Litigare fa bene

29 Maggio 2014
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 Gianna Lai 

Oggi alle 16 al Martini - via S. Eusebio 10 - Cagliari, il CIDI organizza un dibattito sulla “Gestione creativa del conflitto”. Partecipa Daniele Novara, pedagogista, autore del libro “Litigare fa bene”. Rizzoli, 2013. Su questo libro ecco una recensione di Gianna Lai.

Fa bene ai bambini litigare, perchè imparano a stare insieme e a vivere le proprie contrarietà’. E c’è un metodo di gestione dei conflitti, costruito e sperimentato dal pedagogista Daniele Novara, in un lungo lavoro di ricerca con insegnanti e genitori, che lo dimostra. ‘Litigare fa bene’. Rizzoli, 2013, ovvero, come ‘Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, per crescerli più sicuri e felici‘. Cosa di non poco conto, potremo dire, nel tempo del narcisismo e delle ordinaria insicurezza esistenziale, ma già soltanto sfogliando il bel libro di Daniele Novara, si capisce quanto l’autore sappia rappresentare il problema nelle sue evidenti espressioni del quotidiano. E di come ci sia un continuo rimando al nostro abituale modo di agire, proprio in quel dare risalto a fatti e situazioni del tutto note, consuete. E perchè idee e suggerimenti si sviluppino attraverso esercizi di prova, da tradurre nella pratica, una volta rese chiare e comprensibili, attraverso le esemplificazioni, le fasi del metodo. E poi l’evidenziazione delle citazioni importanti, Danilo Dolci, Maria Montessori, Jean Piaget fra tutti. E poi le storie, una parte così ricca e importante del libro, essenziale per rendere ancora più riconoscibile ogni intervento o esperienza che voglia modificare inutili comportamenti e dannosi stereotipi. Come se l’autore volesse anche alleggerire il testo in questo continuo confronto col mondo reale, e non fosse solo questione di procedimento e di impostazione descrittiva. Storie belle nella loro immediatezza e nella dinamicità dell’azione, ognuna titolata col nome dei protagonisti, ognuna significativa di un intervento, di un modo di procedere, che fa emergere volontà e personalità dei bambini. Così a poco a poco, a furia di sfogliare e di andare avanti e indietro, il lettore viene introdotto alla lettura sistematica del libro, a ricercare il perchè delle cose, e a scoprire in quel metodo maieutico le ragioni che danno nuovo significato alle relazioni tra i bambini. Si perchè, se di fronte al litigio dei bambini occorre prendere distanza dalle proprie emozioni, dai propri vissuti personali, e ‘urlare e separarli non serve‘, allora non può essere ancora oggi la correzione l’unica ‘matrice educativa’. E se non è vero che ‘la relazione solida esiste solo in assenza di conflitto’, allora dobbiamo capire che l’esperienza del litigio è naturalmente collegata all’infanzia, fa direttamente parte della relazione, non può essere esorcizzata, attenuata, impedita. Liberato il terreno da ogni fuorviante parallelismo e insensata confusione tra conflitto e violenza, conflitto e bullismo che, volendo del tutto eliminare la relazione, ha in sè ‘l’intenzionalità sadica di fare del male a soggetti più deboli’, (cosa del tutto inesistente nella mente del bambino), si entra direttamente nel merito in maniera provocatoria: ‘L’antidoto alla violenza? Litigare’. I comportamenti infantili di ‘contrasto relazionale’, il conflitto, il litigio, ‘esprimono un concetto che tiene insieme relazione e contrasto’, allorchè all’interno di una relazione si presenta ‘una divergenza di opinioni, di interessi, di bisogni’. Perchè le relazioni, quando sono vitali, sviluppano conflitti. I bimbi, dice Novara, per natura non sono violenti, ma il vero antidoto alla violenza è proprio litigare. Per loro il litigio è momento normale di convivenza, nè vuol dire che i bambini non si vogliono bene. Segnala anzi un bisogno di vicinanza, di prossimità, perchè poi i bambini si riconciliano velocemente. Litigando si impara invece a gestire le proprie emozioni, a stare al mondo con gli altri, a conoscere se stessi nel contesto di regolazione reciproca, a preservarsi, nell’età adulta, da comportamenti violenti. Che saranno tanto più possibili quanto più, a suo tempo, ‘non sarà stato riconosciuto al conflitto il suo valore relazionale e le sue potenzialità di apprendimento’. Perchè ‘l’educazione alla socialità passa piuttosto attraverso l’educazione al litigio’, dove si impara a reagire ai comportamenti vessatori, per trasformare la relazione e il gruppo ‘in occasione di apprendimento e creatività, piuttosto che in ambiti di paura e conformismo’. Ma come funziona il Metodo ‘litigare bene’ nella pratica? Si tratta, dice Novara, di una proposta di orientamento formativo, che abbiamo testato durante una ricerca pedagogica sperimentale, fondata su presupposti scientifici, e che vuole organizzare modalità di intervento secondo la logica della maieutica. Nel recupero cioè della dimensione socratica, del nessuno insegna niente a nessuno, una volta create le condizioni sociali e motivazionali, che consentano a ciascuno di esprimersi e di crescere. E secondo quell’aiutami a fare da solo, proprio della Montessori, ‘essere utile ai propri figli senza sostituirsi a loro’. Molto significativamente il percorso si materializza via via nella pagina, con la rappresentazione dei passi indietro che il genitore è tenuto a compiere, per evitare ogni possibile pesante intromissione tra i due litiganti: non si deve cercare il colpevole, nè dare soluzioni dirette, ma sforzarsi di vedere ciò che i bambini possono imparare da quella situazione. E poi i passi avanti, si lascino parlare i bambini del loro litigio, aiutandoli semmai ad esprimersi, perchè trovino da sè il bandolo della matassa, e perchè possano raggiungere un accordo tra loro. Quello che conta è il processo, che può essere accompagnato da ‘rituali’ ancora più efficaci alla soluzione del conflitto. Così gli esercizi finali, destinati al lettore perchè possa apprendere l’uso del metodo, sembrano essere sintesi di uno studio attento e di un’applicazione che guarda sempre ai risultati, all’esito finale. Litigare bene, testato su 466 bambini della Scuola primaria e dell’infanzia. Dai motivi che scatenano le zuffe, ai modi di gestione del metodo, secondo i diversi casi e le diverse situazioni, alla scoperta delle nuove forme della comunicazione, anche dentro le situazioni più critiche. In quei quadri grigio-scuro, le citazioni delle ricerche in Italia e nel mondo, per dare risalto a come, litigando, si impara. E così tutte quelle storie finali sui litigi tra fratelli, che sono parte fisiologica e sana delle loro relazioni, occasioni per imparare a crescere insieme: la palla contesa, le figurine, la bambola rotta, il Lego in testa.

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