Bepi Vigna ci narra la sua “storia delle storie”

27 Aprile 2013
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Gianna Lai

‘Che storia, eh?’ Si rivolge amichevolmente al lettore lo scrittore,  come fosse ancora preso, lui stesso, dal fascino del racconto di Eracle e di Cristo. Eppure, chissà quante volte lo avrà letto e riletto, mentre lo sistemava in quel punto lì ben preciso del suo libro, dove sta proprio bene per chiudere la narrazione degli uomini e delle divinità nella storia del mondo!   Sapeva già che ci avrebbe colpito con questo attraversamento di epoche e luoghi  così ricchi di cultura filosofica, dalla Persia agli Egizi, all’India al Medio Oriente, al Mediterraneo e oltre. Dove nascono linguaggio e racconto, i miti e le antiche leggende, e dove si è costruita  tutta la nostra conoscenza. ‘La storia delle storie’ di Bepi Vigna,  percorre un lungo  ‘Viaggio nei segreti della narrazione’, tra infiniti e fascinosi spazi e personaggi, nei quali più volte tanta umanità si è identificata. E che ci aiutano ancora a capire come nasce la passione del narrare,  come si raccontano e si scrivono le storie, come si trasmettono attraverso l’immaginazione degli uomini, senza perdersi mai. Di come, sempre coerenti e fedeli a se stesse,  siano memoria di un’epoca e testimonianza dei  cambiamenti, e si arricchiscano, passando da  un tempo all’altro, di invenzione, di nuovi contenuti  e di nuove forme espressive. Il libro  riconduce a sintesi questo  itinerario, nel contesto di un’idea di scrittura che, magari fosse, potrebbe addirittura  essere alla nostra portata. Perlomeno alla portata di lettori interessati a capire di più gli autori, chi scrive, e come si arriva a scrivere. L’analisi di Bepi Vigna si snoda attraverso l’affermarsi della civiltà delle storie, la cultura orale dei greci, di Omero e dei popoli che li hanno preceduti, i canti e i racconti più antichi fra gli uomini che non sapevano ancora leggere. Le figure emblematiche nei racconti delle donne per i bambini, i personaggi tramandati dai poeti e dai cantori, e le gesta leggendarie, i racconti medievali, la letteratura dei popoli su cui si crea lo spirito di appartenenza. E gli eroi delle grandi epopee, che arrivano fino ai giorni nostri nella trasfigurazione  del cinema, del teatro, della televisione, del fumetto, della musica, della nuova forte cultura di massa. E che,  alimentandone l’immaginazione, continuano ancora a formare intere generazioni di giovani per restituire, accresciuto dall’ispirazione dello scrittore, dello sceneggiatore, del compositore, un punto di vista sempre nuovo e originale sulla contemporaneità.  Così nasce il racconto nei capitoli del libro dedicati a Ulisse, a  Dante, i veri interpreti delle loro epoche. Così nell’analisi critica sulla letteratura del viaggio, quello immaginario, fantastico, allegorico, che diviene metafora della vita. Quello di ‘formazione’, reale, che è allontanamento, distacco o esilio, e che attraversa tutta la letteratura moderna e il cinema, fino ai  fumetti di Hugo Pratt. Se le storie son sempre le stesse, le storie da vedere e da sentire, narrate a voce, con le immagini e la scrittura pittorica degli antichi, fino al teatro nel teatro di Shakespeare, quale influenza le storie subiscono dal mezzo utilizzato per raccontarle, e come cambia il rapporto tra fantastico e reale nel tempo, nelle diverse culture, e a seconda di chi scrive  e dei suoi lettori..
 Il percorso culturale si arricchisce della riflessione sui generi letterari, nella descrizione del racconto avventuroso (per esempio), attraverso i titoli più significativi della nostra narrativa. Le storie per i ragazzi, e la letteratura popolare di evasione da Sue a I Tre Moschettieri, secondo il concetto gramsciano di una necessità del fantasticare, per il lettore, come rivalsa  sul proprio presente. E le fiabe, ’su cui si fondano tanti capolavori della letteraura occidentale’, come racconto dei racconti,  la storia dell’uomo, del singolo individuo e dell’intera umanità, negli stadi diversi e significativi della sua esistenza. ‘Intreccio, ritmo, caratterizzazione dei personaggi’,  soddisfazione delle attese del lettore, e situazioni narrative. Da  Aristotele a  Propp a Borges,  la rappresentazione del conflitto e l’impossibilità etica del compromesso, come dilemma esistenziale, che nasce con la cultura greca e che oggi caratterizza la nostra letteratura, in particolare quella americana.  In uno dei passaggi più significativi dell’opera sulla ‘chimica delle storie’, gli  otto fondamentali elementi che  caratterizzano la scrittura, e le lezioni sul meccanismo narrativo, da Le Mille e una notte a Truffaut, al Sarchiapone di Walter Chiari.  Ne emerge  una riflessione ampia e documentata, che il corredo delle  note rende ancor più rigorosa, specie quando la ricerca si sofferma su lingua e linguaggio, creatività e racconto, segni e simboli. Ma sempre nell’intreccio con le storie narrate e con i titoli delle grandi opere, perchè il discorso teorico abbia immediata rispondenza nella sua applicazione, acquisti vita dalle storie calandosi in esse, da loro abbia anzi origine, come ne fosse una naturale derivazione. Secondo una visione organica dello svolgimento letterario  che prende le mosse dai problemi del presente, come scrivere oggi, come avvicinare alla lettura. E’ il contesto culturale a motivare questa scelta, si parla di letteratura, se ne fa un’analisi storica, usando il genere racconto per conquistare  chi ne resta ancora lontano, e spiegarne  ruolo e funzione nella società di massa. Secondo un’antica convinzione, comune a chi le componeva le storie, e a chi ne usufruiva, che fossero  un’importante esperienza letteraria, si fondassero su una qualità letteraria certa e condivisa. Da dove precisamente proviene il piacere di lasciarci coinvolgere, di immedesimarci nelle situazioni e nei personaggi.
  Una scrittura chiara e ordinata,  un uso del lingua leggero e misurato, caratterizza ‘La storia delle storie’ . E se  è il tono descrittivo a prevalere nella sintesi dei classici di tutti i tempi, la capacità di metterli in relazione fra loro   sembra  far pensare ad un’unica avventura, segnata da eventi sempre diversissimi e straordinari. Che denota un’ampia cultura letteraria, e una sicura conoscenza dei modi e degli strumenti della narrazione. L’opera di Bepi Vigna ha per oggetto la vita e l’uomo stesso, dal primo poema epico sulla vicenda  di Gilgamesh, che cerca l’immortalità attraverso un dolorosissimo cammino di formazione, fino ai giorni nostri. E se le storie sono ‘l’estremo sforzo che gli uomini compiono per accostarsi al divino’, possiamo dire che leggere è educazione e conoscenza, aiuta a sviluppare la mente e a comprendere le emozioni, a comprendere noi stessi. Il fascino della conoscenza, perchè apprendiamo il mondo, e lo allarghiamo e lo inventiamo sempre più spazioso, ogni volta che leggiamo un libro, come dopo aver letto questo libro. E anche quel ragazzo che in copertina, pensoso, attraversa il mare con lo sguardo al tramomto, ne uscirà senz’altro arricchito.
Chi non percorre il cammino di G., doloroso nella scoperta dell’essere mortale, non si forma, non matura come tanti oggi cn la sindrome da onnipotenza
 

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