Veneto, Lombardia, Catalogna: che vento è?

24 Ottobre 2017
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Andrea Pubusa

Veneto, Lombardia, Catalogna. Vicende diverse anche se alla base c’è una domanda di maggior autogoverno, spinta, nel caso catalano, fino alla secessione. E c’è in comune un referendum, da cui si deve partire in tutti i casi, perché in fondo è la volontà popolare che si dice di voler tradurre in fatti e atti costituzionali.
In Veneto e in Lombardia i due referendum hanno natura puramente consultiva. Lo scopo? Ottenere più forza politica nell’avviare una procedura prevista dalla Costituzione per chiedere maggiore autonomia nella gestione delle proprie risorse in danno delle altre regioni meno ricche.
In Veneto è stato fissato un quorum di validità del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto che è stato superato con un’affluenza del 57,2 per cento; tra loro il 98,1 per cento ha votato Sì.  Ora, la giunta regionale dovrebbe approvare un disegno di legge che, dopo il voto del consiglio regionale, diventerà la base per trattare una maggiore autonomia con il governo italiano.
In Lombardia nessun quorum di validità, e l’affluenza pare si aggiri intorno al 38 per cento. Il Sì ha raccolto il 95,3 per cento, il No il 3,9. Anche in Lombardia si seguiranno le procedure per presentare una richiesta al governo di maggiore autonomia, specialmente in materia finanziaria.
Stando così le cose, al di là degli altisonanti titoli radio-tv, in Lombardia  il risultato può leggersi come voglia popolare di maggiore autonomia? L’esito non è controproducente per Maroni? L’aspetto centrale del pronunciamento elettorale è stabilire se esso legittima e dà forza popolare ad una rivendicazione o decisione ovvero se la indebolisca. Ad essere sinceri già non fissare un quorum di validità della consultazione è segno di scarsa fiducia nel suo esito. E qui Maroni evoca Puigdemont. Col 38% sì pone l’interrogativo di interpretare la volontà del 62% fra astenuti e contrari. Questo è un punto di grave debolezza a Barcellona come a Milano. La democrazia va presa sul serio anche quando non fa comodo. Sia nell’uno che nell’altro caso bisogna tener conto della spaccatura verticale in seno al popolo con la bilancia che pende verso il NO. Il che vuol dire che  i sostenitori delle istanze autonomiste devono lavorare con pazienza, senza forzature per evitare esiti controproducenti, se non tragici. E’ quanto sta accadendo in Spagna., dove molti parlano di golpe statale, ma nascondono il modo improvvido di procedere di Puigdemont, che pretende d’imporre una soluzione, stando all’esito referendario, poco condivisa. Da questo punto di vista Zaia ha maggior forza perché ha fatto un referendum con quorum di validità al 51%, superando questa soglia. Anche se in questo - come negli altri casi - al fondo del ricorso al voto popolare c’è la volontà di regioni ricche di trattenere per sé le risorse finanziarie, disconoscendo allo Stato la funzione di cassa di compensazione fra le varie parti del territorio nazionale. A ben vedere, se vien meno il principio di solidarietà, scompare l’unità dell’ordinamento e della compagine statale, che rimane un vuoto simulacro formale. Fra l’altro, senza qui scomodare la grande storia, solitamente le disparità nella crescita sono il frutto del dualismo proprio dello svuluppo capitalistico e spesso la conseguenza di scelte centrali a favore dell’uno in danno dell’altro. Certo è così in Italia, dove il processo unitario è stato orientato in favore del’industria del Nord e in danno del Meridione.
Mi pare che anche in Catalogna, al di là delle questioni identitarie e culturali, che possono avere soddisfazione in vario modo, l’elemento centrale sia quello finnanziario, e cioé di tenersi le proprie risorse. E questo non è un umore democratico qui come in Spagna, all’interno fra i cittadini di diverse regioni, come nei confronti degli immigrati visti dai razzisti come predatori del nostro bilancio.
Tornando all’Italia, sono sempre stato convinto che l’autonomia, per sua natura, implichi differenziazione, un’autonomia uniforme è un controsenso. I poteri dovrebbero attagliarsi alle esigenze economiche e culturali dei territori. In Sardegna, per esempio, c’è la questione dell’insularità, con le sue implicazioni etnostoriche, per dirla con Umberto Cardia, che richiede una risposta insieme alla questione trasporti, ai collegamenti, che si presenta in modo diverso e più attenuato nelle Regioni di terraferma. Quindi, ben venga la differenziazione, l’importante che la diversità non sia espressione di incivili e pericolosi istinti di sopraffazione. Senza quel bene centrale che è la solidarietà, le comunmità scompaiono e l’uno diventa nemico dell’altro, avanzano quegli umori negativi che non portano nulla di buono.

1 commento

  • 1 Oggi martedì 24 ottobre 2017 | Aladin Pensiero
    24 Ottobre 2017 - 08:40

    […] Andrea Pubusa su Democraziaoggi.In —————————————— SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » POLITICA Neoliberalismo: l’idea che ha inghiottito il mondo di CARMENTHESISTER vocidall’estero, 19 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Un articolo di Stephen Metcalf dal The Guardian sul pensiero che domina la nostra epoca: il neoliberalismo. (c.m.c.) «Sul The Guardian, un approfondimento che risale alle origini del neoliberalismo per rintracciarne le caratteristiche peculiari e sottolineare l’ambizione di trasformare completamente la visione del mondo contenuta in quella “Grande Idea” di Von Hayek, che alla fine è riuscita a permeare completamente la società di oggi. Il neoliberalismo è divenuto l’idea dominante della nostra era, che venera la logica del mercato, deprivandoci delle capacità e dei valori che ci rendono più propriamente umani. (…) ——————————————————————————- Gli Editoriali di Aladinews. Grave provocazione della Giunta regionale contro il Movimento Pastori Sardi, la più importante organizzazione di lavoratori dell’Isola. Di Vanni Tola. ——————————————————- EDDYBURG » POSTILLE » INVERTIRE LA ROTTA Luca Mercalli: «Auto elettrica e tele-lavoro: soluzioni pratiche per non intasare le metropoli» di MAURIZIO PIGLIASSOTTI il manifesto, 22 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. «Siamo di fronte alla combinazione di un fenomeno anomalo, sicuramente. La seconda estate più calda della storia si è saldata con una siccità prolungata che riguarda le regioni del nord ovest». Ha ragione, ma c’è ben di più, vedi postilla —————————————————————— 24 ott 2017 aladinews aladin […]

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