Ma perché siete contrarie al maestro unico?

23 Novembre 2008
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Anna Sarfatti

In questo periodo mi è capitato più volte di sentirmi chiedere: “Ma perché siete contrarie al ritorno del maestro unico? E’ comprensibile la difesa di posti di lavoro, ma sul piano della conduzione della classe cosa cambia?”
Provo a individuare alcuni punti per aiutare chi ha voglia di capire. Comincio dal rapporto maestra/o – bambini.
Una classe di bambini che affronta un percorso di cinque anni merita di conoscere a fondo almeno due adulti. Se crediamo che compito della scuola sia insegnare a pensare e non insegnare un pensiero, la presenza di due insegnanti garantisce che non si incorra nell’equivoco di credere che l’unico pensiero possibile sia quello dell’unico insegnante.     
Mi è accaduto più volte che un bambino o una bambina trovandosi a vivere momenti difficili – personali e/o familiari – abbiano sentito il bisogno di chiedere aiuto alle insegnanti. In questi casi, di solito la richiesta è arrivata ad una sola di noi, a volte a me, altre alla mia collega, quella che per qualche motivo il bambino individuava come la persona più vicina, o più in sintonia, o più affidabile.
Chi riceve una richiesta di questo tipo, risponde ovviamente con un forte coinvolgimento emotivo ed ha bisogno di confrontarsi con un’altra persona che conosce a fondo quel bambino e la sua situazione. Le risposte, personali e familiari, devono essere fondate su scelte ponderate, devono essere condivise.
Mettiamo che l’insegnante viva un periodo difficile a livello personale, e – anche inconsapevolmente – comunichi tensione, insoddisfazione, malessere ai bambini. Essere in due significa garantire un certo equilibrio, accogliere eventuali segni di disagio dei bambini, confrontarsi con la collega per superare le difficoltà.
Se invece è la classe ad attraversare un periodo di particolare agitazione, mettendo a dura prova la tenuta delle insegnanti, è molto efficace che i bambini si confrontino con la reazione delle due insegnanti che, seppur con modalità diverse, evidenziano la presenza del problema e la necessità di risolverlo.
Quanto al rapporto maestri – genitori, vale anche in questo caso quello che ho detto fino ad ora.
Due voci, due pensieri, due sistemi di valutazione, anziché uno, forniscono più elementi di comprensione, maggiori garanzie di oggettività, un giudizio più articolato. Tutto questo diventa tanto più importante quando non vi sia piena condivisione tra le due insegnanti e, in tal caso, le diverse valutazioni rendono conto delle diverse facce di un bambino.
Infine, il curricolo.
Tanto nel modello a tempo pieno, quanto nel modello a moduli a ciascun insegnante è affidato l’insegnamento di alcune discipline. In entrambi i casi la possibilità di “specializzarsi” consente una conoscenza più approfondita dei contenuti della disciplina e della didattica degli stessi. Tra conoscere una disciplina e saperla insegnare c’è una bella differenza! Allo stesso tempo il dialogo e lo scambio tra gli insegnanti (garantito da un tempo settimanale di programmazione) permette che gli ambiti trovino dei momenti di incontro. Solo per fare un esempio, se l’insegnante di italiano parla di dialetti, lo stesso argomento può essere trattato da chi insegna geografia. Affrontare i temi da più punti di vista, fa sì che si infittisca la rete delle conoscenze dei bambini.
La scuola è un luogo dove relazioni e apprendimento vanno a braccetto, diventare “buoni” cittadini è una finalità precipua quanto quella di imparare a pensare, decifrare la realtà, costruirsi una capacità di giudizio, che sono ben altro dal sapere quante furono le guerre puniche.
Per far fronte a questo all’adulto si chiede autorevolezza e non autorità, servono capacità di mediazione e di ascolto e non di comando. Non serve “il prevalente”, tanto meno “l’unico”. Servono almeno due maestri/e in condizione paritaria che in prima persona si misurano giorno per giorno con il rispetto reciproco, il dialogo, la capacità di ascoltarsi, pur nella diversità.
Servono due maestre/i che si impegnino a dare il meglio di sé relativamente agli ambiti disciplinari di cui sono responsabili, mantenendosi aggiornati, confrontandosi con colleghi, sperimentando sul campo con i bambini, scambiandosi opinioni, esperienze, emozioni.
Se mi penso maestra unica, non mi vergogno a dire che attualmente, delle mie quattro e più discipline, non per tutte riesco a garantire la stessa preparazione. Non è solo una questione di tempo e di energie, è anche una questione di interesse e di piacere. Figuriamoci se ne avessi ancora di più!  
Condividere le scelte educative di una classe in due (tempo pieno) o più (moduli) persone, progettare e lavorare insieme è un lusso che questo paese non può permettersi? Quali sono le priorità assolute? Il lavoro? Non lavoriamo per il futuro dei nostri figli? Il PIL? Non produciamo per i cittadini di domani?

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