Canfora ci svela il moto storico e ci incoraggia a batterci

28 Ottobre 2018
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 Red

Luciano Canfora col suo nuovo “libretto” ci lancia un messaggio incoraggiante. Il moto storico insegna che dopo una fase discendente, ne verrà una ascendente, in saecula saeculorum. Non bisogna arrendersi.

Luciano Canora in questo nuovo libro avanza una riflessione, amara ma realistica, sulla crisi sociale e politica delle democrazie occidentali, sulle dinamiche e i rapporti di forza che orientano il “movimento sinuoso” della storia mondiale, sull’arretramento della sinistra nei paesi industrializzati e infine sul dovere di non affossare gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza sanciti dalla Rivoluzione Francese. Impietoso il ritratto che  Canfora fa della situazione politica attuale: dalle considerazioni sull’ideologia di Donald Trump, brutalmente razzista e egocentricamente conservatrice, a quelle sulla subalternità impotente dei paesi europei che vi si adeguano. La Francia di un Macron neoliberista e ondivago, l’Austria paranazista di Kurz, l’Inghilterra della Brexit e delle barriere a Calais, l’Ungheria e la Polonia oscurantiste e discriminatorie, fino alla nostra Italia, vassalla degli Usa e prona al nuovo strisciante fascismo. Analizzando il quale, si constata la straordinaria abilità della nuova destra nel coinvolgere le masse con la combinazione di sciovinismo e promesse di welfare, amor di patria e disprezzo dello straniero. A questa astuta strategia manipolatoria, la sinistra non ha saputo opporsi, avendo perso qualsiasi rapporto di fiducia e rappresentatività con il popolo, e avendo abdicato all’ideale di una maggiore giustizia sociale in nome di una fittizia fedeltà a un’Europa guidata da “burocrazie non elettive”, tese a difendere gli interessi economici delle nazioni più forti e del capitale finanziario internazionale. Luciano Canfora (dopo aver bollato come inconcludenti e velleitarie molte posizioni ecologiche, religiose, sociali nate nell’utlimo mezzo secolo) si dice convinto che l’umanità possa evolversi solo favorendo un’alfabetizzazione di massa, che renda consapevole ogni individuo, gradualmente e singolarmente, dei suoi diritti: al lavoro, alla salute, alla cultura, alla casa, a un equo trattamento economico, alla libertà.
Nel momento in cui forze politiche oscurantiste prendono il sopravvento in Italia e in larga parte d’Europa, giova interrogarsi sul ‘moto storico’. Il suo andamento può sprofondarci in deprimenti bassure o innalzarci verso affrettate illusioni. Tra il cupo fatalismo persuaso dell’eterno ritorno e il pervicace ottimismo degli assertori di inarrestabili ‘sorti progressive’, la lezione che ci viene dalla storia è che, dopo l’esaurirsi di una ‘rivoluzione’, maturano immancabilmente le condizioni per una nuova scossa: di quelle che a don Abbondio apparivano salutari colpi di scopa.
Morale della favola, la situazione attuale per quanto incerta e per molti versi deprimente, un giorno o l’altro sarà seguita da una ripresa di un moto ascendente per i lavoratori e per la democrazia.
In proposito è calzante la storiella di Mao su Yu Kung.  «Sul letto di morte Mao avrebbe detto una parola che riassume il suo pensiero: “Raccomandate ai giovani cinesi di ricordarsi di Yu Kung”. È il protagonista di una favola contadina. Narra di un vecchio contadino che voleva spianare una montagna a colpi di zappa, lui e i figli. A chi vedendolo all’opera gli disse che sciocchezze state facendo, il vecchio rispose: “Io morirò ma rimarranno i miei figli. Moriranno i miei figli, ma resteranno i miei nipoti e così le generazioni si susseguiranno all’infinito. Le montagne sono alte, ma non possono diventare ancora più alte. A ogni colpo di zappa esse diventeranno più basse”. La logica di Mao si attaglia a quella del contadino. Le iniquità sociali sono alte e potenti, ma non è detto che non possano essere abbattute. E in effetti lo sono state anche se altre ingiustizie nel corso dei secoli, ed anche in quelli nostri, ne hanno occupato il posto. Ma anche queste cadranno sotto i colpi di zappa di una rivoluzione che per essere vera ha da essere permanente.»
Insomma, le forze democratiche non devono stancarsi di battersi. Colpo su colpo, si riprenderanno e torneranno a vincere.

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