Ligas: una lunga storia di impegno a sinistra

21 Maggio 2018
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Andrea Pubusa

 

Oggi alle 17,30, nella Sala della Fondazione di Sardegna, un appuntamento importante a Cagliari per la sinistra sarda: la presentazione del libro ”Una storia”, ed Cuec, che raccoglie gli articoli di Marco Lligas su Il Manifesto sardo. Ecco una presentazione.

 

Se volessimo sintetizzare la stroria di Marco Ligas possiamo dire ch’egli è stato per mezzo secolo il promotore di una visione e di una pratica comunista tutta particolare: libertaria e partecipata. Oggi che, caduti, almeno in Europa, i regimi che pretendevano di ispirarsi a Marx, possiamo dire che quello di Marco è un marxismo delle origini o meglio quello che emerge dai frammenti dell’opera del filosofo di Treviri, non ancora ridotta a sisteme e a dogma. E’, questa la visione di Luigi Pintor, potente e affascinante perché il radicalismo egualitario si accompagna indissolubilmente ad un continuum partecipativo che va dalle organizzazion di base dei lavoratori in fabbrica fino alle istituzioni locali e, di lì, senza interruzioni fino agli organi dello Stato. Questa è la chiave di lettura degli scritti di Ligas e questo è il fine che in essi si intravede sempre sia che si parli di lavoro, sia che si guardi alle questioni istituzionali sia che la trattazione abbia ad oggetto l’ambiente, la pace o i diritti civili.

Non c’è tema che non venga trattato con questo metro. Le numerose proposte o leggi ordinamentali che hanno funestato quest’ultimo quindicennio, dalla legge statutaria di Soru alle leggi elettorali regionali e nazionali. Su questi testi il giudizio è netto, la critica precisa e senza sconti. Per Marco, giustamente, queste sono leggi volte a formalizzare il comando di una casta, a favorire un assetto oligarchico contro la sovranità popolare che si esprime con leggi proporzionali e con strumenti di partecipazione sociale. Qui la critica a Soru supera la sua simpatia per l’approccio dell’autocrate di Sanluri verso i temi ambientali e della disciplina paesistica e territoriale. Questi due stimoli determinano un giudizio contraddittorio sull’opera di Mister Tiscali, che induce Marco a non comprendere l’arroganza e la illegittimità della promulgazione della legge statutaria pur dopo la bocciatura al referendum confermativo: Marco vede quell’atto clamoroso come interlocutorio rispetto ad una fase partecipativa di discussione e revisione, mentre è una forzatura mai vista in Italia (promulgazione di un testo non approvato) di cui poi la Corte costituzionale farà carta da cestino.
Netto e sempre lineare il giudizio sulla legge elettorale regionale, contro la quale Marco ha aperto una lotta senza quartiere con un ricorso ai giudici amministrativi e con una critica continua sul Manifesto sardo. Identica la generosa azione contro lo scasso costituzionale di Renzi, condotto anche qui con la penna e con l’intensa partecipazione all’attività del Comitato per il NO. Una determinazione che ritroviamo nelle battaglie per la pace, quelle generali e quelle particolari, dalla richiesta di allontanamento delle basi militari alla presa di posizione di questi giorni contro la RWM di Domusnovas. E qui Ligas enuclea un concetto elementare, che però stenta a farsi largo. Il lavoro è sacrosanto, ma proprio per questo deve essere in ogni suo profilo, anche nella destinazione, produttore di bene e di progresso. Non può essere attività preparatoria delle disgrazie altrui, della distruzione, di morte, di guerra.
L’ambiente è l’altro grande tema. Per un comunista la terra ha la stessa sacralità che le annette un credente, la stessa centralità che le dà Francesco il santo e il papa. Non c’è battaglia in difesa del territorio e dei beni culturali a cui Ligas non dia spazio e respiro. Non c’è legge regonale e nazionale che sul Manifesto sardo non trovi analisi puntuale e rigorosa.
Ecco la storia di Marco Ligas, che oggi si presenta a Cagliari, e’ tutto questo. Ed anche altro perché in essa traspare la vicenda umana e politica di un uomo  di un compagno che caparbiamente, in un tempo di trasformismi, ha mantenuto gli ideali degli anni verdi e li professa liberamente e con forza. Talvolta anche con qualche asprezza. Ma i tempi tristi e pericolosi che viviamo richiedono e giustificano anche quella. Grazie Marco!

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