Dieci milioni di elettori in cerca di sinistra

18 Giugno 2013
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Aldo Carra

Per stimolare la riflessione nella sulla fase attuale pubblichiamo questo intervento all’Assemblea Nazionale dell’Ass. Rinnovamento della sinistra - ARS - tenutosi a Roma il 14 giugno.

Le recenti tornate elettorali hanno evidenziato  un tracollo del tasso di fedeltà degli elettori verso i propri partiti  ed una forte variabilità nei comportamenti  sia degli elettori di centro destra che di quelli di centro sinistra. Il fenomeno si  è manifestato prima in Sicilia con un’astensione massiccia che ha colpito soprattutto il centro destra ed uno spostamento significativo di elettorato dal centro sinistra verso il M5S. Le successive elezioni politiche di febbraio hanno proiettato a livello nazionale queste tendenze  ripetendo ed amplificando  l’exploit del M5S.
A determinarlo hanno contribuito l’elettorato di centro destra per oltre 3 milioni e quello di centro sinistra composto sia da elettori che già nel 2008 si erano astenuti e che sono tornati a votare, sia da elettori delusi di centro sinistra. Insieme  si tratta di circa 6 milioni di elettori che provengono da sinistra sui 9 presi dal M5S.
Il bacino elettorale che si colloca a sinistra del Pd è  stimabile oggi in 6 milioni di voti raccolti da Grillo, altri due milioni di delusi del 2008 che non sono tornati a votare e due milioni di voti raccolti da Sel e dalle altre liste di sinistra.
In totale circa 10 milioni di elettori che vorrebbero una politica di sinistra a fronte dei quasi 9 milioni raccolti dal Pd,  una parte crescente dei quali, tra l’altro, in seguito alle più recenti scelte, è molto critica con quel partito e da sinistra.
Insomma una grande prateria dentro la quale l’unica rappresentanza dichiaratamente di  sinistra è costituita da Sel con appena 1 milione 100 mila voti!
Questo vasto elettorato ha sì un denominatore comune che possiamo definire genericamente di sinistra, ma ha assunto ed assume comportamenti elettorali molto diversi: alcuni  astenuti sono tornati a votare, altri continuano ad astenersi, pochi votano per una forza politica strutturata come partito ed aperta ad alleanze per governare come Sel, molti per un Movimento che addirittura raccoglie contemporaneamente consensi a destra, pochissimi  rimangono legati ad una sinistra ancorata all’opposizione….
Si tratta, insomma di una massa enorme e fortemente segmentata che pone una domanda: è possibile costruire una offerta politica in grado di coagulare questa variegata sinistra e farla diventare una soggettività che conta?
Le recenti elezioni locali hanno penalizzato pesantemente il  M5S: in parte ciò è dovuto al debole insediamento nel territorio, in parte al carattere  politico generale della sua protesta, ma in parte esso ha  risentito della delusione di chi sperava in un cambiamento spendibile.
Il recupero di Sel è stato limitatissimo e ciò significa che questi elettori  delusi dal M5S tornano a rifugiarsi nell’astensione se non ritrovano fiducia nelle forze organizzate.
Nessuna delle forze presenti nello scenario politico  appare, oggi,  in grado di fare da  aggregatore di questo elettorato. La costruzione di una nuova sinistra in questo contesto, quindi, appare tutta da inventare.
Il tema è vecchio, ma nelle condizioni attuali ci sono tre novità sulle quali ragionare:
·    la presenza, dopo la scomparsa nella precedente legislatura, della sinistra in parlamento con Sel
·    la presenza massiccia del M5S con posizioni politiche in grandissima parte vicine a quelle della sinistra
·    un dissenso crescente dentro il Pd rispetto alle scelte moderate che questo partito finisce sempre per fare
·    la presenza nel Pd di una area di sinistra nella quale cominciano a manifestarsi  disponibilità a cercare forme di collaborazione su singoli temi con le altre soggettività di sinistra.
Se non si può pensare ad una aggregazione dell’insieme di queste forze oggi, si può però, pensare ad un processo definito e coerente di “aggregazione progressiva” che avvenga su temi specifici e che si manifesti intrecciando azione sociale ed azione parlamentare.
Si tratta, cioè, di selezionare di volta in volta, ma in una catena sequenziale leggibile per la sua linearità,  temi sui quali sviluppare nel paese iniziative, raccolte di firme, incontri correlati ad iniziative analoghe da assumere in contemporanea in Parlamento.
Si attiverebbero in questo modo due processi paralleli:
-    a livello istituzionale alcuni gruppi parlamentari o singoli parlamentari comincerebbero a lavorare insieme ed a costruire relazioni politiche fondate non su generiche alleanze, ma sulla condivisione di alcune proposte.
-    a livello sociale, nei territori, strutture di base delle diverse forze, movimenti e singole persone comincerebbero a costruire politica dal basso, a conoscersi, ad interagire, a diventare punti di riferimento aperti
Una linea di azione con queste caratteristiche si potrebbe praticare su temi come la spesa pubblica da tagliare (F35 e forze armate, spesa militare, costi della politica..) e le spese da implementare (sostegno consumi, redditi di cittadinanza, defiscalizzazione lavoro ed investimenti…).

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