De renzello berlusconato

25 Gennaio 2014
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Aldo Lobina 

Non so bene a cosa si riferisca il genere neutro quando nella vulgata si nomina una legge elettorale.   L’ Italicum    alias  il pastrocchium (come l’ha chiamata Sartori ), ma sarebbe più corretto dire  l’italicum pastrocchium,  è la proposta berlusconata della legge elettorale, uscita dal cilindro di due imbonitori. Poiché il padre è certo – e il nonno pure - potremmo anche chiamarla il   renzellum silvianum (a Matteo quel che è di Matteo, a Silvio quel che è di Silvio, cioè unicuique suum tribuere) sicuri di non far torto ad alcuno.
Anche al mercato il marketing dello smaliziato venditore a volte ti rapisce proponendoti  scelte definitive:prendere o lasciare. E infatti qualcuno lascia. E non per fatto personale, come si vorrebbe dare ad intendere. Evidentemente in quella che viene definita “minoranza” del PD cova un sentimento di rivalsa, che non è disposto a sopportare e supportare i diktat dei nuovi padroni del partito. L’alta percentuale di voti ottenuti ha attribuito a Renzi un mandato forte, che però deve fare i conti con i parlamentari nominati da Bersani. 
Berlusconi ringrazia. Ha ottenuto comunque un altro successo, del resto  non diceva qualcuno   “Parigi val bene una messa”? Quando B. gioca in trasferta, come a Servizio Pubblico o come l’altro ieri quando si è recato nella sede del PD, di solito vince. Nell’ultimo caso può portare a casa due risultati diversi, ma ugualmente utili per lui: il primo, una legge elettorale nuova che gli permetta di continuare a fare il dominus dei deputati  (cosa evidentemente conveniente per lo stesso Renzi e anche per Grillo); in alternativa – e questa è la trappola tesa al PD – lo scompiglio generato dentro il PD, diviso tra renziani di stretta osservanza – e tutti gli altri.
Renzi si illude di poter impegnare i deputati del suo partito nelle scelte  da lui concordate con B.   prima ancora di aver sentito il  gruppo parlamentare del suo partito. I cui membri – in commissione e in parlamento –  è una loro prerogativa – potrebbero cambiare la proposta di legge elettorale, senza premi di maggioranza distorcenti il risultato uscito dalle urne  (come è  già accaduto fino ad oggi e potrebbe continuare ad accadere se venisse varato il renzellum).
Quando i partiti non erano solo macchine elettorali la selezione dei candidati avveniva dentro un percorso che partiva dalle attività nelle sezioni e si affinava nelle strutture sovraordinate che controllavano la corrispondenza tra potenziali di rappresentanza, militanza e competenza. Esisteva cioè un filtro che l’organizzazione partitica sapeva  attivare per garantire l’adeguatezza della rappresentanza alle scelte programmatiche di medio e lungo termine elaborate. Con garanzia di corrispondenza tra scelte di partito e di rappresentanze istituzionali.
I nostri partiti hanno conservato una intelaiatura organizzativa virtuale, che si affida, nella migliore delle ipotesi, a primarie aperte per scegliere possibili rappresentanti chiamati ad amministrarli o a gestire la res publica. Chi viene eletto in questa seconda funzione  è comunque slegato da quell’organizzazione politica,  che è il partito , per il semplice motivo che i partiti sono diventati gusci vuoti, si sono liquefatti. Sono cioè strutture volatili che si illudono di esistere solo perché hanno affinato sistemi elettorali interni ed esterni. Un nuovo sistema per esempio per scegliersi  un capo. Renzi è un esempio di questo risultato. Ben poca cosa!   Le idee e i programmi devono avere la testa e le gambe degli uomini. Non hanno bisogno di demagoghi chiacchieroni.  
Il suo protagonismo, la sicumera che ad ogni pie’ sospinto ostenta, quel giocare sempre in attacco, con schemi inediti,  la spregiudicatezza e la banalità del discorso, la battuta facile può sorprendere i suoi avversari, ma  presta il fianco a critiche severe e non prive di fondamento. La stessa sua grande voglia di rottamare certi politici del PD non ha esitato a salvaguardare guarda caso proprio Matteo Renzi, politico di lungo corso, già presidente di provincia e attuale sindaco di Firenze. Pronto forse anche per la seconda consiglia tura. Un altro politico di professione  che dice cornuto all’asino.
 La  sua pretesa di dettare l’agenda di governo nella situazione data è velleitario: perché il  PD è un guscio vuoto con tanti spiriti e quando “quaglia” ha tutt’al più la consistenza di un budino (Sardegna docet  in ossequio alla sardità di chi scrive).
Lascia perplessi la minaccia non velata di nuove elezioni se il renzellum non dovesse passare nelle sue linee generali. Renzi ha in parlamento una pattuglia di deputati a lui fedeli, che potrebbero togliere la fiducia al governo di striminzite intese (anche se i deputati, per legittima difesa, in genere sono più fedeli all’isituzione che agli ordini di scuderia). Di fronte a questo ricatto – complice B, cui non sembra vero - si gioca la partita tra il demagogo fiorentino e gli altri. Tra Renzi e il Paese, che ha bisogno di riforme in campo sociale e non di elezioni politiche dopo pochi mesi di legislatura.
Mi rifiuto personalmente di credere che una nuova legge elettorale debba essere condizionata a tal punto dal renzellum da escludere la possibilità di una legge diversa, costituzionalmente più valida. “Se si dovesse andare presto a nuove elezioni  col pretesto della bocciatura di un accordo indecente  sarebbero fin troppo chiare le responsabilità” – dice il mio amico Giuseppe – “tanto vale votare ancora l’insetto”.. In attesa che il PD trovi la bussola con una cabina di regia autorevole e fedele interprete dei bisogni generazionali l’approdo sarà sempre meno sicuro.
Permettetemi un’altra confidenza: Efisio è un amico che  ha sempre votato a  destra. Bene, mi ha confessato che potrebbe votare Renzi.
Che abbia fiutato qualche affinità elettiva?

P.S.: Adesso che ci penso, il genere neutro di cui parlavo all’inizio ha una sua ragione:   attribuito alla legge elettorale ne sottolinea la necessaria equidistanza dalle forze in campo, la sua estraneità nei confronti dello svolgimento dei risultati. Un campo neutro insomma dove si coltiva il rispetto della Costituzione, l’eguaglianza del voto. Che aborrisce i premi sconsiderati. Perché il problema sta sempre nella ragionevole  misura, anche quando si stabiliscono necessarie correzioni.

                                                                                                                                                                                                     
 

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