Bomba o non bomba, troppi rischi con il nucleare. Il governo punta sul cavallo sbagliato

2 Luglio 2025
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  Alfiero Grandi

 

 

C’era una volta la (falsa) provetta mostrata da Powell (USA) all’ONU che doveva provare al mondo l’esistenza dei mezzi di sterminio di massa di Saddam Hussein e quindi giustificare l’attacco militare degli Usa, con il supporto degli alleati “volenterosi” all’Iraq nel 2003. Netanyahu ha ripetuto una sceneggiata simile per giustificare con il pericolo della bomba nucleare l’attacco (preventivo) all’Iran.

L’obiettivo di Netanyahu era impedire un accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Iran. Netanyahu voleva trascinare Trump al suo fianco nella guerra contro l’Iran e c’è riuscito. Dopo avere fornito a Israele le bombe per bombardare Gaza, Trump ha deciso il bombardamento americano dei siti nucleari iraniani per giustificare la richiesta di tregua. Va detto che a Trump sarebbe bastato smettere di fornire le bombe a Israele.

Purtroppo Israele sta continuando a straziare Gaza, con il tragico rosario di decine e decine di morti al giorno durante la consegna degli aiuti alimentari alla popolazione civile affamata, aiuti largamente insufficienti. La condanna della orribile strage compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023 non può essere dimenticata ma non può giustificare la reazione di Israele che si è manifestata con vittime, distruzioni e un’escalation militarista che ignora umanità, diplomazia e ragionevolezza. Il rapporto tra le vittime del 7 ottobre e quelle di Gaza è oltre 1 a 40. Purtroppo finora l’Europa non ha svolto alcun ruolo per fermare il massacro né per la guerra portata da Israele in Iran. L’afasia è la costante dell’Europa, che non prende iniziative, non ha il coraggio di smarcarsi dal grande protettore americano.

Bomba o non bomba

Il bombardamento in Iran delle strutture nucleari non ha ricevuto l’attenzione necessaria. Non si tratta solo della bomba atomica e dei relativi pericoli. L’Iran aveva accettato il trattato di non proliferazione nucleare, rinunciando (almeno in teoria) alla bomba atomica e comunque erano in corso trattative tra Usa e Iran.
Se i bombardamenti prima israeliani e poi americani avessero colpito l’uranio arricchito (pare al 60 %) ci sarebbero state conseguenze radioattive pericolose. Se l’Aiea afferma che non ci sono rilasci radioattivi è immaginabile che sappia che nei siti bombardati non c’era il materiale che poteva diffondere radiazioni.

Da quando c’è la guerra in Ucraina il mondo è rimasto più volte con il fiato sospeso per i colpi sulla centrale nucleare di Zaporigia, la più grande d’Europa, ed è ricapitato proprio in questi giorni. Per fortuna non ci sono state conseguenze. La guerra ha portato al parziale spegnimento dei reattori della centrale perché è indispensabile che la fornitura di energia elettrica sia garantita alla centrale in caso di black out.

Zaporigia non è una bomba ma è un impianto nucleare civile per la produzione di energia elettrica. Questo dovrebbe ricordarci che il nucleare è non solo un pericolo in sé (vedi esplosione e fuoruscita di radiazioni a Chernobyl) in quanto è una produzione basata sulla fissione, ma che può diventare ancora più pericoloso se attorno è in corso una guerra, perché i colpi sparati potrebbero provocare un disastro come quello del 1986.

In Iran la situazione è paragonabile. Se gli impianti iraniani non sono in grado di arrivare alla bomba atomica, almeno per ora, resta pur sempre il materiale fissile, in particolare per usi civili. Causare esplosioni in questi impianti può provocare un incidente nucleare grave, con danni alla salute delle popolazioni e all’ambiente in aree molto vaste.

Per questo la domanda è perché mai l’Italia dovrebbe tornare al nucleare ora che il mondo è meno sicuro e che ci sono rischi di guerra ? Sarebbe un rischio evidente disseminare nel territorio nazionale delle centrali nucleari civili che potrebbero diventare bersagli di attacchi militari, o del terrorismo.

Per di più nel 1987 e nel 2011 due referendum popolari hanno detto no al nucleare in Italia.

Governo nucleare

Giorgia Meloni ha già preso l’impegno in sedi internazionali (ad es. di fronte a Trump) che l’Italia tornerà al nucleare. Dal canto suo il ministro Pichetto Fratin ha formalizzato l’entrata dell’Italia nell’alleanza nucleare europea. Entrambi hanno annunciato scelte che l’Italia non ha mai deciso con legge, perché occorre anzitutto una nuova legge per procedere, inoltre occorre il rispetto dei vincoli di costituzionalità posti dai 2 referendum abrogativi e ricordati da una sentenza della Corte costituzionale (199/2012). Va ricordato inoltre che potrebbe esserci anche un ulteriore referendum abrogativo.

 

Questo chiacchierare sul “nuovo” nucleare – che nessuno finora sa dire cosa sia e di cui non esistono prototipi funzionanti per valutarne la sicurezza e la convenienza – sta assorbendo tutte le energie del governo. Governo che non è capace neppure di realizzare i depositi delle scorie radioattive già prodotte in Italia (95.000 mc.) e di quelle riprocessate che stanno per tornare da Francia e Gran Bretagna entro l’anno. Se il governo non riesce a costruire neppure i depositi per le scorie nucleari, divise per tasso di radioattività come afferma la legge esistente e rinvia i tempi fissando la realizzazione al 2039, come si può pensare di insediare nuove centrali in Italia?

Per rendere  il Paese più autonomo sul piano energetico anziché chiacchierare di nucleare si dovrebbe investire in modo programmato ed efficiente nelle fonti rinnovabili, unica vera garanzia di autonomia nazionale, per di più per larga ammissione più convenienti del gas e di altre fonti fossili. Non a caso il Presidente di Confindustria ha chiesto di disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica dal gas e questo non fa che confermare la convenienza delle rinnovabili.

Purtroppo il governo ha sbagliato anche il decreto per localizzare gli impianti delle rinnovabili, evidentemente non ha dedicato a questa scelta la stessa attenzione che ha avuto per il nucleare da fissione, che ha costi molto alti e comunque non potrebbe entrare in funzione in tempo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Il governo ha dato un’impostazione ideologica sbagliata sul futuro energetico dell’Italia facendo perdere tempo prezioso al nostro paese e da ultimo esponendoci ai contraccolpi speculativi dei prezzi delle fonti fossili in conseguenza della guerra portata in Iran.

A questo si aggiunge il concreto pericolo che in questo clima di guerra ai rischi del nucleare civile si aggiungano quelli di una situazione sempre più tesa nelle relazioni internazionali con decisioni di riarmo che aumentano ulteriormente i rischi. Il nucleare è una scelta che per tempi e convenienza non porterebbe benefici all’Italia.
Quindi: nucleare no grazie, sia militare che civile.

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