L’Unità da Gramsci a Soru

11 Maggio 2008
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Andrea Pubusa

Si può salvare un sogno con la ricchezza?

Ai tanti disagi che mi tormentano, dall’essere un cittadino senza rappresentanza, senza partito e senza chiesa, si aggiunge ora quello che nasce dalla notizia che Soru acquista l’Unità, il giornale fondato da Gramsci. Certo, non solo gli ultras di Soru, osservano che il seddorese è mosso più da ragioni sentimentali che da un progetto industriale o un disegno politico. Sarebbe più l’intima solidarietà con un grande sardo, nato non lontano da Sanluri a dettare l’intervento. Un costo di otto milioni di euro per salvare da sardo la testata di un grande sardo. Senza contropartita. La riprova? L’Unità, già abbandonata dai Veltroni e dai D’Alema, nella loro sfrenata corsa agli addii al comunismo, al socialismo e perfino alla sinistra, vende poco e ha poca pubblicità. L’ingresso nella compagine azionaria è, dunque, un sacrificio, un atto di generosità e niente più verso un giornale che ha fatto la storia d’Italia ed è stato nel cuore di grandi masse. Per di più Soru non diverrebbe editore diretto. Il suo intervento sarebbe accompagnato dalla formazione di un Comitato etico a garanzia dell’autonomia e dell’identità politica della testata.
Tutto vero. Eppure uno strumento di informazione e formazione fondato da un rivoluzionario e salvato da un imprenditore appare una contraddizione insanabile. E poi mister Tiscali tutto sembra fuorché un generoso idealista che da sardo salva quell’intima sardità di una testata creata dall’intellettuale sardo e italiano più studiato al mondo. Ed allora ? Allora è certo che il Presidente vuole succedere a se stesso alla guida della Regione. Non è un’illazione. Lo ha detto lui stesso. Ha molte resistenze locali e qualche ombra è caduta su di lui anche in ambito nazionale quando ha tentato d’impadronirsi del PD sardo contro la volontà dei dirigenti dei DS e della Margherita. E certo queste ruggini verrebbero fugate dal salvataggio de L’Unità. Non solo Soru, posto che ha deciso cosa fare da grande, vuol farlo alla grande, da protagonista nazionale. Divenire l’azionista di riferimento de L’Unità lo colloca immediatamente fra i maggiorenti del PD in questo momento travagliato di sconfitta e d’incertezza. Al di là delle apparenti certezze, il PD è un cantiere ancora in allestimento, attraversato da molte nebbie, e certo chi mette in campo non solo parole, ma anche mezzi non può avere che un ruolo primario. Del resto Berlusconi non stà lì a provare che la ricchezza e la proprietà dei media, oggi può consentire di conquistare il consenso ed anche i governi. E lui, Soru, a cosa deve la Presidenza della Regione sarda se non alla sua ricchezza? Insomma, il freddo calcolo dell’imprenditore applicato al suo agire politico spiega l’intervento forse più che l’idea di un intervento sentimentale. Inoltre, Soru sembra orientato ad acquistare anche Sardegna1, una emittente certamente in declino, ma passibile di rilancio. Anche qui è il sentimento a guidare mister Tiscali? Può darsi. E’ anche vero che L’Unità, per vivere, ha bisogno di capitali freschi.Ma il mio disagio non si attenua. Forse sarò io un sentimentale e forse un nostalgico di un mondo ormai inesistente. Ma l’idea che anche nell’area democratica pesi più che la passione la disponibilità di mezzi, più che l’impegno generoso di grandi masse il soldo degli imprenditori, mi rattrista. Accresce quel senso di estraniazione dalla polis che da tempo mi assale. Forse è meglio che l’Unità cessi. Acquistarlo tutti i giorni e mostrarlo con orgoglio quando sarà di Soru mi sembra un non senso. In fondo il disegno rivoluzionario di Gramsci è già morto o attende nuovi propugnatori. Non si può salvare un sogno con il gelido calcolo imprenditoriale né si può comprarlo con la ricchezza.

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