Le nuove province sarde, una allucinazione da caldo?

7 Agosto 2020
2 Commenti


Amsicora

Ohè, gente!, ve la state passando bene al mare o ai monti o nel “gorropu” vicono a casa come tanto tempo fa? Io sì, non mi posso lamentare, proprio non ho nulla da dire. Ad esempio, ora sono al mare e fra sederi oceanici, panze di tutte le fogge e latitudini, vecchie matrone con tanga (in sardo “spacca-troddio“) di ogni genere da fa rabbrividire il più intemerato amante dell’horror, mi leggo il più comico ed esilarante giornale del mondo, l’Unione sarda.

C’è un certo Tacitus che se la prende sempre con Conte, canzonato come capo della combriccola degli ignoranti, e non si capisce per quale statista ansima, posto che er  Conte proprio ignorante non è, essendo un apprezzato ordinario di diritto civile in una delle più rinomate facoltà italiane, giurispudenza di Firenze, dove hanno insegnto fior di maestri del diritto italiano, da Cammeo a Calamandrei. Poi c’è Pili che ci annuncia l’assedio dell’Algeria e di altre “potenze” africane contro l’Italia, a partire dai mari di Sardegna. Lo sbarco è imminente. Preparate le difese!

Ma ora, mentre mi passa davanti una donna con le cosce da rinoceronte, sono attratto dalla riforma delle province sarde. Titolo intrigante “Due super Province per arginare lo strapotere di Cagliari e Sassari“. Minchia! Stavolta non si scherza - mi dico fra me e me - e cerco avidamente di capire. E cosa scopro? Mettiamo che uno della provincia unica dell’Est in servizio a S. Anna Arresi o a Nuxis debba approvvigionarsi di una sostanza per la lotta antiinsetti, con molta probabilità dovrà andare a prenderla a Bosa, inserita nella stessa provincia. Vi vien da ridere? Ma non più di tanto se pensate che oggi un provinciale di Seui per compiere la stessa operazione deve recarsi al deposito di S. Giovanni Suergiu nel Golfo di Palmas, nei mari di S. Antioco. E se uno di Olbia deve prendere un certo materiale per la lotta alle cavallette magari deve recarsi a Tertennia nella stessa provincia unica dell’Ovest. Insomma, Sassari e Cagliari sono avvisati: niente strapoteri, nessuna pretesa egemonica, ma i cittadini di Carbonia e Carloforte sappiano che, per riequilibrare, sono finiti a far parte della stessa provincia con Oristano, e Tempio dovrà amministrarsi insieme a Jerzu, Olbia e Nuoro!
E quali saranno i capoluoghi: Carbonia dovrà contendere l’ambito riconoscimento a Oristano, Olbia non più a Sassari, ma a Nuoro. Chi se la passa da pascià sono Cagliari e Sassari, assurte al rango di metropoli, e i comuni annessi, che so io? Capoterra o Tissi, parte nientemento di una provincia metropolitana, mancu vessinti New York, Londra o Milano! Ma chi è il padre di cotanto progetto istituzionale? Tal Roberto Deriu del PD Nuorese, ma l’idea intriga altri importanti leaders del Congresso sardo, dal numero uno della Prima Commissione Pierluigi Saiu e financo, nientemeno, Antonello Peru. Non si scherza! Il progetto è sulla linea di partenza! Pare però che tutto sia sperimentale e su base volontaria! Come dire è un gioco e niente più.
Mentre mi fa ombra un donnone che passa con un costume che evidenzia due natiche elefantiache, non so far altro che buttarmi in acqua. Che la lettura de L’Unione mi provochi allucinazioni da caldo?

2 commenti

  • 1 Aladinpensiero online
    7 Agosto 2020 - 08:52

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=111004

  • 2 Tonino Dessì
    7 Agosto 2020 - 10:59

    Una demagogica trovata da furbastri (oggi sul mio profilo FB: https://www.facebook.com/antonio.dessi.908).

    Benchè passi per la nuova genialata di uno dei principali responsabili PD della demenziale “riforma” degli enti locali sardi varata nella scorsa legislatura dal centrosinistra (l’altro era un relativamente giovane esponente della “sinistra progressista del SO” durante il referendum costituzionale del 2016 e, mi pare, lo sia tuttora, della stessa area, in vista del referendum sul taglio della rappresentanza parlamentare), l’idea di inserire nel disegno proposto dal centrodestra legosardista in discussione in Consiglio regionale una norma che preveda forme di coordinamento fra le nuove istituende Province, è un’ipotesi “di scuola”, che di per se non scandalizza.
    Non darà vita a nessuna superprovincia, al massimo riaccorperebbe funzionalmente le quattro circoscrizioni provinciali storiche (tre di originaria previsione statutaria, una istituita successivamente con legge dello Stato), che si aggiungerebbero alle due previste aree metropolitane di Cagliari e di Sassari: ma soprattutto non se ne farà nulla, anche se la norma passasse.
    Desta però l’impressione di una stucchevole demagogia, leggere che nell’intento del proponente la norma sulle cosiddette “Unioni di Province” servirebbe a “controbilanciare lo strapotere di Cagliari e di Sassari”.
    È un’altra evidente sciocchezza, ma rivela tutto il retroterra campanilistico su cui tuttora negli ambienti politici di entrambi gli schieramenti si giocano queste partite istituzionali locali.
    Sarà un campanilismo durevolmente foriero di guai.
    Se non si chiarisce (e non è affatto chiaro, anzi sembra prevalere ancora una volta la concezione inversa) che gli enti intermedi non sono enti gerarchicamente sopraordinati ai comuni, ma enti verso i quali attuare un massiccio trasferimento di funzioni oggi detenute (contro la previsione dello Statuto speciale) dalla Regione e dalle sue agenzie, per programmare e gestire quei servizi di area vasta subregionale che nè la Regione per sua natura nè i comuni per dimensione possono assicurare con efficienza, le nuove Province resteranno da un lato dei nani politico-burocratici, dall’altro una fonte permanente di equivoci nell’opinione pubblica e di futili, ma estenuanti conflitti interistituzionali.
    Si sta consumando l’ennesima occasione mancata per una riforma istituzionale di respiro in Sardegna.
    Che penosa povertà, purtroppo, si perpetua in questo ceto politico di asfittici furbastri.

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