Andrea Pubusa
Sto guardando la Tv e piazza S. Pietro. Vedo tanta gioia, suonano le campane a distesa. Mi viene subito in mente il povero Francesco. Il lutto è durato poco. Ora il dolore è cancellato prevale la gioia. È un male o un bene? Non trovo immediata risposta, ma superare il dolore con la gioia è forse un bene. L’importante in questo caso è che Francesco non venga dimenticato, sopratutto nel suo grido continuo contro la guerra per la pace.
Arriva allegra la banda musicale, seguita dai corazzieri, e mi vengono alla mente vari pensieri. Uno in particolare, cosa c’entra il povero Cristo con questo sfarzo, con questo sfoggio di ricchezza. Lui che viveva in mezzo ai diseredati, a uomini e donne di condizione umile. Gesù era un ribelle che viveva fra la gente, precariamente, più come gli scartati che dormono nei portici di S. Pietro che con i cardinali che dormono dentro. Ma succederà che torni fra il popolo? È difficile, è come pensare che nel mondo arrivi l’uguaglianza. Speriamo.
Grande è l’attesa. Si aspetta l’annuncio con trepidità ed emozione visibile della folla, questo non cancella ma lenisce il dolore delle immagini di Gaza, ucraina e degli altri luoghi di guerra.
Ecco poi finalmente il nome, Prevost, Leone XIV. Ne so poco o niente, 69 anni. Speriamo bene. Parla di pace, contro la guerra. Bene, un buon inizio.
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