Ganau ritocca la legge elettorale, ma lascia premio e sbarramenti

10 Febbraio 2017
2 Commenti


 Andrea Pubusa

La proposta di legge elettorale del presidente del Consiglio Ganau introduce modifiche alla legge vigente, ne corregge alcune disposizioni più manifestamente irrazionali, ma ne lascia invariato l’impianto truffaldino. Non a caso è presentate con le modifiche rispetto all’attuale testo messo a fronte.
Non muta il sietma presidenziale e l’elezione contestuale del Presidente della Regione e del Consiglio regionale. I seggi sono ripartiti proporzionalmente a livello regionale tra le coalizioni e i gruppi di liste (i “partiti regionali”) che superano le soglie di sbarramento. Restano le otto circoscrizioni elettorali come per l’elezione del 2014.
E le novità?  Anzitutto l’elezione alla carica di Consigliere degli altri candidati presidente (non solo del “secondo classificato” dopo il Presidente) che a livello regionale ottengono una percentuale pari o superiore al 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati presidente a livello regionale, pur se collegati a coalizioni o gruppi di liste che non raggiungono le percentuali di sbarramento per l’assegnazione dei seggi. Non si vuole negare il “diritto di tribuna” a quegli esponenti politici che, avendo ottenuto un considerevole numero di voti a livello regionale, rappresentano istanze presenti nella realtà sociale e politica isolana. Insomma, prendendo a riferimento l’esito elettorale del 2014, Michela Murgia e Mauro Pili dentro.
Vengono ridefinite le soglie di sbarramento per le coalizioni e i gruppi di liste. Il nuovo testo conferma la soglia di sbarramento al 10 per cento della coalizione ma introduce una soglia di sbarramento “interna” alla coalizione medesima, escludendo i gruppi in essa ricompresi che non ottengono almeno il 2 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste e include anche il c.d. “miglior perdente”, ossia il gruppo che ha ottenuto meno del 2 per cento ma che ha raggiunto la percentuale più alta tra i gruppi “perdenti”. Tale soglia “interna”, pur garantendo un alto livello di rappresentatività, evita la formazione di coalizioni composte da molteplici ed eterogenee forze politiche che, spesso, condividono fra loro il solo momento elettorale. L’inclusione del “miglior perdente” consente di “premiare” un gruppo di liste che ha ottenuto una percentuale vicina alla soglia.
Resta invariato lo sbarramento al 5 per cento per i gruppi di liste non coalizzati. Tuttavia, partecipano all’assegnazione dei seggi anche i gruppi di liste che ottengono una cifra elettorale uguale o superiore al 5 per cento del totale dei voti validi, anche se appartenenti a una coalizione che non supera la soglia del 10 per cento. Quest’ultima integrazione evita la potenziale esclusione – invece possibile in base al testo attualmente in vigore – di un gruppo di liste coalizzato che ha ottenuto la medesima cifra elettorale di un altro gruppo che, non essendo coalizzato, è ammesso al riparto dei seggi.
Resta invariata invece l’odiosa assegnazione di un premio di maggioranza (con le medesime percentuali di cui alla legge in vigore). o a livello regionale: si assegnano i seggi alla coalizione di maggioranza collegata al Presidente proclamato eletto se ha ottenuto l’eventuale premio; a livello regionale, si ripartiscono i seggi della coalizione del Presidente eletto tra i gruppi di liste (i “partiti regionali”) ad essa appartenenti (metodo del quoziente e dei più alti resti); o a livello regionale: si ripartiscono gli altri seggi tra i gruppi di liste (i “partiti regionali”) non collegati al Presidente eletto (sempre con il metodo del quoziente e dei più alti resti).
Altra novità: il numero dei seggi da attribuire ai gruppi di opposizione è determinato dalla sottrazione dei seggi attribuiti alla maggioranza, al Presidente e ai candidati presidente che hanno raggiunto il 10% del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati presidente a livello regionale ( e che per questo vengono proclamati onsiglieri).
 Una volta assegnati i seggi a ciascun gruppo di liste, questi si distribuiscono proporzionalmente tra le singole liste del gruppo a livello circoscrizionale (metodo del quoziente calcolato a livello circoscrizionale e della graduatoria decrescente dei voti residuati).
Resta inoltre invariata la possibilità del riparto proporzionale di tutti i seggi, senza premio di maggioranza, secondo quanto previsto dall’art. 13 della legge in vigore), ossia se nessuna coalizione ottiene il 25% o ottiene il 60% dei seggi.
C’è poi il contentino. La proposta introduce un meccanismo in favore di una presenza il più possibile paritaria di entrambi i generi nelle liste circoscrizionali: o uguale rappresentanza di entrambi i generi se il numero dei candidati della lista circoscrizionale è pari; uno solo in più rispetto all’altro genere se il numero di candidati è dispari; o alternanza dei nomi per genere nelle liste circoscrizionali.
La proposta introduce la c.d. “doppia preferenza di genere” ossia la possibilità per l’elettore di esprimere due preferenze (non più una) ma solo se esse ricadono su candidati di genere diverso. Il meccanismo, come la prassi ha dimostrato, risulta uno degli strumenti più efficaci nel consentire una consistente presenza di entrambi i generi nelle assemblee rappresentative. Viene conseguentemente modificata la descrizione della scheda elettorale nella legge regionale sul procedimento elettorale.
Che dire in sintesi di questa proposta? Non elimina il furto di rappresentanza, costituito dal sistema premiale. E ciò, nonostante la prima applicazione con Pigliaru abbia dato il maggior vuoto di governo a memoria d’uomo in Sardegna. Visto che il proporizionale e con esso la rappresentanza sono stati sacrificati sull’altare della governabilità e questa non è stata raggiunta, ci si sarebbe aspettati una riflessione su quest’ultima. E’d'obbligo - ci pare  - porsi il quesito del ritorno a un sistema proporzionale, ossia al bene della piena rappresentanza, una volta accertato sul campo che i premi e i super premi non danno governabilità, ma vuoto di potere. Tornando a sistemi proporzionali si può quantomeno riportare alle urne l’elettore delle forze piccole. Alle ultime regionali l’astensione ha raggiunto il 50% ed è probabile che, con la soglia interna del 2%, lieviti ancora. Chi sa che il proprio voto ad una lista minore non darà seggi, non si reca neppure alle urne, ingrossa l’esercito dell’astensione. Il diritto di tribuna alle maggiori coalizioni dopo la prima difficilmente corregerà questa evidente patologia della democrazia, anche perché gli sbarramenti del 5 e del 10% sono sempre altissimi e sono ingiustificati, se la governabilità è connessa al premio di maggioranza.
L’unica nota apparentennente positiva è il meccanismo volto a favorire la presenza femminile nell’Assemblea regionale. Ma rimanendo l’impianto premiale e gli sbarramenti, questo si traduce in una chiamata delle donne a concorrere ad un furto di democrazia in danno dei sardi. Vien da chiedersis se le donne che partecipano a questa truffa sono donne nella testa oltre che nell’apparato genitale. O sono maschi camuffati? Circolano maschi in gonnella peggiori dei maschi coi pantaloni!
In sintesi estrema: la proposta Ganau ritocca la legge, ma non elimina l’inganno.
 

2 commenti

  • 1 admin
    10 Febbraio 2017 - 04:37

    Ecco un commento a caldo, apparso su fb, di
    Stefano Puddu Crespellani ·

    È di stamattina la notizia della presentazione ai gruppi politici del consiglio regionale della proposta di riforma della legge elettorale sarda da parte dell’assessore Ganau. A quanto pare, la seconda carica istituzionale della Regione vuole vendere come “nuova” una rifrittura della legge attuale che lascia intatte le due principali storture del testo ignominoso approvato dai partiti succursalisti, tra cui il suo, per le elezioni del febbraio 2014, e cioè lo sbarramento al 10% e il premio di maggioranza. In compenso, offre la caramellina della doppia preferenza, che è stata una vergogna aver tolto, con voto segreto, nella legislatura scorsa. Insomma continuano a trattarci come aborigeni a cui offrire perline colorate.
    Le elezioni, nelle democrazie normali, hanno come obiettivo quello di permettere ai cittadini, attraverso il voto, esprimere le loro preferenze politiche e, sulla base di queste preferenze, determinare il sistema di forze incaricato di trovare gli accordi per governare le comunità. Quindi il sistema elettorale più vicino a questa finalità è, da sempre e per sempre, quello proporzionale. Si possono introdurre meccanismi di correzione, per favorire la rappresentazione di aree meno popolate, per dissuadere una eccessiva dispersione del voto tra formazioni politiche pulviscolari, con sbarramenti tra il 3 e il 5%, come nella maggior parte di paesi civili, ma MAI stravolgerne il principio, con sbarramenti del 10%, o premi che raddoppiano (!) il valore della rappresentazione (dal 25% al 51%, davvero aberrante), e che hanno come unico obiettivo l’autoprotezione dei partiti in un sistema di potere politico profondamente marcio, oltre che inefficace.
    Questa proposta di legge sancisce come normale la distanza enorme che c’è oggi tra la base elettorale e la rappresentazione politica. La caricatura di democrazia con cui dobbiamo fare i conti è un sistema di bunker montato su palafitte. Da queste nuove torri non più d’avorio ma di cemento armato ci dispensano collanine colorate se facciamo da buoni, e raffiche di mitragliatrice se qualcuno osa scalarle.
    Per questo dev’essere chiaro a TUTTI coloro che non si riconoscono in questa atroce falsificazione della democrazia che, se vogliamo una alternativa politica per la Sardegna, basata anzitutto sulla decenza democratica, è necessario presentare alle prossime elezioni UNA SOLA proposta condivisa; occorre lavorare senza indugi a un programma comune basato su un numero limitato di interventi prioritari per la Sardegna —tra cui l’approvazione di una legge elettorale fatta nell’interesse dei cittadini, non dei partiti— che riescano a proporre un nuovo patto di cittadinanza per i sardi; questo deve includere misure per rilanciare una economia sostenibile, che offra sbocchi di lavoro capaci di valorizzare i nostri paesaggi, il patrimonio e le persone della nostra Isola; rafforzando le basi della nostra comunità, che sono la formazione, la salute, la cultura, la lingua.
    Davanti alla democrazia delle palafitte, vale solo l’alleanza di tutte le tribù.

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  • 2 Legge elettorale | Aladin Pensiero
    10 Febbraio 2017 - 09:29

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