Davide Casaleggio e la sinistra… senza speranza

31 Luglio 2018
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Andrea Pubusaj

L’intervista di Davide Casaleggio è la controprova della impossibilità (al momento) di ricostruire una sinistra in Italia. Prendete, per il suo carattere paradigmatico, l’intervento di Giancarlo Gaeta su Il Manifesto di venerdì. Titolo “D. Casaleggio e la sinistra da rifare”. Muove da alcuni assunti incredibili. Le dichiarazioni di Casaleggio jr. sono “inquietanti” e “gravi”. Anche per “il ruolo guida che questo signore esercita nei riguardi di quello che ora è il maggiore partito politico italiano”. Sarebbe dunque in atto quantomeno una spinta al “superamento del ruolo costituzionale della rappresentanza parlamentare, e quindi inevitabilmente della Costituzione stessa”, peraltro senza “alcuna riflessione circa i rischi per la democrazia impliciti nel venir meno di un organo di mediazione e di controllo senza il quale si cade di fatto in una forma di dittatura”. Ecco, il punto, Casaleggio jr., sotto sotto, punta alla dittatura, che ” per essere nuova rispetto a quelle sperimentate non dovrebbe essere meno preoccupante”.
Ora, non ho difficoltà ad ammettere di essere un sempliciotto ed anche un credulone. Ma, di grazia, compagno Gaeta, se noi del Comitato per il NO abbiamo battuto la schiforma di Renzi lo dobbiamo o no anche ai pentastellati? Hanno o no costoro lavorato in parlamento e nel paese per difendere la Carta? E Fico, presidente della Camera dei deputati non va predicando ad ogni piè sospinto la centralità del parlamento? E questo governo, bello o brutto che sia, non è il primo ad essere espressione del parlamento e del voto popolare dopo oltre un decennio di nomine dall’alto? E allora torniamo alla doppiezza di togliattiana memoria? Si difende nei fatti la Costituzione, ma si pensa alla dittatura? E infatti Gaeta si chiede: nell’azione dei governanti M5S “c’è contraddizione con quel che afferma il proprio ideologo? Sì, a meno che nella sua mente l’attuale fase politica non costituisca altro che una tappa della conquista del potere assoluto per via democratica”. Pari pari ciò che si imputava a quei malvagi, bugiardi e mangiabambini di comunisti a fine anni ‘ 40 e negli anni ‘50 del secolo scorso! Ma come si fa a ricostruire la sinistra muovendo da questi presupposti? Come si fa ad “opporre alle prospettive strumentalmente semplicistiche, soluzioni all’altezza delle questioni incombenti”! E come può porsi “la questione circa il processo di formazione e selezione della classe politica e delle rappresentanze, indispensabile per opporre alle suggestioni ideologiche un rinnovamento radicale del modo di pensare e praticare la politica nel quadro costituzionale, avendo presente le criticità attuali del sistema”?
Casaleggio jr. (e prima il padre Roberto) potrebbe essere ministro, presidente della Camera o chissà cos’altro. Non è neppure deputato. Grillo potrebbe essere presidente del consiglio dei ministri. E invece batte le piazze alla ricerca del suo pubblico perduto in questi anni d’impegno politico, come ha detto anche a Cagliari nei giorni scorsi. Possibile che a nessuno venga in mente che, se puntano alla dittatura, sono quantomeno degli aspiranti autocrati un po’ stravaganti?
A me sembrano due simpatici personaggi che giocano a fare i visionari. Lanciano provocazioni intellettuali, come sempre nella storia del pensiero, con punti interessanti e parti problematiche. Le loro esternazioni alimentano il dibattito pubblico e sollecitano risposte. Questo è il gioco. E noi, da intellettuali di sinistra, dobbiamo rispondere con rigore, ma senza fare la caricatura dei nostri interlocutori. Se no, diventiamo perfino ridicoli e comunque non convinciamo nessuno al di fuori della stretta cerchia. Certo, non dobbiamo dimenticare che il pensiero alimenta l’azione e che anche le idee più astratte o lontane dalla realtà possono diventare progetto concreto di forze politiche. Quindi, è doverosa la presa di posizione, il contrasto, ma sempre ricordando che ci stiamo  confrontando con intellettuali, che, fra l’altro, hanno contribuito a scongiurare una compressione del parlamanto quella sì concreta e reale, avanzata nientemeno da quello che ancora oggi non pochi considerano il più grande o l’unico partito della sinistra: il PD. Suvvia! Un po’ di buon senso! Un po’ di misura! Senza questa sana ragionevolezza non si costruisce niente, tantomeno si resuscita la sinistra.

 

 

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