Mobilitazione per la Costituzione, il lavoro, l’uguaglianza, contro la guerra

21 Settembre 2023
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 Gianna Lai - ANPI

 

 

 

Autonomia differenziata, presidenzialismo e premierato, le basi poste negli anni dai governi di destra e di centro sinistra, la Costituzione sempre sotto attacco, il parlamento ai margini, a rischio la stessa divisione dei poteri, e oggi il governo della Meloni la più liberista, la più filo atlantica, a ispirare in Europa politiche di destra. E viene da lontano il processo di radicamento delle diseguaglianze in Italia, col venir meno del controllo sociale, negli anni Ottanta e Novanta con l’indebolimento della rappresentanza di sinistra in parlamento, allora vera sponda politica per i movimenti popolari e sindacali, fino alle recenti leggi elettorali condivise da maggioranze e opposizioni insieme, negli anni scorsi.

Rovesciare questa deriva, la volontà delle associazioni democratiche e antifasciste in difesa della Carta e contro la guerra, per l’ambiente, per il welfare: denunciare la politica dei bonus, concessioni del sovrano di turno, mentre il meglio delle risorse è destinate al riarmo e combattere l’autonomia differenziata, vera disparità economica tra le regioni, fino alla rinuncia da parte dello Stato di una fetta importante del gettito fiscale in aree molto estese. Le basi poste in leggi condivise da governi centro destra e governi di centro sinistra.
Segnamo allora la nostra continuità di impegno, richiamandoci ai movimenti popolari che a fianco alle sinistre e al sindacato han determinato in Italia la cultura e la politica dell’uguaglianza, padri e madri costituenti negli anni 1946-’47, della stesura della Carta. E ridiamo valore ai movimenti popolari che hanno sostenuto le maggioranze parlamentari impegnate nella sua attuazione durante gli anni Sessanta – Settanta: tempi di aggregazione sociale che ha prodotto benessere e rispetto della persona. Statuto dei lavoratori, Sistema sanitario, diritto famiglia, grande dibattito sull’istruzione per l’obbligo a 16 - 18 anni e nazionalizzazioni e scala mobile, il welfare insomma: tutto questo per intendere come ancor oggi la Costituzione debba e possa applicarsi.
Attualizzare nelle lotte di oggi quelle esperienze, fino alla stessa unità costruita in occasione dei referendum in difesa della Carta contro governi ora di centro destra ora di centro sinistra, fermati dalla sovranità del popolo codificata nella Costituzione, fino alla ripresa oggi dei movimenti contro la guerra e il riarmo. Sta cambiando infatti il mondo: nelle iniziative del papa e del cardinale Zuppi, l’azione popolare di pace delle migliaia e migliaia di giovani a Lisbona, e poi la diplomazia vaticana in Arabia saudita, 40 i paesi presenti, tra cui la Cina. E poi i Brics, contro l’atlantismo dal controllo guerriero, sfida del multipolarismo richiamata da Lula al recente vertice in Sudafrica.
Così in Italia, la mobilitazione pacifista di questi anni e la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata, centomila firme in risposta a chi dice che è così difficile promuovere la partecipazione; e poi la protesta dei senza Rdc nel Meridione, che si organizza in Comitati.
Al centro dell’impegno di queste settimane, il sostegno di massa alla manifestazione Cgil del 7 ottobre per la Costituzione, per il lavoro, contro le morti sul lavoro, la nostra guerra, insieme ai 79 femminicidi di quest’anno, affinché la Repubblica se ne faccia finalmente carico.
Questo vogliono mettere in campo i cittadini e gli elettori democratici nel confronto coi partiti, ora che ci avviamo alle elezioni, in Europa e in talune delle nostre regioni, come la Sardegna. Al centro l’etica nell’azione politica, e se i cittadini chiedono che si tenga conto delle loro domande e proposte, l’analisi deve individuare responsabilità del passato e del presente, nei governi di centro destra e di centro sinistra, e modi di affrontare concretamente le questioni. Prima di tutto il coinvolgimento popolare, nodo centrale della questione fino a quando i partiti continueranno a considerare le elezioni un affare che riguarda esclusivamente i loro gruppi dirigenti, il corpo elettorale a recepirne gli esiti passivamente.
Dare rappresentanza ai movimenti di lotta a difesa stato sociale, come ci si attrezza e come si intende combattere in Parlamento e nel Paese per prepararsi al dibattito sulla proposta legge di iniziativa popolare contro la devolution. Come costruire fin da subito l’intervento diplomatico in Europa contro l’invio delle armi, di fronte ai 500mila morti e al moltiplicarsi delle compagnie mercenarie e contro la trionfale retorica della Meloni, se lo stesso Tajani dice “non possiamo sempre correre dietro agli Usa, l’Europa deve contare di più sul piano della difesa”. La via diplomatica per ricordare il suo sorgere a garanzia della pace tra i popoli e il disastro delle guerre conclusesi senza diplomazia.
Lo stop all’invio di armi e la via diplomatica subito rivendichi l’opposizione, compresa quella parte di essa che vota in parlamento insieme alla Meloni e alla sua maggioranza sull’invio di armi in Ucraina. Perché vogliamo riconosciuta la rappresentanza sociale a movimenti e associazionismo antifascista e pacifista, veri nuovi soggetti, veri interlocutori della politica. Parlare in campagna elettorale di industria bellica e basi militari in Sardegna e dei minacciosi eserciti di guerra sulle coste e nei territori, dove la fisionomia dei luoghi viene deturpata dalla politica degli indennizzi, che cancella attività e mestieri secolari in agricoltura, nell’allevamento e nella pesca. E andare finalmente verso la giusta direzione, verso la realizzazione di opere di bonifica e tutela ambientale che garantiscano i posti di lavoro esistenti, promuovendo nuova occupazione e crescita civile tra le popolazioni.

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