Renzi batte Grillo 2-0, perde il Paese

26 Maggio 2014
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Andrea Pubusa

Se la buttiamo in termini calcistici, Renzi batte Grillo 2 a 0. Lo ha doppiato. Ha prevalso il livello europeo su quello di politica interna. Molti, più che Renzi, hanno votato Schulz. Vogliono un ridmensionamento della politica del rigore, dando più potere al leader socialdemocratico tedesco a scapito della Merkel. Il M5S in Europa è isolato, non essendo collocabile fra le forze antieuropeiste di altri paesi. Il tentativo di Grillo di fare delle europee un test di politica interna non ha funzionato. Molto del malcontento non si è manifestato, è rimasto nascosto nell’oltre 40% degli astenuti.
Renzi dunque stravince. Ma avrà più forza? Nel partito senz’altro, sbaraglia l’opposizione interna, peraltro sempre succube del segretario. E nel governo? Paradossalmente, è ipotizzabile una navigazione di governo meno facile. Il suo alleato Berlusconi, che gli ha tirato la volata con una campagna giocata sulla contrapposizione (finta) e amore (vero), dovrà accentuare la propria opposizione se non vuole scomparire del tutto. Non potrà comunque appoggiare Renzi nell’approvazione dell’italicum o di leggi elettorali punitive per la terza forza, sul modello della legge elettorale truffa della Sardegna, perché ora la terza forza è proprio lui l’ex cavaliere. E non avrà interesse a quelle riforme della Costituzione, che rafforzano il primo partito e il capo del governo, essendo egli escluso dalla possibilità di concorrere alla leadership del Paese. Quindi, la vittoria di Renzi  ne accresce la forza nel partito e nella politica quotidiana contro il mondo del lavoro, ma lo indebolisce nelle cc.dd. grandi riforme, ossia nello stravolgimento del quadro democratico. Almeno così speriamo. Più che le riforme verrà incoraggiato il malaffare, che nonostante tutto non è un deterrente a votare i partiti che lo inverano e ne sono attraversati.
Il M5S non sfonda, anzi perde, ma mantiene sostanzialmente intatta la sua forza e conferma il suo ruolo di grande forza d’opposizione nel Paese. Si ricrea - come molti hanno subito notato - il vecchio dualismo DC-PCI, oggi inverato dalla contrapposizione PD e M5S. In questo contesto, è significativo il 4% alla lista Tsipras. Poco, ma sufficiente a mantenere aperta la speranza di una ripresa della sinistra, Syriza vince in Grecia.
Infine, ma non per importanza, una notazione sul sistema elettorale. Una legge elettorale con un proporzionale corretto al 4% semplifica enormemente il sistema elettorale, rendendolo più efficace dei sistemi maggioritari finora sperimentati a livello nazionale e regionale. Rimangono pochi partiti con voti veri, scompaioni le sigle senza seguito reale  Un risultato come quello europeo alle elezioni politiche nazionali avrebbe consegnato alle forze moderate (PD-FI) il governo stabile del Paese, individuando anche in termini limpidi il capo del governo e quello dell’opposizione.
Cosa succederà ora? Dopo il berluscunismo vero avremo per un po’ di tempo un neoberluscomismo in salsa renziana. Per le forze democratiche alternative inizia una nuova fase d’opposizione.
A livello europeo, è preoccupante la vittoria del partito di Le Pen in Francia. Schulz ha perso nella sua ambizione di diventare capo della Commissione europea. Chissà forse anche lì prevarrà l’alleanza fra PPE e PSE, forze ridimensionate, ma ancorqa prevalenti. Il deficit democratico dell’UE non verrà colmato o temperato, la politica economica continuerà ad alimentare la crisi. Per i popoli d’Europa una certezza: la prospettiva diventa più dura.

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