Una ricerca e un convegno sulla Scuola in Sardegna

4 Febbraio 2014
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Rosamaria Maggio 

Oggi  alle 15,00 e domani (0re 9) alla Biblioteca Universitaria di Cagliari  Convegno CIDI, col patrocinio dell Fondazione del Banco di Sardegna sul tena “La scuola sarda nel confronto nazionale ed internazionale”. Ecco alcune problematiche del Convegno ad opera di Rosamaria Maggio, pres. CIDI di Cagliari.

Per oltre un anno il CIDI ha lavorato assieme alle associazioni  Proteo Fare Sapere , AIMC e Lega ambiente, ad una Ricerca sul sistema scolastico italiano, con attenzione ai contesti ed ai risultati regionali, in particolare in Sardegna
I dati che abbiamo raccolto riguardano il contesto nazionale e  regionale, sono riferiti al 2009 e sono in parte conosciuti.
Ciò che a nostro avviso è interessante, è l’aver raccolto tutti i dati di una annualità (ed il 2009 ci consentiva questo), ed aver piegato la ricerca verso una riflessione sulla scuola nei territori regionali, e della Sardegna in particolare.
 Tre gli aspetti metodologici significativi: 1) Coinvolge delle associazioni professionali di insegnanti, 2)adotta il modello della ricerca azione, perché i ricercatori si sono calati nelle situazioni, ed infine 3) sviluppa un rapporto ad ampio raggio, che coinvolge tutti i gradi dell’istruzione, e della formazione.
I sistemi scolastici registrano, salvo poche eccezioni, difficoltà ovunque in termini di equità e di efficienza; essi non riescono a garantire a tutti gli studenti un bagaglio di conoscenze e competenze adeguate, a democratizzare la società , a favorire la mobilità sociale.
Alcune indagini internazionali, ad esempio l’indagine OCSE-Pisa, ci danno elementi significativi di conoscenza sulle competenze dei quindicenni, ma nulla ci dicono dei vari sistemi scolastici, e sarebbe arbitrario attribuire una relazione di causa-effetto al rapporto sistema di istruzione-risultati.
Piuttosto, la strategia politica sull’istruzione, specialmente in Italia, è quella di una riduzione delle spese. Che deve poi fare i conti con la necessità sempre più urgente di rendere i sistemi scolastici equi e giusti.
Ora invece la nostra ricerca ha l’ambizione di voler indagare la situazione della Scuola italiana, con riguardo ai contesti regionali, e le diseguaglianze e diversità a livello territoriale, che ripropongono lo storico problema del Paese, le differenze tra Nord e Sud. iMa ha pure l’obiettivo di fornire agli operatori della scuola, sia dell’amministrazione che della politica, elementi di riflessione utili a sfatare alcuni luoghi comuni sulle cause degli esiti negativi che non riguardano sempre e soltanto determinati territori . La situazione della Sardegna è sicuramente complessa, ma i risultati degli allievi in termini di competenze o conoscenze acquisite,  se rapportate alla situazione di contesto, appaiono sotto una luce diversa. Esaminare il contesto può  infatti essere utile per adottare gli interventi necessari a modificare l’esistente.
Proviamo ad esemplificare.
L’italia non è un paese giovane : dai dati del 2009 risulta che la popolazione di età inferiore ai 25 anni costituisce il 24% del totale. In particolare la popolazione in età scolare è interessata ad un decremento soprattutto al sud. In Sardegna tra il 2002 ed il 2011 la popolazione scolastica tra i 3 ed il 18 anni è diminuita del 13,4%
((Quanto alla popolazione interessata ai servizi educativi e di istruzione, il primo livello e cioè i nidi costituiscono un segmento di sofferenza. Infatti in Italia, a fronte di un obiettivo Europa 2020 del 33% , il tasso di copertura naz. è solo dell’11,3%.  Mentre in Sardegna siamo al 10,9%, con i servizi innovativi (micronidi nidi famiglia ecc) arriviamo al 13,2 mentre in Emilia Romagna  al 29,5%.
Per il percorso dell’infanzia le cose vanno meglio : il tasso di copertura è del 97,3%, quello della primaria e secondaria di I grado è superiore al 100% a causa delle ripetenze, e la scuola superiore di II grado, tassi del 92,7%.Vi sono però forti differenze a livello regionale.(In Sardegna la copertura totale è del 99 ,4% di cui 67,8% privata)
Quanto al tempo scuola, dopo l’abolizione dei moduli, il tempo pieno è richiesto per oltre ¼ dei bambini, ma la risposta a questa domanda è subordinata alla disponibilità di organico (nella scuola statale).)))
 In Sardegna il tempo pieno nel 2009 copre il 18,9% contro una media nazionale del 26,7% mentre il Piemonte copre il 53,1% e l’Emilia Romagna il 45,6%.
((((Quanto ai dati organizzativi, nell’anno di riferimento le scuole statali sono 10.749, con un decremento rispetto all’avvio della stagione dell’autonomia dello 0,7% che si innalzerà fino al 20,1% nel 2013 /14 (fonte MIUR) a causa del dimensionamento.
Un dato importante è l’incidenza della scuola non statale che nella scuola dell’infanzia rappresenta il 41% dell’offerta totale))))).
Notevoli le sperequazioni se analizziamo i contesti  territoriali se ci riferiamo a densità abitativa,  alla qualità degli edifici scolastici, ai livelli di occupazione e di istruzione della popolazione adulta. In Sardegna il 14,5% della popolazione adulta è senza titolo o possiede solo la  licenzia media, contro il 7% del Lazio.
Rilevante il divario anche  tra il nostro e gli altri paesi OCSE e Europa, a proposito di titoli di studio. La media Ocse dei laureati è del 37%, (l’obiettivo Europa 2020 è del 40%). In Sardegna i laureati nel 2009 sono appena l’11,7% , la media italiana è del 14,5% , nel  Lazio del 19% .
Infine la spesa pubblica totale consolidata per istruzione, 9.565 euro per alunno in Trentino, 7.117 in  Sardegna
Con riguardo alle Ripetenze, nella Scuola superiore è prevalentemente la Sardegna ad avere il più alto tasso di bocciature in quest’ultimo quinquennio, alte le bocciature in Valle d’Aosta nella  fascia dell’obbligo,  un dato significativo se si guardano le specificità regionali in termini socio-economici, che sfata luoghi comuni radicati e di mostra che  non sempre possono collegarsi i risultati alla collocazione geografica del territorio, mentre non sempre  le scuole del Nord sono più selettive di quelle del Centro-Sud.
Per l’abbandono scolastico, è la Sicilia ha il più alto tasso, 26,5%, la Sardegna il 25%, il Lazio l’  11,2%. Ma  l’Italia è lontana dalla media europea del 14,1% ed anche dagli obiettivi di Europa 2020 che vorrebbero contenere il fenomeno entro il 10%.
Quanto ai NEET (Not in Education, Employment or Training), i giovani cioè che non studiano e non lavorano, la  percentuale più alta si riscontra in Campania (32,9%),  la più bassa in Trentino, 9%, dove è forte l’istruzione professionale in funzione della piccola e media impresa locale. La Sardegna si attesta intorno al  27,4%.
Le Qualifiche negli Istituti Professionali di Stato,  in Trentino  pari al 94,54%, in Sardegna pari al 66,81%.
Quanto ai risultati INVALSI, la Sardegna riporta sempre risultati al di sotto della media nazionale.
Quanto all’indagine OCSE-PISA, migliori risultati si conseguono in Lombardia ed i  peggiori in Calabria. La Sardegna  risulta ancora una volta al di sotto della media internazionale.
Se si incrociano comunque i dati,  non sempre a minori abbandoni, e a più diplomati e qualificati, si collegano,  i migliori risultati.
 Questo è un paese a diverse velocità, ma  lo stereotipo Nord-Sud non spiega tutto.
Un’ultima considerazione sul Rapporto annuale OCSE:  pur conservando un’impostazione teorica per la quale le scelte educative sono considerate subalterne rispetto a quelle economiche, esso giunge a conclusioni abbastanza diverse dal solito. Non solo non si rilevano più gli sprechi del passato, ma si segnala la limitatezza delle risorse pubbliche.  In realtà tutti i rapporti frutto di ricerche nazionali ed internazionali, non sono interpretazioni di una situazione, ma occasioni per  riflettere su aspetti specifici del funzionamento e della cultura delle nostre scuole, e in questa ottica deve essere considerata anche la nostra ricerca.

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