Che c’entra il processo? Ciò che interessa è l’impunità!

10 Febbraio 2020
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La riforma della riforma introduce una netta distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi e una sospensione fino all’appello per i secondi.

Cosa prevede il “Lodo Conte bis”, così chiamato in riferimento all’avvocato Federico Conte, deputato di LeU? Stabilisce una distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi. Più precisamente, per gli assolti in primo grado, la prescrizione continua a correre, nel caso in cui sia il pubblico ministero ad impugnare la sentenza; per i condannati si ferma dopo il primo grado di giudizio mentre il processo va avanti a seguito dell’impugnazione dell’imputato. Se il condannato subisce una nuova condanna, la prescrizione si blocca in maniera definitiva. Se viene assolto (ed è questa la grande novità), può recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. In altre parole, lo stop scatterebbe, in via definitiva, solo per la doppia condanna, in primo e in secondo grado di giudizio.
Come si vede, si va ad una complicazione della disciplina, abbastanza semplice, appena entrata in vigore. Per i ciritici, che vogliono drasticamente abrogare la riforma Bonafede, ci sarebbe la violazione dell’art. 3 della Costituzione per disparità di trattamento fra due casi uguali. In realtà però non sono identici perché nell’uno c’è l’assoluzione in primo grado, nel secondo la condanna. Se poi il condannato in primo grado viene assolto in appello si ristabilisce la parità con quanti sono stati assolti in primo grado col recupero, ai fini del computo della prescrizione, del tempo intercorso fra la sentenza di primo e secondo grado. Se si va in Cassazione su ricorso della Procura generale, la prescrizione corre e se matura in corso di causa la cassazione dovrà dichiararla.
La verità è che in questo caso come in altri, al di là delle sottili disquisizioni giuridiche, al fondo s’intravede la volontà di lasciare aperte vie di fuga ai colpevoli. Come nel reddito di cittadinanza, ciò che si combatte è l’idea che lo Stato debba intervenire a limitare il disagio dei ceti nullatenenti. E’ sempre un impercettibile, ma non invisibile, istinto di classe a guidare chi si oppone a queste riforme. Siamo in presenza di una rivincita generale dei conservatori di tutte le specie; l’irriverenza grillina, una benefica boccata d’aria in un ambiente mefitico, si è impigliata nella rete tesa da tutte le destre, da Renzi a Berlusconi, passando per Salvini e la Meloni, PD incluso. Del resto il M5S ci ha messo del suo, costringendo il Paese ad un referendum su una revisione più dannosa che utile, anziché mobilitarlo per l’attuazione della Costituzione. Povera Italia!

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