Nè etero nè gay, il matrimonio solo…per usucapione!

26 Maggio 2015
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Amsicora 

Divorzio breve da oggi in Italia, nozze gay in Irlanda. Mamma mia! Che desiderio di matrimonio nell’Isola verde! Il 62,1 per cento degli irlandesi ha detto “sì” alle nozze gay. I “no” sono stati solo il 37,9%.  Così l’Irlanda si unisce ai 21 Paesi che in tutto il mondo hanno già legalizzato i matrimoni tra omosessuali (Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Slovenia, Portogallo, Inghilterra, Galles, Islanda, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Brasile e Usa, in 38 Stati)- L’Irlanda però vanta un primato: è la prima nazione a farlo passando per una consultazione popolare. Cinque anni dopo l’approvazione in Parlamento delle unioni civili per le coppie omosessuali. E pensare che solo 20 anni fa nella Repubblica dell’”isola verde” è stato cancellato il reato di “omosessualità”.
Tutti entusiastici i commenti. Il  premier Enda Kenny, ha detto con enfasi che “con questo referendum il popolo irlandese sta mandando un messaggio pionieristico“. Sarà!? Ma a me questi inni al matrimonio mi suonano retro’. Non perché ce l’abbia coi gay. Dio me ne guardi! Ben venga la caduta di ogni tabù o chiusura. Proprio l’altro giorno, rileggendo il Convivio di Platone, mi son gustato lo spassoso racconto di Alcibiade, il bello, che narra della volta in cui, dopo accurati preliminari,  saltò adosso a Socrate per conquistalo, ma andò in bianco! No, non è questo che mi lascia perplesso, è l’esaltazione del matrimonio, un istituto che, per dirla coi giuristi, sta andando in desuetudine. Ormai anche in Italia le coppie di fatto sono la maggioranza, mentre quelle che fanno il “gran passo” poco dopo si separano o divorziano. Proprio oggi entra in vigore in Italia il divorzio breve, che è o no anch’esso segno di crisi delle nozze? Ormai, si può andare in Comune e sciolgiere con una semplice firmetta, ciò che con grande rito e sprepito è stato unito.
Ed allora, dove voglio andare a parare?, chiederete. Voglio dire che, più che estenderlo, il matrimonio andrebbe soppresso, sì abrogato, cancellato dai codici. E’ un vecchio arnese d’altri tempi, quando serviva a unire le forze per superare le dure necessità della vita, come rimedio alla concupiscenza e ad assicurare la paternità alla prole. Oggi, nessuno di questi punti regge, come dimostra l’evoluzione dei costumi e lo stesso favore verso i matrimoni gay. Beninteso non voglio negare che il rapporto di coppia debba essere disciplinato, ma in modo scarno anzitutto in relazione ai diritti e doveri verso i figli e negli aspetti patrimoniali fra le persone che formano la coppia. Ma niente più. Di matrimonio concordatari e simili neanche a parlarne. Chi vuole cerimonie religiose di vario genere può farlo, nell’esercizio della sua libertà religiosa e nella pratica dei riti non contrari al buon costume. Ma lo Stato non deve occuparsi di queste manifestazioni nè deve riconoscere affetti a nient’altro se non alla dichiarazione della coppia nei sui uffici, secondo legge.
Tutto qui? Sissignori, tutto qui. Se proprio ci tenete, restituirei senso e dignità al matrimonio, mutuando la sua disciplina… dall’usucapione. Pura follia? Non, no, come il possesso, continuato e pubblico uti dominus, alla stegua del proprietario, fa acquisire dopo un tempo indicato dalla legge la proprietà di un bene immobile, così, dopo vent’anni di vita di coppia, per chi regge e lo voglia, dichiarerei la fatidica unione in matrimonio “nella buona e nella cattiva sorte finché morte non vi separi”. Una specie di attestato al merito! Direte: è un’idea bizzarra ed assurda. Eppure, se ci pensate, è manifestamente illogico il contrario, il sistema attuale. Stabilire ex ante, in anticipo,  un vincolo con pretesa di stabilità, quando gli sposi non sanno a quale vita vanno incontro e quando le statistiche dicono impietosamente il contrario, comporta un immancabile svilimento dell’istituto. Non a caso il matrimonio è ormai ridotto a scomposta e costosa chiassata, anticipatrice della spesso spietata separazione e del doloroso e rancorso scioglimento. L’usucapione del matrimonio sarebbe di per sé segno distintivo per la coppia, una sorta di medaglia al valore, conquistata faticosamente e con tenacia sul campo. Niente male, vero? Che ne dite?

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