una amara realtà: il voto degli italiani è considerato da certe parti politiche sempre in vendita, almeno nella prassi consolidata che vede il finanziamento pubblico dei partiti e quello dei vari gruppi consiliari indirizzato all’acquisto  del consenso elettorale e non alle alte funzioni cui essi dovrebbero provvedere.  Anche non considerando le distorsioni, motivo ricorrente nelle cronache di tutti i giorni,  legate a queste concessioni autoreferenziali, è preoccupante il fatto che un referendum che aveva tolto ai partiti il diritto al finanziamento pubblico   sia stato tradito da una legge sui rimborsi elettorali, che ha fatto rientrare dalla finestra ciò che non poteva più passare dalla porta.
Sono importanti le funzioni che la nostra Carta Costituzionale riconosce ai partiti. Ad essi   viene affidato una parte importante dell’esercizio della sovranità popolare allo scopo di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Bisognerà ripartire proprio dai partiti, dalla loro democrazia interna, dalla consapevolezza che per orientare la politica nazionale occorre competenza e serietà. Esse non nascono dal nulla, vengono dallo studio, dall’esperienza, dalla testimonianza di vita. Non hanno come fine l’arricchimento dei propri iscritti, ma quella della società. Arricchimento materiale e spirituale.
Siamo di fronte ad una occupazione ingombrante da parte dei partiti di tutte le espressioni e le funzioni del nostro vivere, a partire dalla impossibilità di scegliere chi ci deve rappresentare, condizionante la sanità,  la scuola, la giustizia,  le televisioni e perfino le banche, nate per favorire lo sviluppo sociale e diventate strumento di speculazione finanziaria  rapace. Quanto questo sia salutare è di cristallina evidenza. Si è sviluppato un sistema – antipolitico,  che si fa i fatti propri. E se li fa proprio attraverso gli strumenti che dovrebbero creare invece i presupposti di una buona politica.
Assistiamo ad una guerra di slogan e proclami che trasformano l’agone politico in un pollaio dove chi urla di più, chi fa la voce grossa, chi fa le proposte più incredibili condiziona un elettorato a volte senza difese, per mancanza di contraddittorio. Negato a chi ha pochi mezzi. La par condicio, il conflitto di interessi non sono moti di invidia sociale. Sarebbero sentinelle della nostra democrazia. Se esistessero.

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