Affaire marò, che follia!

24 Marzo 2013
1 Commento


Michele Podda
Un errore dietro l’altro, che chiunque con un minimo di buon senso avrebbe potuto evitare.
Non entriamo nel merito dell’accaduto, ossia sul perché e per conto di chi militari italiani svolgessero servizio in una nave civile, su quali motivi effettivi abbiano indotto i due a sparare ai pescatori e su quali norme abbiano valore in quel tratto di mare, che sia o meno in acque internazionali. Tutte questioni che solo chi indaga, come i giudici, potrà accertare. Su quanto accaduto successivamente invece da dire ce n’è, e tutti possiamo esprimere qualche parere.
C’è da chiedersi se al ministero degli esteri abbiamo dei dilettanti o degli imbecilli, oppure dei criminali. L’improvviso voltafaccia nei confronti dell’India contravvenendo alla promessa di far rientrare i due militari entro il 22 marzo, è stata la stupidaggine più incredibile che mai nessuno avrebbe commesso. Si pensava forse di farla franca? Che non ci sarebbe stata una reazione decisa da parte dell’India? Qualunque Stato avrebbe manifestato la propria insofferenza per un’offesa del genere, anche il più debole. Stando il fatto che al contrario l’India è uno Stato forte, specie nell’economia e nei rapporti commerciali, era scontato aspettarsi rimostranze. Quanti affari commerciali in corso potrebbero fallire, e quali perdite ci sarebbero per la fragile economia italiana?
La figura meschina a cui altre volte la povera Italia è andata incontro, i voltafaccia per cui gli altri Stati ci considerano inaffidabili, si ripete ora riconfermando questa nostra disposizione alla volubilità e persino al  tradimento. Non son riuscito a capire lo scopo ultimo di questa grave decisione, presa non si capisce bene da chi, se solo dal ministro degli esteri o anche da quello della difesa, se insieme con Monti, o col Presidente Naplitano, o con sottosegretari e ambasciatori. E sarebbe ora che lo si sapesse, chi ha deciso e perché; un fatto del genere DEVE ESSERE SPIEGATO PUBBLICAMENTE. Si potrebbe pensare ad un atto di forza con cui acquisire prestigio personale, o vanto per il Governo, o per lo Stato. Oppure ad un maldestro tentativo di evitare gravi conseguenze per i marò e le loro famiglie. O per condizionare la politica indiana stessa, in cui proprio un’italiana è a capo di un grande partito? Per ostacolarlo o per agevolarlo? Non è dato sapere, ma qualcuno lassù DEVE DARE CONTO di quel che succede.
A sorpresa poi l’ultima novità:  i marò tornano in India prima della scadenza prevista ma, viene precisato, dopo assicurazione scritta che non possano incorrere nella pena di morte. Detto così sembrerebbe già accettata la loro colpevolezza, e comunque non vi è una conferma univoca da parte delle autorità indiane che negano siffatti accordi. I due marò si precipitano a dichiarare che essi sono militari e che non si tirano indietro, come se fosse loro la scelta della partenza. Che confusione, ognuno dichiara quel che gli pare come se gli italiani dovessero bersi proprio tutto. I CITTADINI ITALIANI HANNO IL DIRITTO DI SAPERE come stanno veramente le cose.
Bisogna dire che gli errori sono stati proprio tanti e particolarmente generalizzati, se nelle fasi precedenti sono stati coinvolti anche il Presidente della Repubblica, il Capo del Governo, tutta la stampa, tutte le autorità a tutti i livelli. O non è un errore grave considerare i due marò INNOCENTI PRIMA DI CONOSCERE I FATTI, considerarli da subito delle VITTIME, degli EROI, i più AMATI DAGLI ITALIANI? Quando sono sbarcati a Fiumicino sembrava di assistere a una visita di stato. E’ possibile che si creda veramente alla dabbenaggine degli italiani, che inermi devono sopportare tutto ciò? Siamo sicuri che anche questi fatti non contribuiscano ad accrescere il distacco tra cittadini e istituzioni? A diffondere la sfiducia? Io credo proprio di si, e allora anche Grillo, pur limitato nei contenuti, VA BENE. Con quel che ne consegue.
Quel che ci vuole allora è CHIAREZZA innanzitutto; i responsabili di tutte le decisioni rispondano pubblicamente del loro operato. Nelle fasi successive si consideri la questione NON COME UN AFFARE DI STATO ma come un comune caso giudiziario, benchè di livello internazionale. Guai ad assumere quegli atteggiamenti che troppe volte abbiamo condannato quando erano gli americani ad assumerli nei nostri confronti, calpestando la giustizia e il nostro orgoglio. Si smetta di voler solleticare il senso dell’AMOR DI PATRIA come ultimo appiglio per l’UNITA’ NAZIONALE, perché in questo momento credo proprio che ci voglia ben altro. Si pensi alla formazione di un GOVERNO AUTOREVOLE, ALLE NECESSARIE RIFORME, ALLA RIPRESA ECONOMICA, e si abbandonino sotterfugi e piccole astuzie.
L’ultima perla di tale De Mistura, a proposito del rientro in India: “Abbiamo disinnescato una situazione pericolosa”; ma chi l’aveva innescata?
 

1 commento

  • 1 Lucia Pagella
    31 Marzo 2013 - 21:59

    Condivido l’intervento che precede.
    La vicenda dei due marò é di tale gravità che merita qualche ulteriore commento.
    Si tratta di una cartina di tornasole che permette di valutare fatti e persone in un contesto socio-politico in cui, nel corso di una crisi epocale, viene riesumato un governo asfaltato dal 90% degli Italiani previa nomina di ben dieci “saggi”, rigorosamente maschi, e di cui la maggior parte di loro ha fatto parte di quella casta che oramai non riesce più neppure a salvare se stessa:
    Due tecnici incompetenti, non si sa bene con chi collusi, ma scelti dal supertecnico Monti, ci hanno fatto fare l’ennesima figuraccia evidenziando l’inaffidabilità di quel governo che per il prestigio dei suoi componenti ( sic ! ) avrebbe dovuto riportarci nel novero delle grandi potenze ( Amen ! )
    Tale Terzi di Sant’Agata, escluse a suo tempo le dimissioni perché era intervenuta con l’India - che aveva nel frattempo provveduto a sequestrare il nostro ambasciatore, violando quella bazzeccola della convenzione di Ginevra - una trattativa in base alla quale era inapplicabile la pena di morte ai nostri due fucilieri. Feci un sobbalzo. E se ai due marò prestati dal nostro esercito ad una società privata su richiesta ONU, con l’assenso di quel genio di La Russa, venisse comminato l’ergastolo da scontare nelle fetide carceri indiane che, quanto a comfort, se la battono con quelle Italiane, ma che sono un poco più lontane dalle famiglie,tutto andrebbe bene madama la marchesa? Ovviamente l’India smentì tutto ed anche il non ministro smentì poco dopo se stesso dimettendosi da un governo dimissionario.
    Pare infatti che l’India conosca ed applichi il principio della divisione dei poteri che da noi é ormai poco più di un ricordo scolastico.
    In ogni caso le roboanti dichiarazioni sulla imprescindibile esigenza di affidare il caso ad una Corte Internazionale o l’aspettativa che l’Europa si sentisse coinvolta e solidale in un caso che dovrebbe riguardare due suoi cittadini, se essa non fosse soltanto quell’unione a delinquere di stampo finanziario, sono state archiviate
    Il doppio voltafaccia delle persone che si sono occupate della vicenda e che, all’evidente mancanza di cervello, suppliscono con una sfilza di nomi altisonanti si é giocato sulla pelle di due disgraziati stritolati fra le elezioni nel Kerala, quelle italiane ed incofessabili interessi economici.
    A questo punto sorgono alcuni interrogativi : il comandante della nave, novello Schettino, quando é stato invitato ad abbandonare le acque internazionali ed ad attraccare nel Kerala, non è stato sfiorato dall’idea che forse era il caso di avvisare la Farnesina? Se non lo é stato, dovrebbe essere prontamente consegnato alla neurodeliri; in caso contrario é evidente che vi é una responsabilità ab initio dei soloni che hanno condotto la vicenda. Pare, in effetti, che sia stato il comando interforze ad autorizzare la nave ad attraccare!!!!
    Siamo poi sicuri che non si trattasse di pirati? I nostri investigatori sono stati tenuti a debita distanza dalle indagini e la possibilità di lucrare voti dal governo del Kerala ( tutto il mondo é paese )può essere stata una tentazione invincibile a mettere in mano a possibili pirati una lenza.

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