Caro Lobina, sulle elezioni comunali, ti dico…

8 Aprile 2016
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Andrea Pubusa

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Caro Enrico,

ho molto apprezzato la tua disponibilità, a seguito dell’appello degli intellettuali, a favorire con un passo indietro l’unità delle forze alternative al PD, di cui ormai SEL locale è un semplice acaro. Un leader pensa sempre al bene della coalizione non a quello proprio. Tuttavia, o l’appello produce in tempi brevi un risultato chiaro e visibile, ossia una candidatura di alto e indiscutibile profilo  dunque unificante e mobilitante oppure tu devi mantenere la tua candidatura senza alcun tentennamento.
Mi spiego. Tu, con la tua costante attività di consigliere, hai ben rappresentato quell’area ch aveva confidato nella elezione di Zedda per una svolta nell’amministrazione cittadina e che è stata malamente abbandonata dall’attuale sindaco. Movimenti, associazioni, singoli militanti della sinistra si aspettavano da Zedda un’amministrazione aperta  e innovativa. Ma, ahinoi!, sembra d’essere tornati ai tempi di Mariano Delogu, nessuna forma partecipativa, nessuna apertura democratica, neppure l’ombra di una nuova politica sociale, solo giardinetti e marciapiedi, sempre benvenuti, ma molto al di sotto della tradizione del municipalismo democratico fin da fine ‘800 incessantemente intriso di socialità e di capacità innovativa. Non è un caso che Zedda abbia avviato la sua campagna al Poetto, simbolo della sua politica dei giardinetti. E non è un caso che l’iniziativa si sia risolta in un flop dal punto di vista della partecipazione e dei contenuti. Non si può stare sordi, ciechi  e muti per cinque anni e poi, d’incanto, inventarsi un momento partecipativo. La disponibilità ad essere presi in giro ha un limite anche a sinistra!
Orbene, questa area, per quanto posso percepire, in larga misura apprezza il tuo lavoro di consigliere e pensa che una pattuglia di persone da te guidata ben possa rappresentarci in Consiglio comunale. Un gruppo battagliero, aperto alll’ascolto e al confronto, capace di portare nel Palazzo civico la voce dell’intellettualità democratica e le istanze dei ceti disagiati cagliaritani. Ecco tu ti sei conquistato questa credibilità ed hai questa visibilità, che puoi mettere in gioco solo a fronte di una operazione chiaramente e indiscutibilmente di alto profilo ma per rafforzare questa battaglia e questa prospettiva. Se così non è, a questo punto, hai il dovere di tenere fermo il timone e dare all’area progressista cagliaritana un riferimento chiaro e non compromissorio. Un semplice ripensamento, anche se animato dalle migliori intenzioni, sarebbe disastroso perché priverebbe una parte importante dell’elettorato cittadino del proprio riferimento, disperdendola e frustrandola.
Caro Enrico, t’invito, dunque, a chiudere nell’arco di pochi giorni la consultazione aperta dall’appello unitario degli intellettuali, e ad assumere con decisione le iniziative che l’esito di essa consiglia, dando ad esse la massima pubblicità ed entrando nel vivo della battaglia elettorale.

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