Mimmo Bua

18 Gennaio 2009
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L’11  dicembre è morto Mimmo Bua, un amico e compagno, che sopratutto negli ultimi tempi si è entusiasmato per i tanti nuovi inizi, che, a sinistra, abbiamo tentato, da “Aprile” a Sinistra democratica, per poi subire con noi  l’ennesima delusione. Volevamo coinvolgerlo anche in questo blog, dove lui, voce libera e irriverente, avrebbe certo potuto farci capire tante cose con la sua scrittura poetica e fantasiosa. Ci ha promesso collaborazione con una filo di voce al  telefono e tre righe di conferma via mail. Ma ci stava già lasciando.
Pubblichiamo qui una sua autobiografia poetica, mentre rinviamo per un bel ricordo ad uno scritto di Placido Cherchi sul Manifesto sardo.

Mimmo Bua, alias Miali Logudoresu, alias Pepangel, alias…
(da “Soliana” n° 4, rivista di Arti, Poesia, Cinema e Letteratura creata e diretta da Mimmo Bua).

Chie fit custu Miali?

Miali Loguodoresu è nato in un piccolo villaggio del Montacuto (Nord Sardegna) nel corso della seconda guerra mondiale.

Da bambino ha appreso l’arte del contare storie da due affabulatori del villaggio: tiu Nanni Pinna (calzolaio-organista) e tiu Miali Pericu (vignaiolo, seggiolaio, ortolano, barbiere, campanaro e poeta estemporaneo); ha appreso la musica da autodidatta, girando per feste, paesi e villaggi del Nord Sardegna per circa trent’anni, avendo cura di rimanere sempre al di qua della fama e del successo, nella più gradevole condizione di semi-anonimato.

Dopo aver appeso al chiodo gli strumenti, ha permesso a pochi amici di raccogliere le sue canzoni, i testi e le scarse registrazioni (dal vivo), insieme ad alcuni testi teatrali, modas, paristorias e trintases.

L’associazione Manuelfurru & co (anr) ha creato alcune animazioni artigianali tratte dalle Paristorias e raccolto in formato ebook le opere, rendendole disponibili sul web gratuitamente, come richiesto dall’autore.

Il componimento autobiografico “Chie fit” risale agli anni 80 del secolo scorso.
Agli anni 90 è da ascrivere Su contu de Miali, in sei strofe di 6 sestine, lettera in versi indizzata al cugino Bore Gajas di Oschiri.

Al testo in sardo segue traduzione in italiano.

Naran chi che siet nadu in Tandalò,
in trempas chi no b’alciat mancu carru.
Si campaiat a os e a pane ‘e farru
e falaiat tottora in Buddusò.

In cuaderneddos iscrittos a tinteri
poniat ottavas e calchi cantonedda.
Fit caddu curridore chena sedda
et in donzi logu s’idiat furisteri.

Totora ammentos li enian a bidea
de ateras vidas passadas in inferros
in pulgadorios e in ateros inserros
chena nde ogare veridade intrea.

Et donzi olta fit torradu a nadu
pro ider si b’aiat calchi mezoru
chilchende a boltas de s’istare a un oru
o de ch’essire comente fit intradu

Lassende rallia lena de coccoi
leaiat su tempus comente arriviat
si cun su tempus faghiat a kilvia
sighiat a andare mancari a caccallòi.

Chie fit custu Miali cantadore
nisciunu ancora nd’at bogadu atzola
ca coment’enit su tempus che colat
sighit su sonu ma no su sonadore..

Et cando no li tinnin pius sas notas
sa mezus cosa est a s’istare mudu.
Ca no b’at gustu a morigare ludu
o a truvare che-i s’ainu a colp’e atzotas.

Ateru filu b’at de pessighire
cando si pesan sos ventos de ponente
e su riu sighit leende su currente
abas chi ancora li restat de ischittire.

Pro cussu est chi Miali como narat
solu su tantu chi est netzessariu:
ammentos postos a bessu ‘e rosariu
chi de una vida sun su chi si parat.

****************************** 

Dicono che sia nato a Tandalò,
pietraie che non ci si arriva in carro
Si campava con uova, pane e farro
ogni tanto scendeva a Buddusò

In diversi brogliacci scritti a mano
vergava ottave e qualche canzonetta
Era cavallo da corsa senza sella
E ovunque si sentiva marionetta

Ogni tanto venivano ricordi
di altre vite trascorse in inferni
in purgatori o altri luoghi recintati
senza trovare l’intera verità

E ogni volta era tornato a nuoto
per vedere se qualcosa era cambiato
cercando a volte di starsene da parte
o di andarsene da dove era entrato

Lasciando traccia lieve di lumaca
prendeva il tempo così come arrivava
e se col tempo non si ritrovava
andava avanti, per quanto alla stracca

Chi era ’sto Miali cantatore
nessuno ancora ne ha cavato piede
e come viene il tempo se ne va
continua il suono, non il suonatore

E quando non gli cantan più le note
allora è meglio starsene in silenzio
Che gusto c’è a rigirare il fango
o andare come l’asino, sotto i colpi…

Forse c’è un altro filo da seguire
quando si levano i venti di ponente
quando il fiume riprende la corrente
e ha ancora acque da fruire

Per questo Miali adesso dice
solo quel tanto che è necessario
ricordi da sgranare in un rosario
che della vita sono quel che avanza

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