“Arrendetevi!”

1 Marzo 2013
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Amsicora

Arrendetevi!” Questa era la colorita e perentoria parola d’ordine urlata da Beppe Grillo negli ultimi comizi, quando ormai era sicuro di sfondare. E questa sembra la chiave di lettura delle sue prime mosse oggi. Come spiegare diversamente la risposta irridente e provocatoria dell’altroieri a Bersani? In fondo il segretario del PD, con buon senso, lo invitava a concordare un blocco di iniziative legislative in cambio dell’appoggio al governo in senato. Ci si aspettava un “vedremo” o un rilancio. Dire che il segretario del PD è un molestatore politico e un morto che parla e invitarlo alle dimissioni, ha una sola spiegazione e sta in quell’arrendetevi!, che molti hanno considerato come il solito eccesso verbale del comico, ma che oggi va inteso in modo diverso. Grillo ha iniziato una sua difficile e pericolosa partita in cui punta a dare scacco matto agli avversari a Bersani e a Berlusconi e a guadagnare per lui il governo del Paese. E’ un gioco pieno di insidie, come del resto lo è sempre per chi non si accontenta di accordarsi con gli altri in un onesto compromesso alto, ma vuole tutta la posta. Il grido “arrendetevi!” spiega anche perché Grillo non si è presentato alle elezioni, come dire non ambisco ad un semplice seggio in Parlamento, voglio di più, voglio tutto. E’ un atteggiamento che hanno avuto altri leader nella storia, leader dal carattere forte e dall’idea di essere chiamati ad una missione storica. Per chi parta da questi presupposti ciò che è meno del tutto non ha rilevanza, è offensivo e non è un caso che Grillo abbia considerato una molestia la proposta di collaborazione di Bersani. Ragionevole per tutti, ma non per chi pensa di essere chiamato ad una impresa più grande.
Ci sono altri segnali in questa direzione? Beh, lo è certamente la considerazione a caldo fatta dal comico “siamo diventati il primo partito in soli tre anni, senza finanziamenti pubblici  senza struttura”. Come dire fra un anno o due ci prendiamo il governo. Di fronte al tramonto (per ragioni anagrafiche) del cavaliere e alla inconsistenza della leadership del PD, alle sue diverse anime interne, probabilmente destinate a dividersi di fronte a scelte forti, l’analisi di Grillo ha più di un punto di appoggio. Si dice: con Renzi il PD avrebbe vinto e vincerà. Può darsi, se sfonda a destra. Ma se non sfonda da quella parte, certo è che, col sindaco di Firenze candidato premier, il PD perde, e molto, a sinistra.
Il voto di domenica e lunedì è stato un vero sommovimento. Ma non per quanto è avvenuto, per ciò che deve ancora accadere. Naturalmente, i giochi pericolosi sono aperti a due esiti: il pieno successo o la piena sconfitta. Questo Grillo lo sa, ma sembra non essere interessato ad altro che alla posta totale. Il resto, a lui già ricco e baciato dal successo, non sembra interessare. Se no perchè intimare, anche a chi gli tende la mano, ”Arrendetevi!

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